Ecco una delle verità di questa crisi, i lavoratori diventano molto più ricattabili.
Essere licenziati significa il baratro dell'indigenza stante la quasi certezza di non riuscire più a rientrare se non a prezzo di pesanti ridimensionamenti (se va bene, perchè i casi di assoluta disoccupazione permanente sono moltissimi).
Se poi i lavoratori hanno più di 45 anni o, peggio, più di 50 la situazione è veramente disperata (a parte qualche privilegiato manager di alto livello).
Occorre riconoscere che la finanziaria 2010 ha avuto un occhio di riguardo per queste categorie penalizzate (vedi nota 1), peccato che le modalità attuative delle agevolazioni dovranno essere emanate con apposito decreto interministeriale e il provvedimento legislativo non fissa il termine entro il quale il citato decreto debba essere emanato (ad esempio anche per i contratti di solidarietà all'80% della retribuzione stiamo ancora aspettando dopo 2 anni dalla legge).
Per i lavoratori più giovani la situazione è appena un po' meno disperata ma appena appena: se sono disoccupati possono aspirare al massimo ad un lavoro temporaneo. Se sono già impiegati non temporaneamente (non è la maggioranza) perdere il lavoro significa come minimo rientrare nel precariato. Oltre al fatto che il lavoro precario è privo di tutele (ammortizzatori sociali).
Pretendere che i giovani mettano su casa e famiglia in una situazione simile è impensabile.
Se con stipendi che nel corso degli anni hanno progressivamente perso potere d’acquisto e sono stati erosi dall’aumento di prezzi e tariffe era difficoltoso vivere dignitosamente, con entrate decurtate da lunghi periodi di cassa integrazione o, peggio, senza salario è praticamente impossibile condurre un’esistenza civile. Un lavoratore metalmeccanico guadagna in media 1290 euro al mese, salario che si riduce a 800 euro dal momento in cui subentra la cassa integrazione. A ciò si aggiungano i giovani con contratti di lavoro a “scadenza” che vengono espulsi dalle aziende senza nessun reddito da ammortizzatori.
E’ chiaro che una situazione come questa rischia di avere drammatiche ripercussioni sociali.
La Grecia insegna cosa può succedere... ed è ancora nulla.
Quando finiranno i periodi in cui gli ammortizzatori sociali hanno effetto, e i lavoratori entreranno in mobilità (ovvero licenziati e senza prospettive) o saranno senza lavoro e basta, cosa succederà?
Lo Stato potrebbe e dovrebbe intervenire sia per fronteggiare questa fase che per porre le basi della ripresa: bloccando i licenziamenti; estendendo gli ammortizzatori sociali a tutte le aziende (indipendentemente dal settore e dalle dimensioni) e a tutti i lavoratori (indipendentemente dal tipo di rapporto di lavoro); superando il massimale oggi previsto per l’indennità di cassa integrazione (1100 euro lordi!); prolungando l’indennità di disoccupazione e aumentandola; riducendo le tasse per le retribuzioni medio basse (a partire dalla restituzione del drenaggio fiscale); con finanziamenti pubblici verso le imprese di ogni settore vincolati alla difesa dell’occupazione, alla permanenza sul territorio italiano, alla ricerca e all’innovazione di processi e prodotti ambientalmente compatibili.
Purtroppo non si vede nulla di tutto questo. Tutto è lasciato al caso e al mercato...
Fino a quando questa situazione andrà bene ai cittadini?
A quando una presa di coscienza che superi questa inanità imperante?
Chi perde reddito non consuma, e se non si consuma non saranno solo i lavoratori dipendenti o i tanti artigiani nelle spire della crisi, a subirne le conseguenze.
Non si capisce perchè ci sia tutto questo silenzio e questa pedissequa rassegnazione intorno a noi.
(1) La finanziaria 2010 introduce in via sperimentale per l’anno 2010 e comunque non oltre il 31 dicembre 2010, nuove agevolazioni finalizzate a rioccupare lavoratori disoccupati che abbiano almeno 50 anni di età: è riconosciuta l’agevolazione contributiva degli apprendisti per i contratti a termine non superiori a 12 mesi più, se il contratto viene trasformato a tempo indeterminato, altri 12 mesi di contribuzione apprendisti e, se il rapporto è a tempo pieno, per ogni mensilità di retribuzione corrisposta al lavoratore, un contributo mensile pari al 50% dell’indennità di disoccupazione che sarebbe stata corrisposta al lavoratore; contribuzione apprendisti per 18 mesi, se l’assunzione avviene a tempo indeterminato, più il 50% dell’indennità di disoccupazione non percepita dal lavoratore secondo le regole di cui sopra.
Potenza della nostra soporifera e supina televisione?
(1) La finanziaria 2010 introduce in via sperimentale per l’anno 2010 e comunque non oltre il 31 dicembre 2010, nuove agevolazioni finalizzate a rioccupare lavoratori disoccupati che abbiano almeno 50 anni di età: è riconosciuta l’agevolazione contributiva degli apprendisti per i contratti a termine non superiori a 12 mesi più, se il contratto viene trasformato a tempo indeterminato, altri 12 mesi di contribuzione apprendisti e, se il rapporto è a tempo pieno, per ogni mensilità di retribuzione corrisposta al lavoratore, un contributo mensile pari al 50% dell’indennità di disoccupazione che sarebbe stata corrisposta al lavoratore; contribuzione apprendisti per 18 mesi, se l’assunzione avviene a tempo indeterminato, più il 50% dell’indennità di disoccupazione non percepita dal lavoratore secondo le regole di cui sopra.
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