Scelgo questa dichiarazione per iniziare ad affrontare il tema assai spinoso in oggetto. Trovo giusto indignarsi per questa ennesima operazione di mercificazione di un bene primario. Vorrei solo aggiungere che i beni primari sono molti, e l'acqua è solo uno di essi, per quanto importante. Tra i beni primari di cui l'uomo non può fare a meno per sopravvivere vi sono certamente anche il cibo e l'energia (che serve a produrre il cibo stesso, per scaldarsi d'inverno, per illuminare le varie attività sociali e per gli usi domestici più comuni, dall'acqua calda a farsi la barba). Questi beni sono del tutto privatizzati da tempo e -purtroppo- non solo non ci si indigna, ma nemmeno ci si fa caso. Eppure i danni derivanti da un'alimentazione volta al consumo e non alla qualità si misurano in migliaia di morti all'anno solo in Italia, dovuti a cibi non adeguati ad una dieta corretta in qualità e quantità. I danni legati ad una produzione di energia basata sugli idrocarburi o sul nucleare non sto nemmeno ad elencarli, oltre al fatto che ci porterebbero fuori tema.
Viviamo in uno strano Paese, dove si protesta per le bollette dell'acqua (abbiamo le tariffe più basse d' Europa perché - a differenza di Francia o Germania - finora non si è provveduto, e quindi nemmeno scaricato sulle tariffe, a quell'immenso arretrato di lavori di adeguamento che sarebbe necessario a ritrovare un minimo di efficienza della rete idrica), ma non si osa dir nulla su quelle del gas e dell' elettricità, che invece sono - udite, udite - le più alte del Continente.
Altri beni primari: lavoro e salute.
Sul lavoro ci sarebbe da dire tantissimo (si vedano anche altri numerosi post di questo blog) ma per non dilungarmi accenno solo alla globalizzazione (e i suoi effetti di delocalizzazione, cessioni, scorpori, chiusure e quant'altro) legata primariamente alle scelte di massimizzazione del profitto delle multinazionali (e non solo) e in generale a tutto il settore privato in continua temporaneizzazione e destabilizzazione delle risorse umane. Anche il lavoro pubblico è sempre più a rischio con esternalizzazioni sempre più massicce. Mettiamoci anche il discorso TFR (costantemente nel mirino della banche/fondi anche con l'ultima trovata del silenzio-assenso) e le pensioni a rischio ad ogni legislatura (e il continuo perorare dei politici per indurci a coprirci il futuro con assicurazioni private).
Anche sul diritto alla salute potremmo scrivere libri (ne sono stati scritti già molti) su quanto sia mercificata e oggetto di speculazioni private di ogni genere.
Per non parlare poi dei farmaci per curarsi: anche qui la situazione è privatizzata pesantemente e da tempo. Persino gli integratori (non facenti parte del business delle multinazionali farmaceutiche) sono oggetto di duri attacchi. Il 31-12-2009 entrerà in vigore il Codex Alimentarius (ne parlerò meglio in un prossimo post) di cui nel tempo erano già state recepite norme come quella che prevede dosi minime per la vitamina C non superiori a 180 mg al giorno. Una offesa alla memoria del doppio premio Nobel Linus Pauling, il quale ha dimostrato scientificamente l’utilità di grammi giornalieri e, soprattutto, un attacco mirato alla nostra salute. Ecco perché non si trovano più, se non con grande fatica, in erboristeria gli integratori di compresse da 1 grammo di Vitamina C: sono illegali!
Sono stati molto sottili, perché non hanno “imposto per legge” la soppressione delle compresse da 1 grammo , hanno semplicemente abbassato il limite massimo del principio attivo, ed il gioco è fatto. La medesima cosa avviene nella creazione di nuovi malati: abbassano le soglie (colesterolo, Psa, pressione arteriosa, glucosio, ecc.) et voilà, per magia ecco milioni di nuovi consumatori di droghe, cioè di farmaci.
Tutto ciò per dire come sia già quasi totalmente privatizzata tutta la nostra vita e i bisogni primari che la connotano.
L'acqua non è che l'ultimo anello di una catena che imprigiona l'umanità.
La connivenza del potere esecutivo (politico) con quello economico è drammaticamente costante quanto ineluttabile. Usciti dal vertice Fao sulla fame nel mondo con tanti proclami e nessuna risorsa per affrontarla, i nostri governanti si sono recati in Parlamento e hanno approvato un ddl che darà un sostanziale contributo a creare anche il problema della sete nel mondo che già interessa una considerevole parte della popolazione globale.
Una prima considerazione riguarda il fatto conclamato che le reti idriche italiane sono allo sfascio.
Si mettono in concorrenza tra loro i servizi e si riducono a quote minoritarie le quote pubbliche nella gestione, ma nessuno sa dove trovare le risorse per ricuperare l'enorme inefficienza infrastrutturale.
I lavori necessari si stima ammontino a 62 miliardi di euro: come dieci ponti sullo Stretto.
E' proprio questa enormità di costi a falsare la gara. Senza certezza sul futuro del servizio e con simili costi fissi nessuna banca al mondo finanzierà le piccole imprese, e così finiranno per vincere le grandi aziende quotate, capaci di autofinanziarsi e di imporsi semplicemente con la forza del nome.
Ma l'esecutivo vuole che i Comuni in bolletta vendano tutto quello che possono e facciano cassa, subito. Così potranno appianare i buchi di bilancio causati dai sempre più ridotti trasferimenti destinati dal Governo.
«In nessun' altra parte d' Europa - dice Emilio Molinari, vice presidente del Comitato Italiano per un Contratto mondiale sull’acqua - si vieta alla mano pubblica di conservare la maggioranza azionaria. Il rischio è che tutto finisca in mano delle grandi Spa e alle multinazionali. E se il servizio non funziona, invece che al tuo sindaco dovrai rivolgerti a un call center».
Un'altra domanda che viene da porsi è: c'è qualche ente o società a cui specificatamente giova questo provvedimento? Raramente si prendono decisioni così impopolari se dietro non ci sono ragioni forti, spinte economiche significative.
Cercando un pò in rete ne viene fuori almeno una di ragione significativa: il Decreto consente la privatizzazione di Acea, colosso dei servizi idrici italiani con più di 8 milioni di utenti, società a maggioranza pubblica quotata i Borsa, per la quale in questi anni sono già state spese numerose battaglie.
Un altro concetto significativo lo esprime Di Pietro nel suo intervento in Parlamento prima del voto:
"Allora mi chiedo: perché lei, signor Presidente del Consiglio che non c'è (non era in aula, come quasi sempre), si mette a fare questa privatizzazione? A chi giova? Giova a quelle multinazionali delle quali lei fa parte con le sue imprese private, in pieno conflitto di interessi. Giova a quelle lobby del potere economico che decidono chi deve vivere e chi deve morire, chi deve respirare e chi deve bere. "
Per approfondire: "Ci hanno rubato anche l’acqua!"
Il tema acqua minerale
Malgrado tutto, negli ultimi anni gli acquedotti italiani, anche grazie a una normativa molto restrittiva, sono riusciti a raggiungere l’obiettivo di fornire acqua potabile di ottima - a volte eccellente - qualità alle nostre case. Nonostante questo, siamo i più grandi consumatori al mondo di acqua in bottiglia, e in vent’anni abbiamo triplicato il quantitativo consumato: ogni italiano beve annualmente poco meno di 200 litri di acqua in bottiglia, ben otto volte la media mondiale e il doppio che nel resto d’Europa.
177 imprese e 287 marchi, 11 miliardi di litri all'anno bevuti da 38 milioni di italiani, quasi 5 miliardi di Euro di fatturato e il primato mondiale di produzione sono i numeri del business “acqua minerale made in Italy”. Un vero affare per un prodotto che scende spontaneamente dal cielo, passa sulla terra e deve essere semplicemente imbottigliato e... pubblicizzato.
E la qualità?
Le reti idriche degli acquedotti italiani sono soggette a una quantità incredibile di controlli (a Milano si eseguono circa 70 analisi al giorno) mentre i produttori di acque minerali hanno obblighi irrisori, si parla di controlli obbligatori solo ogni 5 anni, e affidati a laboratori privati, facilmente “addomesticabili”.
Gli effetti: si scopre che fin dal 2001, undici procure avevano messo fuorilegge, in base ai parametri europei, più di due terzi delle acque minerali italiane (200 marchi su 280) che non rispettavano gli obblighi di legge, indagando anche alcuni laboratori di analisi compiacenti con la lobby dei produttori.
Nel 2003 poi una serie di inchieste, di cui era titolare il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, riscontrarono in molte acque minerali la presenza di idrocarburi al benzene in quantità 10 volte superiore alla media.
Per non parlare dello scandalo del fatto che molte acque minerali non sono altro che acqua micorfiltrata del rubinetto!
Per approfondire: "La grande truffa dell'acqua minerale" e "Qualcuno vuole darcela a bere".
L'acqua nel mondo
La privatizzazione italiana non è che un tassello dell'enorme tema dell'acqua mondiale.
L'acqua sulla Terra è il 40 per cento in meno di trent'anni fa, e nel 2020 tre miliardi di persone resteranno senza. Per questo gli Stati più potenti stanno già sfruttando la situazione per trasformare questa risorsa in bene commerciabile.
L'acqua dolce rappresenta solo il 3% del volume totale presente sulla Terra e per più dei 2⁄3 si trova in pochi ghiacciai (Antardide e Groenlandia sono le principali riserve idriche del globo).
Un ulteriore 30% di acqua dolce si trova in riserve sotterranee e solo meno dell'1% dell'acqua dolce si trova in laghi, fiumi o bacini ed è quindi facilmente accessibile.
Per l'agricoltura soprattutto si ricorre alle falde acquifere sotterranee che però si stanno esaurendo in modo preoccupante in tutto il mondo. Si sta andando sempre più profondamente nelle viscere della terra (anche 300 metri con costi proibitivi di estrazione) proprio dove le fonti non sono rinnovabili.
Il pianeta sta rimanendo a secco e, come sempre, ce ne si accorge tardi. Sotto la spinta della crescita demografica e per effetto dell'inquinamento (di cui per esempio la Cina è il principale responsabile e pur possedendo grandi riserve di acqua dolce è messa piuttosto male), le risorse idriche pro capite negli ultimi trent'anni si sono ridotte del 40 per cento.
Gli ci dicono che nel 2020, quando sulla Terra saremo circa 8 miliardi, il numero delle persone senza accesso all'acqua potabile sarà di 3 miliardi circa.
Le soluzioni finora hanno cercato di aumentare l'offerta piuttosto che di contenere la domanda. Però le grandi dighe sono al centro di dibattiti per gli alti costi umani e ambientali e per la razionalità ecologica, mentre la desalinizzazione, oltre ad avere costi economici proibitivi, presenta forti controindicazioni dal punto di vista ambientale ed energetico.
Questi e altre soluzioni mostrano tutti i loro limiti rispetto al complesso ecosistema del ciclo dell'acqua.
Per contro aumentano le previsioni catastrofiche sulla battaglia che si scatenerà per l'accesso all'"oro blu" del XXI secolo.
"Il whisky è per bere, l'acqua per combattersi", diceva Mark Twain scherzando, ma sono in molti a pensare che nel ventunesimo secolo le dispute sull'accesso all'acqua (il cosiddetto "oro blu") potrebbero causare conflitti globali pesantissimi per tutta l'umanità.
Per approfondire: "Emergenza acqua".
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