FINALMENTE ASSISTIAMO AD UN'AZIONE SERIA CONTRO CHI HA MESSO IN GINOCCHIO L'ECONOMIA OCCIDENTALE, CONTRO CHI CI HA PORTATO ALLA CRISI CHE CI STA ATTANAGLIANDO
Offuscata dal polverone mediatico alzatosi per la querelle Fini-Berlusconi, di cui tratteremo un po' più avanti, quando la polvere si sarà posata a terra e saranno più chiare le motivazioni reali e le conseguenze di quanto avvenuto, è passata un po' in secondo piano qualla che -a mio avviso- è un'azione storica oltre che profondamente giusta (come afferma un grande ed equilibrato esperto economico come Federico Rampini su Repubblica) da parte di un Presidente che, all'epoca della sua campagna elettorale, ricevette quasi un milione di dollari di finanziamenti solo da Goldman Sachs.
Una testimonianza di indipendenza veramente encomiabile.
Sorprendente per chi come me non ha mai creduto nell'indipendenza dei presidenti americani dalle lobby che li avevano fatti eleggere.
Le recenti rivelazioni sul ruolo che la Goldman ebbe nel truccare i conti pubblici della Grecia, ingannando la Commissione europea sulla vera entità del deficit di Atene, nonché il rialzarsi dell'inflazione del petrolio e di altre materie prime (terreno dove la speculazione finanziaria gioca il ruolo primario), hanno costituito lo scenario perfetto per lanciare l'offensiva di Obama alla riforma dei mercati. Riforma che, ricordiamolo, faceva parte del suo programma elettorale.
Obama coglie al balzo l'opportunità per "divincolarsi" dall'abbraccio dei banchieri, che avevano cercato di condizionare anche la sua Amministrazione come tutti i governi precedenti, scendendo ieri nella "tana del leone", a Wall Street, pronunciando un discorso di battaglia: una manovra di sfondamento per far passare la riforma dei mercati, superando le resistenze che l'hanno bloccata finora. Il presidente ha pure denunciato "i furiosi sforzi delle lobby" per boicottare le nuove regole.
"Chi segue le regole e gioca a carte scoperte a Wall Street non ha niente da temere dalla riforma finanziaria". Così Barack Obama ha invitato le grandi banche e istituzioni finanziarie ad "unirsi a noi, invece di combattere una riforma fondata sul senso comune, ragionevole e non ideologica".
"La causa principale della recessione è stata la crisi finanziaria, la più grave da molte generazioni. E dietro ci fu un fallimento delle responsabilità, da parte di Wall Street così come dei governi di Washington. In passato, sia sotto le amministrazioni repubblicane che democratiche, è venuta meno la vigilanza contro comportamenti che premiavano le manipolazioni finanziarie, a scapito della produttività e dell'imprenditoria onesta. Guai se lasciamo passare questo momento, questa opportunità di cambiare".
Lo scandalo dei mutui sub-prime prima (qui per approfondire), di Lehman Brothers poi (qui per approfondire), per finire col fatto che i bonus miliardari continuavano ad essere normale costumi negli ambienti finanziari e bancari mondiali (approfondimento), penso abbiano indotto il presidente ad intervenire con la necessaria forza.
Sono stati proprio i bonus di milioni in contanti alla fine di ogni anno a incoraggiare banchieri e operatori a rischiare tutto sulle scommesse a breve termine che hanno portato le banche e l’economia mondiale sull’orlo dell’abisso.
È così che quando Lloyd Blankfein, il capo della Goldman Sachs, «guadagnò» 68 milioni di dollari tra contanti e azioni nel 2007 - anno di utili miliardari per la sua banca - la reazione degli opinionisti, e pure della gente, fu: «Che male c’è?» (Per la cronaca, la reazione degli altri banchieri fu: «Siamo sottopagati...»).
A rincarare la dose ci sono poi stati altri fatti:
-si è scoperto che i top manager di Lehman sapevano della bancarotta e, invece di avvertire, si impegnarono in una manovra illegale per muovere 50 milioni di dollari, al fine di continuare a truccare i bilanci, dimostrando una liquidità che non avevano.
- sono avvenuti alla luce una serie di casi specifici di investitori e manager che avevano capito la caduta e che, proprio mentre il mercato si liquefaceva, hanno fatto fortuna per sé e per i propri clienti
- Morgan Stanley, che non ha avuto utili nel 2009, ha deciso di pagare i banchieri come se fosse ancora nel boom con gli azionisti che si sono giustamente ribellati.
- si è saputo dei dividendi che continuano ad essere distribuiti a dispetto della crisi.
Tutto ciò, posto di fronte alle operazioni di salvataggio lanciate dal governo statunitense, che hanno messo a rischio miliardi di dollari «pubblici» per salvare le banche proprio mentre la disoccupazione stava crescendo e l’economia entrava in recessione, ha pesantemente intaccato la fede del cittadino medio nell’«American Dream».
Perfino un tipo pacato come il presidente Obama si è messo ad attaccare i bonus chiamandoli «osceni» e ricordando ai signori della finanza che lui non è stato eletto per aiutare un gruppo di «fat cats» (i gatti grassi - l’insulto riservato ai «ricconi»).
Inevitabile la condanna -da parte del popolo dei piccoli risparmiatori/investitori- di un modo di fare business aggressivo, rischioso, ossessionato dai profitti a breve termine.
Lehman (e la sua rivale Bear Stearns) sono fallite perché hanno spinto questo erroneo «business model» oltre ogni limite, ma la verità è, per dirla con Mozart, che Così Facevan Tutte (le banche). Alcune più, alcune meno, naturalmente, ma non è una scusa. Prima o poi, banche che giuravano (e tuttora giurano) di avere a cuore solo gli interessi di clienti e azionisti, dovranno ammettere che la loro passione per il denaro facile (e la prospettiva di bonus multimilionari) le ha portate a mettere a rischio tutto: le loro società, la loro industria e perfino l’economia mondiale.
L'atteggiamento di condanna per i ricconi di Wall Street è del tutto nuovo in un Paese dove la capacità di mantenere il proprio livello di vita e i propri impegni economici ha sempre costituito parte essenziale dell’onorabilità pubblica e privata della persona. "È il segno di una crescente rabbia, una crescente consapevolezza che esiste un doppio standard in base al quale le banche sono state salvate e i cittadini invece devono rispettare i loro impegni", secondo Brent T. White, professore di Giurisprudenza alla University of Arizona che ha scritto un saggio sul fenomeno.
Dunque Obama è confortato più che mai anche dall'opinione pubblica, al punto che persino l'opposizione repubblicana non osa più di tanto opporsi e tanto meno proteggere coloro che ha protetto fino a ieri (le multinazionali del credito e i loro big e/o i ceti più ricchi in genere).
1.336 pagine: è la più profonda riforma del settore bancario e delle regole della finanza dai tempi del New Deal di Franklin Roosevelt, dopo la Grande Depressione.
Quattro i capisaldi fondamentali per sanare la finanza ed evitare le patologie dell'ultima crisi.
Primo: più controlli e trasparenza saranno imposti agli hedge fund.
Secondo: le banche avranno una libertà di manovra molto più limitata per il trading nei titoli derivati, quelli che tra l'altro consentono di speculare su petrolio e materie prime.
Terzo: sarà creata una nuova authority, l'agenzia per la protezione del consumatore di servizi finanziari.
Quarto: una tassa speciale sulle banche andrà ad alimentare il fondo per eventuali salvataggi di colossi in crisi, sicché in futuro non debba più essere il contribuente a pagare il conto per i disastri dei banchieri. All'istituzione di questo fondo si accompagna un nuovo potere per la banca centrale, la Federal Reserve: quello di commissariare e poi smembrare un istituto di credito troppo grosso, qualora diventi un pericolo per la stabilità sistemica.
Continua così Presidente Obama!
Riflessioni su immagini e fatti tratti dall'esistenza quotidiana individuale e dalla società. Dice Lo Specchio: "Perché non speculare condividendo le mie riflessioni?"
IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO
Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.
venerdì 23 aprile 2010
Obama: un'azione da grande statista
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