IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.

venerdì 18 gennaio 2013

CRISI ECONOMICA E SPIRITUALITA’


I saggi dello Spirito venuti di tempo in tempo hanno sempre invitato i contemporanei, oltre che a vivere saggiamente, ad inquadrare gli avvenimenti del mondo in una visione più ampia e non solo materiale. Oggi questo compito si rivela più che mai importante nei confronti dell’economia, che da semplice materia scientifica è stata trasformata nel motore del mondo. Addirittura, all’inverso di come dovrebbe essere in un mondo vivibile, ci propongono un mondo in cui anche l’ecologia sarebbe inglobata nell’economia, e l’ossimoro “sviluppo sostenibile” ne è il palese quanto ipocrita emblema, come se le regole che governano i movimenti dei capitali fossero il “generale” e le leggi che governano la vita della terra il “particolare”! Stabilire invece una giusta gerarchia di valori è uno dei compiti dell’uomo alla ricerca dello Spirito, che non si isola negli eremi, ma che cerca di vivere al meglio nella società dei suoi simili.

Il denaro è l’effetto più evidente del predominio dell’astratto sul concreto, del virtuale sul reale. Uno strumento che, nel tempo, da servo utile a favorire gli scambi, si è tramutato in un tiranno che fagocita il mondo. I modelli astratti di economia, inventati dall’uomo, finiscono per essere imposti come più reali della realtà. Ma una società in cui i modelli astratti e razionali governano la vita umana, non può che essere una società estraniante e spietata, non a misura d’uomo e del suo habitat. L’economia è una creazione dell’uomo, non di Dio e, diversamente da cosa vorrebbero farci credere, non c’è nulla di inevitabile in essa. Non c’è dubbio dunque che un’economia regolamentata a misura d’uomo produrrebbe una società più vivibile.
L’obiettivo di uno Stato dovrebbe essere il pareggio di bilancio o il benessere dei suoi cittadini? Forse non molti sanno che qualsiasi stato sovrano (come fanno gli Stati Uniti, il Giappone e la stessa Inghilterra) può creare il denaro che gli occorre, sostanzialmente dal nulla, essendo questa solo un’operazione virtuale su terminali di computer, per cui la domanda è tutt’altro che retorica.
L’attuale situazione senza regole del sistema economico ha conseguenze disastrose per l’umanità:
-  implica la necessità di uno sviluppo illimitato in un mondo di risorse limitate e porta dunque allo sfruttamento degli stati più ricchi di risorse a prescindere dalla povertà dei popoli che li abitano e conduce al disastro sociale ed ecologico;
-  incoraggia l’accumulo di capitali nelle mani di chi ne ha già molti, per la serie “piove sempre sul bagnato”, con la conseguente esaltazione dell’ingiustizia sociale e della scarsa democrazia (la sovranità –secondo il disegno neoliberista- deve passare dal popolo agli organismi di potere sovranazionali controllati dal potere economico);
-  genera un sistema dalla base d’argilla, soggetto ad alti e bassi speculativi e arbitrari, di cui le crisi ricorrenti sono l’inevitabile conseguenza.
Il movimento del denaro, oggi, su scala mondiale (esclusi i cosiddetti "derivati", titoli speciali che moltiplicano i valori tramite leve finanziarie) è quantificabile in 4mila miliardi di dollari al giorno. Solo il 2% di questi scambi corrisponde al commercio di beni e servizi. Questo significa che il 98% è di natura speculativa. Il volume degli scambi di derivati invece ammonta a 707.ooo miliardi di dollari ovvero più di 10 volte il PIL mondiale (63.000 miliardi di dollari). Non occorre essere esperti economisti per capire che questo volume enorme nelle mani di pochi decisori senza scrupoli può innescare crisi cui nessuno stato può opporsi. Crisi che, pur non avendo nulla a che fare con “l'economia reale", vengono spacciate come inevitabili, come se dietro alla parola “mercati” non ci fossero esseri umani e volontà di potere.
La concentrazione dei capitali nelle mani di pochi implica la possibilità di influenzare pesantemente i governi e i procedimenti democratici, tramite la corruzione, il controllo dei media e il cosiddetto “lobbismo”. La spirale è involutiva e impedisce l’innescarsi di processi virtuosi come la cosiddetta “decrescita sostenibile”. Le società occidentali, che attingono in costante aumento al patrimonio comune delle risorse naturali del pianeta senza tenere conto del tempo necessario perché esse si rinnovino, sono colpevoli. Gli economisti ultra-liberali che dettano legge vivono in un mondo irreale in cui la natura è considerata inesauribile. Questo errore, grossolano quanto consapevole, dà come risultato un sistema economico abbandonato a se stesso, senza controllo politico, dove si crea e si difende il mito dello sviluppo infinito. Ed ecco che allora il termine “decrescita” viene associato dai media asserviti a temi come la sofferenza e la perdita, mentre in realtà significa evoluzione, qualità invece di quantità, trasformazione della coscienza invece di possesso materiale, essere invece di avere.
Misure concrete per contenere le conseguenze del sistema attuale, disastrose per la natura e per la società, potrebbero essere ad esempio: tassare le transazioni finanziarie, anche se questo può essere fatto solo su scala globale, altrimenti il risultato sarebbe solo quello di fare migrare i capitali speculativi sui paesi che non le tassano, o imbrigliare la speculazione inserendo regole molto più rigide delle attuali superliberiste, regole in grado di penalizzare chi sfrutta persone e risorse, e di premiare chi opera nel rispetto del pianeta e dei diritti umani. Purtroppo siamo ancora molto lontani e all’impotenza o inesistenza di organismi sovranazionali di rispetto etico si contrappongono potentissimi organi, espressione del potere finanziario, sia semi-segreti (Gruppo Bilderberg, Commissione Trilaterale, Gruppo dei Trenta), sia palesi come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e la BCE, tutte di proprietà delle banche private.
La crisi economica ha molti effetti negativi sull’umanità: milioni di disoccupati, freddo, fame e sofferenze morali, sensazione di impotenza e frustrazione, limitazione delle possibilità di studio e delle iniziative scientifiche, artistiche ed educative. E, non ultimo, ha l’effetto di non concedere all’uomo, attanagliato dai problemi esistenziali, tempo e risorse per darsi una risposta alle domande cruciali per l’uomo stesso: “chi sono?”, “dove vado?”, “perché sono qui?”, quelle cioè che portano alla scoperta della vera Spiritualità. La crisi dunque, in quanto ostacolo all’elevazione dell’uomo, è da considerarsi contraria al bene dell’umanità. Ma dopo averlo constatato si deve riconoscere che questa non è ancora tutta la verità.
Volendo vedere gli aspetti positivi, qualche segnale di un risveglio delle coscienze dal sonno del dominio economico è visibile. Dalla creazione di valute alternative per favorire i commerci locali a misure volte a scoraggiare l'importazione di beni prodotti agli antipodi con disastroso impatto ambientale, dal proliferare delle banche etiche all’autarchia produttiva, fino al fiorire di associazioni (soprattutto alimentari) che connettono direttamente il consumo ad una produzione effettuata con metodi biologici e tradizionali. Inoltre è facilmente riscontrabile la sempre maggiore attenzione della gente alle tematiche alternative, di medicina, di alimentazione, di politica fino al giungere ad un approccio più laico alla religione, che il primo passo verso la spiritualità che tutto unisce e che trova le assonanze invece di concentrarsi sulle diversità (come fanno le religioni istituzionali).
Durante i periodi di crisi si acuiscono le possibilità, per l’uomo, di trarre utili insegnamenti e lezioni spirituali. Spesso la vita troppo facile ed agiata non permette di vedere, di rendersi consapevoli delle difficoltà dell’umanità. Come non pensare al principe Gauthama prima che diventasse il grande Buddha? Come non intravedere che la prosperità economica e il benessere materiale hanno molti lati negativi? Chi crede che il benessere materiale e la diffusione di un certo grado di istruzione generale valgano da soli ad appagare veramente l’uomo, a renderlo migliore e più felice, commette un grossolano errore. Questo errore è stato indicato e combattuto dai saggi di ogni tempo, ma esso permane ostinatamente, anzi si è nei nostri tempi maggiormente radicato e diffuso, tanto che costituisce la convinzione della massa delle persone. Il benessere economico induce assai facilmente all’edonismo, cioè all’eccessivo apprezzamento dei piaceri e dei beni materiali e, anziché dare appagamento e serenità, acuisce i desideri, le avidità e le ambizioni.
I lauti guadagni - soprattutto se sono rapidi e ottenuti più per il favore delle circostanze che per merito o fatica personale - danno luogo a vanità, ostentazione e sperpero. Spesso proprio le classi di popolazione più vicine all’evoluzione spirituale ne vengono danneggiate. Per contro le ristrettezze economiche e la rinuncia agli aspetti materiali, se vissute senza cadere nella sindrome da privazione, possono arrecare importanti benefici all’uomo: a volte si può constatare come il bisogno economico valga a scuotere gli uomini dalla pigrizia, dall’adagiarsi sullo “status quo”, e li stimoli ad esercitare tutte le loro facoltà inventive, la loro ingegnosità e le loro abilità in ogni campo.
Ma la ristrettezza materiale, ben espressa dal concetto di “decrescita sostenibile”, può dare altre lezioni di spessore umano e spirituale: essa obbliga a semplificare la vita, ad eliminare tante necessità immaginarie. Tante sovrastrutture, di cui si riteneva di non poter fare a meno, si ridimensionano. A volte si scopre che i veri bisogni erano assai minori di quanto si riteneva, che, ad esempio un’alimentazione più semplice e sobria è migliore per il corpo e per lo Spirito. Si impara a dare valore a quello che già si possiede e si scopre che è assai più di quanto ci sembrava quando lo disdegnavamo per perseguire sempre nuovi e maggiori possessi. Si impara che il compenso dei beni rari che ci sono negati è inutile, spesso dannoso, perché ottenuto a scapito di altri esseri umani. E si cominciano ad apprezzare quelli ben più preziosi, che sono patrimonio di tutti e di cui tutti possiamo fruire senza togliere nulla l’uno all’altro: sono le meravigliose bellezze naturali, un tramonto tra le montagne, un alba sul mare, lo sbocciare di un fiore, il sorriso di un amico, il gioco di un bimbo. E sono soprattutto le gioie della vita interiore, delle liete meditazioni e dell’ascesa dello Spirito.
La grande sfida del nostro tempo è dunque quella di agire simultaneamente su due livelli, uno esteriore, volto a fare del nostro meglio per capire il mondo e per migliorarlo, e l’altro interiore, per accettarlo e farne un trampolino per la nostra evoluzione.

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