IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.

giovedì 10 giugno 2010

Ma quale parità!

Parlare di parità tra donne e uomini a proposito di pensioni equivale a mentire spudoratamente.
Anzi è una porcheria bella e buona.
Eppure con aria pomposa e virtuosa, convinti di dire qualcosa di equo, civile, moderno, tutti i nostri politici di governo sembrano d’accordo: fissare l’età pensionabile a 65 anni per le lavoratrici pubbliche è un giusto passo sulla via della parità: del resto è un ordine europeo, non ci sono rimedi, non possiamo proprio esimerci...

Alcuni parlamentari dell'oppposizione invece, vedono nel richiamo della Commissione un “curioso aiuto all'esecutivo". Il dubbio viene spontaneo anche a noi.
Sappiamo tutti infatti che indicazioni e richiami europei non sono mai stati considerati ultimatum ineludibili (tanti conti pubblici, in Italia e altri paesi, sarebbero in ben altre condizioni): ben lo sappiamo noi italiani che su tante ben più giuste e urgenti richieste del parlamento europeo abbiamo visto i governi italiani, temporeggiare, traccheggiare, banalizzare, se non del tutto ignorare...
Stranamente le indicazioni europee diventano ora gravemente ineludibili. La verità è che rappresentano il pretesto per fare quanto serve facendo sì che siano i cittadini a pagarne il prezzo.
Quanto alla parità, usare una causa giusta per ottenere un risultato ingiusto è quanto meno vergognoso.
Nel lavoro, tra i due sessi, in Italia più che in altri paesi europei, non esiste parità.
Non solo non è giusto che le donne del pubblico impiego vadano in pensione a 65 anni, ma occorrerebbe che continuassero ad andare in pensione a 60 anni anche quelle del settore privato (ora diventano 61).
Il vero tema non è tanto quello della parificazione dell'età pensionabile, ma della totale mancanza, in Italia, di misure per garantire vera parità di trattamento tra donne e uomini: retribuzione, ingresso e uscita dal mercato del lavoro, carriera, protezione sociale nel corso della vita lavorativa ecc.
Oggi l’Italia è il paese con un tasso di occupazione femminile tra i più bassi dell’Unione europea e in cui le donne si sobbarcano i costi e le fatiche che nei grandi paesi europei sono a carico di tutta la comunità con un sistema moderno ed efficiente di welfare: assegni per i figli, asili nido e scuole a tempo pieno, flessibilità negli orari e nell’organizzazione dei tempi di vita e di lavoro. In Italia tutto grava sulle spalle delle donne e dele nonne (senza le quali la natalità sarebbe ancora più bassa di quella già bassa attuale).
“L’Europa non ci impone di iniziare dalla coda del problema" – ha detto Rosi Bindi - "ci impone di non usare l’età pensionabile delle donne come un alibi per conservare lo status quo di uno scambio, questo sì davvero iniquo, tra la durata del lavoro e un welfare residuale e “fai da te”.

Semplicemente, se gli uomini lavorando svolgono un compito, le donne lavoratrici ne svolgono due. Oltre alle fatiche d’ufficio o di fabbrica, la quasi totalità delle donne deve affrontare le fatiche domestiche e la cura dei figli (come madri e pure come nonne).
O forse, come a casa loro, chi ci governa crede che tutti possano permettersi domestiche, cuoche e istitutrici?
Alle donne sono riservate anche le fatiche della maternità e poi, dopo aver messo al mondo i figli, devono, molto più degli uomini, occuparsi di loro, capirli, aiutarli, curarli, educarli e istruirli.
Vero che ormai le donne hanno una maggiore aspettativa di vita, ma ciò dipende solo dalla loro maggior capacità genetica e storica (retaggio di millenni) di resistere allo sforzo, di gestire lo stress: due lavori svolti con relative responsabilità per venti anni e più stroncherebbero gli uomini ancora più velocemente di quanto non succeda oggi con un solo compito.

Occorrerebbe, quando si sentono notizie come questa alla televisione, usare il senso comune e l'esperienza vissuta per non farsi prendere in giro. Speriamo che tale attitudine si diffonda sempre di più.

2 commenti:

mauro ha detto...

Nel nome dell'economia tutto il mondo sta ripromuovendo i principi macchiavellici , per cui il fine giustifica i mezzi .
Solo la santità che è nel mondo può aiutarlo ad uscire da questo buio !!

mausab ha detto...

Purtroppo -come tu ben implichi- è il fine ad essere sbagliato. Basterebbe riprogrammare il fine: non più avidità ma bene comune!