Cosa succede se vince il "sì" al referendum:
I quesiti sono tre.
- Assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata. Il premio di maggioranza viene attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste/partiti) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi.
- Innalzamento della soglia di sbarramento: abrogando la norma sulle coalizioni si tornerebbe al "Mattarellum" e le liste dovrebbero in ogni caso raggiungere un consenso del 4 % alla Camera e dell’8 % al Senato. In sintesi: la lista più votata ottiene il premio che le assicura la maggioranza dei seggi in palio, le liste minori ottengono una rappresentanza a condizione di superare lo sbarramento.
- Abrogazione delle candidature multiple. La legge in vigore consente la possibilità ad un singolo esponente di candidarsi in più circoscrizioni (teoricamente anche in tutte). In tal modo, il “plurieletto”, optando per uno solo dei vari seggi ottenuti, permette che i primi dei candidati “non eletti” della propria lista gli subentrino nel seggio (o nei seggi) al quale (o ai quali) rinunzia.
- Il referendum è uno dei pochi strumenti in mano ai cittadini per cambiare le cose. Non fargli raggiungere il "quorum" è delegittimante e spersonalizzante per la collettività. In soldoni: se mi chiedono di esprimermi io mi esprimo, non me ne lavo le mani.
- Se so che una legge che è una porcata, a detta pure di chi l'ha fatta, e mi si chiede se la voglio o meno, non ho dubbi su cosa fare. Senza bisogno di fare altri ragionamenti, opportunistici o meno.
- Costringe i partiti ad unirsi in un unico partito per raggiungere la rappresentanza (non più 10 partitini ognuno col suo orticello da salvaguardare in una coalizione, ma partiti unici e significativi, che poi farebbero fatica in un secondo tempo a giustificare ri-divisioni di fronte all'elettorato). Eviteremmo lo spreco dei milioni di voti che non danno rappresentanza. "Se non ci sei non conti". Forse verrebbe anche un pò meno la pesante e disgregante competizione dialettica che ha caratterizzato le precedenti coalizioni. Ma questo è un "forse".
- Fa cessare lo scandalo delle pluricandidature: la gente pensa di votare un tizio che conosce e poi si ritrova tutt'altro -magari- scelto in modo ben poco trasparente.
9 commenti:
Io penso che il premio di maggioranza assegnato alla lista di maggioranza relativa sia adatto solo a quei sistemi politici che si sono già consolidati in un bipartitismo dell’alternanza, come i paesi anglosassoni. In Inghilterra i “trotzkisti” rappresentano da sempre una corrente interna al partito laburista, ma in Inghilterra!
Il sistema bipartitico non rappresenta l’Italia per la sua cultura, la sua tradizione e l’indole dei suoi abitanti. Nelle ultime elezioni i due partiti comunisti, identici tra loro, non sono neppure riusciti a presentarsi uniti unicamente per l’invidia reciproca dei suoi leader, col risultato di aver perso l’occasione di essere la quinta forza politica italiana e di avere rappresentanti nel Parlamento europeo. In Italia non riesce ad aggregare una soglia di sbarramento al 4% il cui unico scoglio è un accordo “light”: un sistema elettorale che costringe al bipartitismo non produrrebbe in Italia l’aggregazione auspicata, trasformando il premio di maggioranza in uno strumento che distorce la rappresentanza democratica.
Sarebbe un sistema che ricorda tanto quello varato con la legge Acerbo del 1923, votata oltre che dal PNF anche da esponenti democratici come i popolari e i liberali: assicurava 2/3 dei seggi in Parlamento alla lista di maggioranza relativa che avesse ottenuto almeno il 25% delle preferenze. Fu l’inizio dell’era fascista. Con la legge uscente, un partito di maggioranza relativa potrebbe trovarsi ad avere la maggioranza assoluta dei seggi e quindi potrebbe accadere che mandi all’aria un accordo pre-elettorale fatto con un’altra forza politica (snaturando dunque la volontà degli elettori). Oppure potrebbe accadere che ciascuna delle 3-4-5 forze corra solitaria cercando di accaparrarsi il premio, e nel caso in cui da sola non riuscisse a raggiungere la maggioranza assoluta, cercherebbe un’alleanza con qualche altra forza, costruendo dunque quella coalizione che il referendum vorrebbe limitare, ma molto più debole perché nata da un accordo di governo a posteriori e dunque orientato alla spartizione del potere e non nato da un programma costruito assieme e condiviso in precedenza.
Il meglio (dal loro punto di vista) dopo la fine della prima repubblica sono riuscite a darlo le coalizioni solide di partiti, come l’Ulivo del 96, che si mosse compatto nella direzione dell’integrazione europea, e la Casa delle Libertà nell’attuale legislatura, dove le due forze si sono divise i problemi cui dare visibilità e rappresentanza: alla Lega i temi della sicurezza e del federalismo, al PDL gli altri.
Sul Porcellum il giudizio negativo è unanime, ma per me cambiarlo sottintende “in meglio”. La vittoria del sì dei primi due quesiti a mio avviso lo peggiora ulteriormente.
Ma per non peggiorarlo ulteriormente è meglio recarsi a votare NO o astenersi? L’astensione non è delegittimante né spersonalizzante, ma un diritto che si può esercitare. E’ spersonalizzante se e solo se conseguente a disinteresse/menefreghismo: “Ho sentito in giro che c’è un referendum, ma non mi interessa sapere di che parla e a cosa serve e dunque non vado a votare”. Viceversa, se è una scelta consapevole e usata come strumento di azione politica (inazione che è azione), ha l’identico valore e l’identica legittimità dell’espressione di una preferenza. Oltretutto è uno strumento non violento e dunque per me eticamente compatibile al 100%.
Il terzo quesito riguarda l’abolizione di uno scandalo anche per me, dunque mi recherò a votare ritirando solo la terza scheda (oltre, naturalmente, quella per il ballottaggio per l’elezione del presidente della mia provincia).
Caro Paolo,
grazie per la profonda confutazione... non ti conoscevo così ferrato in materia.
Mi complimento. Però non sono d’accordo con te.
Vi sono aspetti ulteriori da considerare:
- L'abolizione della legge attuale creerebbe anche i presupposti certi (paura di perdere) per costringere il parlamento a varare una riforma condivisa finalmente valida, la qual cosa era negli intenti precedenti al voto, persino in elementi della maggioranza. Questa legge fa schifo e se il referendum non passa RIMANE TALE SINE DIE. La cosa non è banale per nulla, pur se si preferisce questa situazione a quella post vittoria del referendum.
- Proprio una situazione come quella dei partiti comunisti presentatisi divisi che non hanno raggiunto il quorum alle europee verrebbe a non crearsi. L'attuale legge FAVORISCE la nascita di sempre nuove formazioni che pur piccolissime possono esistere all'interno della coalizione per poi pretendere (con seggi ottenuti sulla base di una spartizione a tavolino precedente alle elezioni e non collegata alla percentuale di voti ottenuti) ricattando l'intera stessa coalizione (come avvenuto nell'ultima legislatura)
- Difficile che avvenga che un partito si presenti da solo per vincere. Se poi succedesse anche basterebbe un’alleanza pre-elettorale di altri partiti (pur se minori) a batterlo. La paura di perdere sarebbe troppo più grande della certezza di vincere (mai certa come ben sappiamo, i sondaggi poi sono ben poco attendibili molto prima delle elezioni…)
- Accordi pre-elettorali non sanciti da liste comuni sarebbero ben poco da prendere in considerazione per cui ha poco senso preoccuparsi di una loro disattesa successiva.
- I referendum non aboliscono gli sbarramenti per cui, in assenza di una nuova legge, tendono a far unire e a semplificare, cosa di cui mi pare avremmo bisogno
- Ti ricordo che l’Ulivo nel 96 vinse proprio con il “Mattarellum”, ovvero con la legge che prevedeva la maggioranza a una lista, non a una coalizione
Concludo infine dicendo che, a mio parere, né la legge che uscirebbe dal referendum, né il “mattarellum”, nè tantomeno il “porcellum” vanno bene. Però votare “sì” è il male minore, ovvero il bene maggiore. Mi basta questo per fare speculazioni varie che non farebbero altro che dare ai potenti la sensazione che “tanto possono fare le leggi che vogliono che ai cittadini non cambieranno mai nulla, né sanno esprimersi coralmente contro leggi sbagliate e controproducenti”.
Caro Maurizio,
ci accomuna la speranza di poter votare la prossima volta con una legge elettorale decente, e che non è né l’attuale né quella che potrebbe determinarsi con la vittoria del sì al referendum.
Il fatto è che io non capisco perché mai l’attuale parlamento, costituito al 77% alla Camera e all’ 81% al Senato da parlamentari facenti parte delle uniche due forze politiche che potrebbero realmente avvantaggiarsi del premio di maggioranza assegnato alla lista, dovrebbe avere l’interesse a varare una nuova riforma che certamente ne limiterebbe il potere.
L'attuale legge favorisce la nascita di sempre nuove formazioni che pur piccolissime possono esistere all'interno della coalizione solo SULLA CARTA: i due blocchi hanno sperimentato sulla propria pelle che è impossibile governare senza omogeneità nella coalizione, a all’ultimo appuntamento elettorale si sono presentate libere dal ricatto delle listine del peso di zero virgola.
La semplificazione è avvenuta grazie ad un processo politico e non perché frutto di una costrizione dettata da un nuovo sistema di voto. Di queste listine in parlamento non c’è traccia, anche perché eventualmente è la soglia di sbarramento, e NON IL PREMIO DI MAGGIORANZA il fattore aggregante (per chi se ne accorge e non si mette due fette di seitan sugli occhi come i comunisti alle ultime europee).
Per quanto riguarda il rischio democratico che credo che il sì al referendum possa portare, dopo il mio post ho letto un articolo (http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001158.html) che un po’ mi rassicura su questo punto di vista.
Per il resto ti faccio solo notare che gli accordi pre-elettorali non sanciti da liste comuni sono il meccanismo con cui si è votato in Italia fino all’altro ieri e con cui si vota in molte altre democrazie come Germania, Francia, Spagna; nel ’96; il “Mattarellum” non prevedeva alcun premio di maggioranza: i parlamentari eletti nei collegi uninominali sotto il simbolo dell’Ulivo e del Polo delle libertà si sono seduti nei gruppi parlamentari dei propri partiti di appartenenza. L’aggregazione di più partiti con l’unico scopo di accaparrarsi il premio di maggioranza porterà unicamente alla costituzione di listoni e non a vere fusioni di movimenti politici e, si sa, i matrimoni per interesse non sono mai matrimoni felici.
Caro GP,
mi scuso per il misunderdtanding! Ho un caro amico che si chiama appunto Paolo, che si firma GP nelle mail e che su Facebook aveva taggato il mio blog. Sorry.
Che dirti… leggo il tuo interessante post ma non mi convinci ancora, anzi.
Leggendo il dettagliato e interessante articolo di S. Brusco che mi proponi vedo condivise in buona misura le tesi che cercavo di esprimere io (di certo non ci sono riuscito bene, sicuramente non sono alla sua altezza).
Soprattutto ti faccio ri-notare l’aspetto che nessun partito andrebbe poi da solo, per quanto di maggioranza relativa.
Sono d’accordo con te quando parli dei 2 partiti di maggioranza che non vorrebbero (uso il condizionale perché “nominalmente” il PD dice di votare sì): quando NON si vogliono cambiamenti è perché si trae vantaggio dallo status quo. I nostri parlamentari non fanno eccezione comportandosi come chiunque (magari pure noi… non mi piace sempre trarmi fuori, in fondo lo Stato siamo anche noi e se le cose vanno in un certo modo piuttosto che come sarebbe giusto ogni essere umano ha la sua parte di responsabilità… ma questo è un discorso lungo, ne ho trattato in un saggio passato dal titolo “Lo Stato sono io”…) farebbe al loro posto. Sono una corporazione infine anche loro. I tassisti della politica! E a noi ci tocca sorbirceli!
Alcuni, pochi, come noi, forse, partecipano e cercano nel loro piccolo di cambiare le cose.. ma è dura!
Concludo infine riferendoti quello che poi alla fine penso: semplice semplice. La semplicità e la sintesi aiutano a scegliere.
-Il Porcellum è una “legge schifezza”, se mi chiedono di esprimermi la abrogo (al livello massimo che mi è concesso fare).
-Sicuramente tra Liste e Coalizioni cambia poco, però -secondo me- gli accordi pre-elettorali devono essere lievemente più stretti (con cambiamenti successivi meno facili dal punto di vista della popolarità, vedasi quel voltagabbana opportunista di Di Pietro dopo le politiche recenti).
- Infine chiudo proprio con le parole di Brusco (http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/Referendum_elettorali%3A_perch%C3%A9_voter%C3%B2_SI?fb=keywords)sull’opportunità di votare: “un'arma spuntata è meglio di nessuna arma. Una vittoria del SI, dopo una lunga serie di referendum andati ''buchi'' per mancanza di quorum, servirebbe a dare l'avviso alla casta che i cittadini non sono totalmente inermi.
Non è molto, lo so. Ma, ripeto, poco è meglio che niente”.
Chiudo dicendoti che però sono convinto al 100% che il quorum non verrà raggiunto. Questo mi spiace proprio. Alla fine vince sempre la “casta”. E i cittadini (la maggioranza) rimangono trombati e contenti!
Non mi interessa convincerti, e in generale di convincere alcuno. L’importante a mio avviso è che gli italiani siano cittadini consapevoli. Se un internauta è capitato più o meno per caso a leggere questo scambio di vedute, e questo scambio lo ha aiutato a farsi un’opinione in merito ai referendum, ne sarei molto felice, indipendentemente dal fatto che questo domenica decida di votare sì, no o si astenga. Questa è la mia massima aspirazione. Spero che non sia nemmeno il tuo intento quello di convincermi, perché certo, la sintesi aiuta, se però non falsa la realtà: i referendum non ci chiedono di abrogare una “legge schifezza”, ma solo di correggerne un aspetto, aspetto che NON E’ il punto scandaloso di questa legge elettorale. Con la vittoria del sì la legge schifezza resta tale, se non addirittura peggiore. Lasciando anche perdere scenari futuribili più o meno improbabili, prova a pensare solo a questo: in un sistema di coalizioni almeno gli elettori hanno il potere di spostare il peso delle forze che le compongono (es: favorire la Lega a scapito del PDL o viceversa); in un sistema di listoni (perché non di nuovi soggetti politici si tratterebbe), il peso dei partiti al loro interno verrebbe deciso a tavolino ex-ante, sottraendo ulteriore potere agli elettori che già devono esprimersi su liste bloccate (il vero scandalo del Porcellum, quello sì che andrebbe abrogato!).
La cosa grottesca è che il Porcellum è considerato una legge schifezza dal 100% delle forze politiche. Se vogliono cambiare la legge elettorale possono farlo già oggi senza aspettare il risultato del referendum, che in qualunque modo vada a finire potrà essere interpretato a piacimento (ha vinto il sì perché i cittadini vogliono una nuova legge elettorale o perché vogliono il Porcellum con premio di maggioranza alla lista? Ha vinto il no perché ai cittadini piace il Porcellum o perché essi pensano che la legge post-referendum sia peggiore di quella pre? Ha vinto l’astensione perché i cittadini non sono interessati all’argomento o l’astensione ha un altro significato politico? Quale?).
Se il quorum non verrà raggiunto a mio avviso non sarà una colpa da attribuire ai cittadini, che come me si trovano con una possibilità in più data dal sistema per esprimere il proprio convincimento. E’ ovvio che, stanti così le cose, chi è contro il sì ad un qualunque quesito referendario, predicando l’astensione incamera già a priori un 20-30% di consensi determinati dagli astensionisti cronici; allora è l’istituto del referendum che deve essere riformato, a mio avviso eliminando il quorum e alzando DI MOLTO il numero di firme necessario per presentare un quesito; e già che ci siamo introducendo il referendum propositivo. Questa è una riforma veramente interessante (oltre alle tanto agognate riforme istituzionali), piuttosto che quella della legge elettorale, che di sicuro verrà sarcasticamente latinizzata (il Gasparrum, il Finocchiarum …) perché non piacerà a molti, visto che la legge elettorale perfetta non esiste. Ma questa è un’altra storia, e sulla riforma del referendum forse sarebbe meglio aprire un altro thread.
No, caro GP, non era e non è mio intento convincerti. Noto come sia –inoltre- cosa ardua. Né pensavo tu volessi convincere me: si trattava di mera premessa dialettica.
Noto invece come siamo GIA’ d’accordo su molte cose:
- Anche la mia massima aspirazione è quella che qualcuno ci legga e magari ne tragga beneficio. Mi accontento di illuminare l’angolo che mi è dato, o che mi sono trovato…
- La legge attuale è una schifezza e quella post referendum (se vincesse il Sì e ci fosse il quorum, ma non sarà così, ovvero vincerà il Sì senza quorum) anche. Io penso solo che sia “leggermente meno schifezza”.
- Le liste bloccate sono il vero scandalo. Purtroppo furono introdotte già col Mattarellum e forse per questo non sono riusciti a cavarne fuori un referendum abrogativo… sennò sai che successone!
- Se volessero e se avessero voluto avrebbero potuto farne una decente ben prima del referendum e qualsiasi risultato ci sarà verrà interpretato da ognuno a suo favore: sono certezze assolute! Il problema vero è che chi ne fa le spese sono sempre gli stessi. Carne da macello.
- L’istituto refendario DEVE essere riformato anche a mio parere: VIA IL QUORUM! (anche lasciando lo stesso numero di firme da raccogliere. Meglio. Sai che strumento!). Poi vedresti come si darebbero da fare a fare leggi decenti!
Ecco che dunque abbiamo scoperto di essere d’accordo quasi su tutto. Meglio concentrarsi sulle assonanze che sulle dissonanze…no? E che il referendum vada come deve! Faremo di necessità virtù (ovvero ci tureremo il naso come sempre).
Ciao cugino,
ho letto tutte le argomentazioni presentate sul blog da te e dall'altro tuo lettore.
Spunti interessantissimi entrambi.
Con un altro amico, la scorsa settimana, discutevamo sul fatto che fosse già un primo passo impedire - almeno - che un candidato fosse presente in più di una circoscrizione: anche solo questo avrebbe impedito il ricorso alle "liste civetta" nel precedente sistema.
Almeno verrebbe meno l'effetto traino del leader, con l'eccessiva "personalizzazione" della politica, quasi fosse un suffragio universale a favore o contro il Capo.
Sulle prime due schede le ritirerò ma metterò NO, turandomi il naso, perché il rischio sarebbe che la legge uscente diventi peggiore, e un partito solo diventi l'artefice del destino del Paese. Sentendosi pienamente legittimato, potrebbe davvero fare il bello e il cattivo tempo.
Vero che "è più facile battere Berlusconi senza la Lega", ma se vince lo stesso Berlusconi, come la mettiamo?
Standing ovation, infine, sul punto cruciale di ogni referendum. In un'epoca in cui - capito il giochino per cui meno gente va' a votare più chi ha interesse a che le cose non cambino farà in modo che meno se ne parli, in modo che il Quorum non venga raggiunto - l'unico modo per restituire al Referendum (e al cittadino) il suo significato e la possibilità di incidere sulla vita pubblica, è quello di abolirlo.
Per paradosso magari anche con un Referendum con quorum...
Ciao Rick,
piacere di leggerti qui...
Come dicevo e argomentavo, ritenendo che con il "sì" ai due primi quesiti la legge sarà leggeremente meglio di questa, io voterò appunto sì. Sperando anche che poi decidano di farne una nuova (dato che mi pare a tutti i partiti non vada bene il Porcellum variato... o meglio a-variato ;o)).
Rispetto al tuo ultimo punto invece: abolire cosa? Il cittadino?
Scherzo... io però lo strumento refendario lo ritengo baslare e lo allargherei pure, togliendo il quorum sempre e, a maggior gloria, facendolo pure diventare propositivo con una raccolta di firme molto alta (da 2.000.000 in su).
Ciao!
Grazie per le varie visioni che Maurizi e i lettori de blog hanno voluto condividere.
Tutto molto interessante!
E, come diceva quella storia del giudice che, dopo aver ascoltato il parere di entrambe le parti, aveva dato ragione a tutte e due e, rispondendo al figlioletto che, assistito al fatto, chiedeva spiegazioni in merito, disse "in effetti hai ragione anche tu", diciamo che è difficile stabilire quale sia la soluzione "davvero migliore".
Come dice Rick si sarebbe potuto iniziare almeno dalla terza scheda referendaria e invece... ce dice Mau "ogni popolo ha il governo/situazione politica che si merita"...
Concordo invece con GP riguardo - tema che mi interessa particolarmente - al contrasto fra bpartitismo e recenti o meno recenti performance dell'estrema sinistra e sul fatto che anche astenersi dal votare scomunque una risposta politica alla quesone che viene sottoposta all'attenzione dei cittadini.
D'altra parte, in una situazione piuttosto simile a un regime dittatoriale come quella in cui ci troviamo al momento, più che non andare a votare io sarei andata (parlo in generale perché nello specifico mi pare di capire che ci sia andato anche lui) e avrei ritirato solo la terza scheda: non andare del tutto per me continua ad essere piuttosto controproducente, per lo meno al momento.
Resta il fatto - e così qui vediamo anche la ragione di non ci è andato non perché "era al mare" ma i seguito ad accurata riflessione - che si son spesi dei soldi (i nostri!) per fare un referendum a cui la stessa forza politica che l'aveva proposto a suo tempo ha poi tagliato le gamb invitando il popolo a non andare a votare: è scandaloso!
Al di là delle reciproche opinioni e diverse sfumature che le caratterizzano se secondo voi c'è qualcosa di più immediato ed efficace, a parte il colpo di stato ;OP, che si può fare... sono tutta orecchie!!!
Grazie.
S.
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