IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.

sabato 20 dicembre 2014

La favola della crescita: perchè formalmente viene evocata ma in realtà il vero potere non la vuole?

Con il Job Act, scritto direttamente da Confindustria, e la possibilità di licenziare anche per "scarso rendimento" senza possibilità di reintegro, va in scena un inno al liberismo e alla creazione di un nuovo far west stile primi tempi della Rivoluzione Industriale di ottocentesca memoria.
Tuttavia vi sono contraddizioni che non si comprendono: l'Ocse, che non è certo un organo ex comunista, ha pubblicato uno studio secondo il quale le differenze sociali cresciuto negli ultimi 20 anni, hanno causato un perdita di PIL dell'8,5%. Niente male! 
Rilanciare la crescita quindi ridurrebbe le differenze sociali, per cui sarebbe una strada completamente diversa da quella intrapresa dal Governo Italiano (e da altri in Europa) che elimina le tutele del welfare in nome di una competitività stile "padroni delle ferriere".
Anche la troika continua sulla medesima strada dell'austerità, fregandosene della crescita di cui però si riempe la bocca nei suoi rappresentati più illustri (da Draghi a Lagarde), perchè?
Perchè il disegno perseguito è essenzialmente quello della distruzione della democrazia reale. 
L’economia finanziaria non sa che farsene della crescita, anzi la teme e le interessa soltanto la possibilità di smantellare le capacità di reazione sociale e la sostituzione della legittimità popolare con quella aziendal -bancaria. 
La crescita non soltanto è irraggiungibile nel quadro attuale dei vincoli eurocratici, ma non è nemmeno più l’obiettivo di un’economia che ormai ha fatto della speculazione finanziaria il proprio core business. Secondo gli ultimi dati della banca mondiale il capitale speculativo ammonta a 14 mila miliardi dollari, una gigantesca massa di denaro che c'impone politiche, spezza stati, riduce in povertà e all’occorrenza suscita le guerre o caos quando incontra una qualche resistenza. 14 mila miliardi dollari sono il 90 per cento del capitale disponibile (senza pensare alla massa ben più grande delle scommesse inesigibili o che si riferiscono a un futuro a lungo termine, già consumato nella macchina infernale) mentre solo il 10 per cento è capitale di investimento produttivo.
Ora è facile capire che i detentori di questa ricchezza sterile e parassita vedono nella crescita un pericolo, anzi un doppio pericolo. Il primo è legato alle dinamiche economiche perché la crescita significa inflazione e dunque una diminuzione del valore del denaro. Il secondo è legato agli assetti politici perché una ripresa vera e non puramente statistica che ingloba appunto la speculazione) dell’economia reale ridà ossigeno agli stati, rendendoli meno soggetti al ricatto finanziario,favorisce la rinascita della politica di bilancio e dunque anche delle concezioni e delle articolazioni politiche al di fuori della delirante narrazione nella quale siamo immersi.
Quando si promette la crescita facendola derivare dalle ricette imposte dall’economia finanziaria non si dice solo una bugia, non si vende solo una bolla di sapone, ma si rifila una cosa impossibile e contraddittoria.
Chi comanda in realtà è quel 90% di capitale che del resto non nasconde le sue intenzioni e il suo potere, certo -per esempio – che qualsiasi scelta elettorale, a meno che non sia di rottura radicale, finirà per essere riassorbita dalla necessità e dai ricatti. 
Tanto che le ex democrazie sono ormai governate da partitoni unici di fatto ,separati al loro interno soltanto da temi marginali quando non da interessi opachi. E da finanziatori dietro le quinte, il cui interesse è accrescere il potere della casta serva.
Il tema che Rodotà ha sintetizzato come “cessione di sovranità all’impresa” è la sola cosa che conta ormai. 
La pochezza del ceto politico, asservito ciecamente al pensiero unico che persegue il disastro democratico,rende difficile la consapevolezza intellettuale e morale di ciò che sta avvenendo, producendo un effetto zombi che è comico e tragico insieme, e che ci circonda, visibile nella maggioranza della gente. 
"Le dimissioni del vegliardo del colle aggrappato a Renzi che è aggrappato al patto del Nazareno che è aggrappato al conflitto di interessi, disegnano una piramide politica che ha l’odore penetrante della decomposizione. Il paradosso è che questi necrofori nazionali ed europei sperano di seguire i funerali dell’Italia come di altri Paesi per continuare a far parte di una diffusa razza padrona di “illuminati”." Sarebbe ora di cominciare a fare qualcosa di diverso, facendo loro vedere che i "vivi" sono ancora molti, e che il disegno da loro perseguito non è la panacea per l'umanità ma il suo esatto contrario.
La speranza è che infine la luce prevalga sulle tenebre e sul grande nulla che avanza incarnato e servito da queste schiere di politici servi e corrotti.
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Ispirato da:

L’Ocse smentisce il job act, ma il massacro di democrazia continua 

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