IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.

martedì 14 luglio 2015

Unione Europea o Terzo Reich? - 2

Il senso profondo, già storico, degli eventi è il confronto tra ragioni della democrazia e ragioni della potenza (economica e finanziaria, ma non dissimile negli effetti e negli intenti dalle vecchie forme a base di cannoniere). La democrazia esce sconfitta, dichiarata dannosa dai più alti vertici istituzionali europei, di quella Europa che scioccamente si vantava di esserne la patria e il modello esportabile. Non la democrazia è primaria, ma il denaro, deve essere una lezione chiara per tutti, affinché non sopravvivano vecchie superstizioni e velleità al riguardo.
Era difficile per alcuni credere che la Germania potesse arrivare a tanto, ma la sfida di Mitterrand di contenere lo strapotere tedesco è stata perduta. La Francia di oggi è il fantasma della Francia di allora. Occorre prenderne atto, questa è l’Europa germanica, una sorta di dittatura economica ordoliberista. Sarebbe tempo, per chi crede nei progetti alti della politica, rimboccarsi le maniche e cominciare a costruire un fronte democratico. Altro che destra-sinistra. In gioco non era solo la sinistra greca, piuttosto l’idea di Europa dei padri fondatori.


Senza presente e senza futuro

14/07/2015
La Germania è diventata il problema – economico e politico - d’Europa, con una strategia che deve fare paura a tutti.
La suocera avrà capito le implicazioni dell’accordo raggiunto al vertice europeo di domenica tra Grecia e Germania? Le suocere in verità sono molte, l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo e tutti i paesi in cui vi è chi ancora immagina uno spazio politico ed economico per risolvere la crisi politica ed economica, crisi istituzionale e di struttura, crisi di strategia che attraversa l’intero continente. La Grecia non è solo un esperimento di politiche ordoliberiste. È la politica economica tedesca imposta a tutti gli Stati, e nessuno immagini di poter trovare margini di flessibilità nei vincoli dei Trattati. In Europa c’è solo una politica. Le tesi del non stupido ministro delle finanze tedesco, rivolgendosi a Draghi, valgono più di qualsiasi altro documento sottoscritto dagli Stati.
Questa è l’Europa. Molti sono stati sorpresi. Non noi, lo abbiamo scritto; anche se al peggio non vi è limite. Era difficile per alcuni credere che la Germania potesse arrivare a tanto, ma la sfida di Mitterrand di contenere lo strapotere tedesco è stata perduta. La Francia di oggi è il fantasma della Francia di allora. Occorre prenderne atto, questa è l’Europa germanica, una sorta di dittatura economica ordoliberista. Sarebbe tempo, per chi crede nei progetti alti della politica, rimboccarsi le maniche e cominciare a costruire un fronte democratico. Altro che destra-sinistra. In gioco non era solo la sinistra greca, piuttosto l’idea di Europa dei padri fondatori. La Grecia non poteva fare di più e, probabilmente, non poteva ottenere di più. Ha osato, da sola; la borsa o la vita. Davanti a questo quesito ci teniamo stretta la vita. Difficile criticare Tsipras ed i greci. Il piano B non era stato predisposto, e Varoufakis si era dimesso nella notte del No!. Al loro posto, in mancanza di un piano B, avremmo fatto domenica una scelta diversa? Chi lo pensa, dovrebbe immaginare la riunione di domenica e sentire il peso (immenso) di quello che stava accadendo. Non vi è dubbio, un piano B era indispensabile. Piuttosto ora però si vada da Renzi e si chieda conto della sua ininfluenza e del tempo che ha fatto perdere a tutta l’Europa con il suo inutile semestre.
L’establishment mondiale per la prima volta, probabilmente, ha percepito qualcosa che fino ad ora era considerato impossibile. La Germania non è un attore adeguato per la costruzione delle nuove istituzioni del capitale. Non c’è fiducia per la Germania. Qualcuno si è molto arrabbiato. La storia si ripete spesso come una farsa, ma questa non è una farsa. Potrebbe divenire una ennesima tragedia.
Il tutto condito da un documento manifestamente falso. Come può un Paese che ha perduto un quarto del PIL traguardare un avanzo primario crescente fino al 3,5%? La stessa indicazione di costituzionalizzare il pareggio di bilancio, un altro non senso economico, è fumo negli occhi. L’obiettivo non è precisamente questo, piuttosto quello di realizzare i tagli necessari ogni qual volta si manifesti una deviazione dall’obiettivo. Quindi l’obiettivo non è la povera Grecia, ma un modello che deve essere imposto, come modello unico.
Pensiamo al programma di privatizzazione imposto alla Grecia. Si crea un fondo di garanzia di 50 mld, almeno questo sarà in Grecia. In Germania hanno già sperimentato, all’epoca della “Anschluss” (annessione) della ex RDT cosa ciò significhi, con il fondo che ha consentito di svendere in pochi mesi il capitale industriale, finanziario, dei servizi, ed il patrimonio di un intero paese al prezzo di realizzo più basso possibile, a tutto vantaggio delle imprese tedesche dell’ovest, distruggendo peraltro l’offerta interna. Vogliono replicare ciò per la Grecia, senza peraltro che i cittadini tedeschi ci mettano un euro di tasca loro? Il modello è quello di affamare un paese e poi comprarlo a prezzi da discount? Ma per la Grecia è un assurdo manifesto. Nemmeno l’Italia ha 50 mld di beni da privatizzare o mettere come copertura. Forse qualcuno pensa di comprarsi le isole? Mai vista una cose del genere, anche se in Italia è già stata fatta una esperienza del genere all’inizio delle privatizzazioni. Con una differenza dalla Grecia: qualcosa almeno avevamo da mettere sul mercato. La Grecia ha proprio poco, se non il porto che dovrebbe diventare un fattore dello sviluppo, ma in questo modo si priva la Grecia dello strumento economico oggi cardine per ripartire come economia internazionale. Ma anche quel poco, può interessare alle imprese tedesche; e comunque la Grecia è un altro mercato da conquistare, come avvenuto per la ex RDT.
Qualcuno sottolineerà i 35 mld per sviluppo dilazionati in 3-5 anni, assieme alla possibilità di aumentare il co-finanziamento nazionali dei fondi europei. Buona cosa? Indiscutibilmente sì, ma come saranno contabilizzati nel bilancio pubblico greco? Con il vincolo del pareggio di bilancio, e con un debito che rimane tale e deve essere ripagato nei tempi dovuti, maggiorato per i nuovi aiuti previsti con l’accordo. Allora anche questi soldi sono fumo negli occhi.
Ci sono delle cose utili. Qualcosa ci dovrà pur essere perbacco! Senza pressione era comunque possibile lavorarci sopra. Riforma della PA, dell’istituto di statistica, alcuni interventi su previdenza, oppure l’apertura dei mercati per certe professioni, ovvero il mito della concorrenza. La domanda è però semplice: tutto questo in 3 o 10 giorni? Sostanzialmente i greci devono essere solo un po’ più o meno bravi di Dio quando ha fatto il creato in sette giorni.
Ritorna la Troika. Speriamo che vada anche in Germania per controllare il fallimentare sistema creditizio tedesco che in parte sarà salvato proprio dai soldi dati alla Grecia. La solita rapina. Un accordo è stato fatto. Nessuno chieda se era possibile fare di più o di meno. La domanda inedita che dobbiamo farci è la seguente: può il nazionalsocialismo essere l’orizzonte europeo? Siamo molto duri, ma la partita in gioco, purtroppo, è la democrazia liberale. Chi vuole l’Europa (quale Europa?) cominci a rifletterci seriamente. Siamo su un crinale, il baratro non è lontano, e nella storia molti se ne sono accorti quando ormai era troppo tardi.
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Grecia, un inedito esperimento di dominio

14/07/2015
L’Europa si è fatta prepotente. Dalla vicenda greca la democrazia esce sconfitta, trionfa il potere della finanza e il comando della Germania.
Oggi non si può chiedere a nessuno di parlare della Grecia sine ira et studio. C'è la rabbia e c'è la presa di parte. Le emozioni sono razionali a modo loro, e solo un pregiudizio a favore della democrazia può giustificare una qualsiasi analisi degna di questo nome. Le analisi economico-finanziarie che prescindono da questo riferimento essenziale non capiscono la natura del problema, e si rivelano per quello che sono: retoriche al servizio dei potenti. La loro scienza non è mai stata tanto triste e perniciosa!
Il senso profondo, già storico, degli eventi è il confronto tra ragioni della democrazia e ragioni della potenza (economica e finanziaria, ma non dissimile negli effetti e negli intenti dalle vecchie forme a base di cannoniere). La democrazia esce sconfitta, dichiarata dannosa dai più alti vertici istituzionali europei, di quella Europa che scioccamente si vantava di esserne la patria e il modello esportabile. Non la democrazia è primaria, ma il denaro, deve essere una lezione chiara per tutti, affinché non sopravvivano vecchie superstizioni e velleità al riguardo. Il secondo senso, più contestualizzato e geo-referenziato, è di stabilire chi comanda in un'Europa che non ha un governo democratico, né lo deve avere. Un nucleo di paesi – che davvero sono stati al margine del processo europeo – con al centro la potenza geopolitica pivot, la Germania onnipotente. Questa Germania ancora una volta preda di proprie ebbrezze di dominio tradisce tutta la sua storia di avvicinamento all'Occidente democratico tante volte spiegato e quasi implorato da Habermas. Sappiamo bene chi comanda, e precisamente a due livelli: nella dimensione astratta del denaro come potenza che subordina e sostanzialmente sterilizza le forme democratiche residue. E a livello geopolitico europeo. Guardiamo al futuro forti di queste certezze. Negative e perfino pericolose certo, ma almeno inequivocabili. Se si aggiunge al quadro lo spettro del TTIP, Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, acquisiamo alcune certezze circa il modo in cui l'Europa prepotente ha definitamente scelto di stare nei processi globali, rinnegando tutto il suo passato fino ai suoi atti fondativi e alla Strategia di Lisbona 2000.
Si può ancora fare un passo nell'analisi e considerare le implicazioni dell'intimidazione esercitata nei confronti della democrazia. Una lezione per tutti, anche per i più moderati recalcitranti, Italia compresa: la democrazia non deve ostacolare, ma deve servire la potenza. Inoltre la sovranità nazionale ha senso solo se essa stessa – nelle modalità già sviluppate in alcuni paesi centro e nord-europei – nella forma pervertita di moralità finanziaria (!) sta al servizio della potenza della finanza in quel quadro di risorta supremazia regionale, che proprio l'Europa unificata avrebbe dovuto neutralizzare. Si tratta di una nuova soglia nel declino del regime democratico ed anche dello stato di diritto. Non ci si deve spaventare: il nuovo autoritarismo tecnocratico-finanziario è soft nelle forme quotidiane e lavora duro sui presupposti: della sfera pubblica, della funzione pubblica, dei diritti sociali e civili. Un'epoca volge al tramonto, compresa quella dell'Europa unificata nella democrazia. D'ora in poi sarà unificata dai mercati finanziari, certo più efficaci.
Mentre i greci soffrono e noi tiriamo a campare, è bene – a fronte di queste durezze storiche – non farsi facili illusioni e mantenersi sobri come Socrate. Quei trucioli di sinistra che ancora si entusiasmano facilmente per le virtù e le capacità degli altri saranno del resto surclassati da Salvini o dai Cinque Stelle, ben più capaci di comunicare emozioni, sia pure negative. Ma già riportare una tragedia storica a queste dimensioni un po' folkloriche, per quanto radicate, mi sembra un'offesa alla dignità di coloro che di quella tragedia stanno pagando tutti i conti e sopportano i costi di un inedito – in Europa – esperimento di dominio.
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