
A parte il fatto che, nelle mutate condizioni di oggi, tale strumento appare costoso e farraginoso, Tremonti si dimentica di dire quanto questo strumento sia poca cosa rispetto al problema. Ci vorrebbe ben altro per aiutare le imprese in difficoltà che non un prestito dato alle banche. A parte che queste pure non lo vogliono, si lascia sempre ad esse il coltello dalla parte del manico: infatti il credito alle piccole e medie imprese latita e i lavoratori ne fanno le spese con licenziamenti per chiusure, Cassa Integrazione e Mobilità.
Ma non è tutto.
Ieri a Milano, Berlusconi ha invece preso una posizione diametralmente opposta dal suo eminente Ministro, asserendo che non si può gettare la croce addosso ai banchieri (suoi amici?), che «solo una percentuale minima di imprese non ha ricevuto risposte dal nostro sistema bancario» e che, poiché si utilizzano i soldi dei risparmiatori, non bisogna fare del «cattivo credito».
Berlusconi fa finta di non sapere che attualmente la "riserva obbligatoria" (o riserva frazionaria) che le banche sono abbligate a rispettare è del 2%. Cosa significa?
Significa che, quando io deposito 100 euro, la banca è obbligata a tenere in cassa solo 2 euro, e può prestarne 98 ricavandone interessi.
Significa che le banc

E se il 90 % del capitale ricevuto in prestito è impegnato in attività rischiose o speculative le banche falliscono, come è avvenuto.
Le banche se ne fregano altamente dei piccoli risparmatori (come ben sappiamo essendo che tutti ci abbiamo a che fare e vediamo come ci trattano), le banche perseguono esclusivamente il massimo profitto con i soldi altrui... è la loro mission da quando esistono.
Altro che "cattivo credito da evitare per salvaguardare i soldi dei risparmiatori".
Si tratta di pure fandonia, demagogia pesante e pericolosa. Però... basta ripetere una cosa per far si che sia vera...no?
Ciò spiega i contrasti di opinione con Tremonti, il quale, essendo un economista, non potrebbe mai dire una fregnaccia del genere.
Oltre allo scarso acume dimostrato rimane per certo la sensazione di una certa confusione di idee, della mancanza di dialogo nel governo, e di un'assenza totale di strategie efficaci sulle quali impostare l'azione economica.
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