IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.

lunedì 17 gennaio 2011

Mira-fiori e mire future

Lo stabilimento Fiat si trova nel quartiere di Torino di Mirafiori Sud, che prende nome dal vecchio castello di Mirafiori dei Savoia (andato distrutto).
Da questo castello un tempo i Savoia ammiravano ("miravano") i fiori dei campi che lo attorniavano. I fiori che ritroviamo oggi nell'area sono tutt'altro che piacevoli e profumati.
Nello stabilimento industriale più grande d'Italia, dove un tempo lavoravano 100.000 persone, si ritrovano ora in 12.000 circa.
Sono ormai anni e anni, e i torinesi lo sanno bene, che la riduzione degli organici falcidia la Fiat e che si parla di dismissione di questa enorme area industriale...


Le ultime vicende un merito lo hanno avuto, riportare i riflettori per un momento (purtroppo forse già svanito, ricoperto dagli ennesimi problemi del nostro premier attorno ai quali pare girare l'Italia in barba a ogni crisi o necessità sociale) sul lavoro, sui suoi problemi, su una classe dimenticata, quella dei lavoratori dipendenti che tutti sfruttano ma che portano alle casse dello Stato il 90% dell'IRPEF!
Non solo i più sfruttati e sottopagati sono quelli che tengono in piedi l'Italia, ma ora sono pure costretti ad una vera e propria "guerra dei poveri", scatenata solo per fare gli interessi della parte che li sfrutta... e questo è veramente mostruoso...
Hanno vinto i sì all'accordo (che accordo non è, nel senso che accordo vorrebbe dire che tutte le parti hanno guadagnato qualcosa), come tutti sanno.
Marchionne ovvero la Fiat che egli guida, hanno ottenuto lo stralcio del Contratto Nazionale e nuove regole per i lavoratori, regole che renderanno più pesante il lavoro degli operai, che incidono sul diritto di sciopero e sulle rappresentanze sindacali.
Tutto è parso concentrarsi sul fatto che con queste nuove regole la Fiat potrà risparmiare e quindi continuare a produrre a Torino. E sorvoliamo sul fatto che voglia produrre SUV tutt'altro che ecocompatibili...
La realtà è un altra.
Si pensi solo che il costo del lavoro incide per il solo 7% circa sul costo totale (costituito prevalentemente da materiali, servizi, costi generali, pubblicità, costi fissi ecc.).
E' ovvio che non è certo con 10 minuti sottratti ai lavoratori in linea (per quanto per essi sia vitale, come mi testimoniava il mio caro amico Pino, da anni alla catena di montaggio), o facendo qualche sciopero in meno e qualche ora di straordinario in più, che si può risollevare il profitto della Fiat. Se a questo poi aggiungiamo la mancanza di modelli nuovi, la certezza di un anno di cassa integrazione per il 2011, il quadro è piuttosto evidente: gli obbiettivi veri erano altri, meramente sociali ed economici.
Complice un governo che invece di fare da mediatore (come sempre avvenuto in passato, per salvaguardare l'importanza sociale delle aziende) si è distinto per lo schieramento palese dalla parte della direzione Fiat, si è dato spazio e concretezza a una sorta di testa di ponte al fine di mettere in discussione definitivamente un modello di diritti conquistati dai lavoratori in 60 anni di sforzi e sacrifici.
Ora non ci sarà più fine a questo modo di interpretare il rapporto di lavoro... A tutto beneficio dei giovani e delle prossime generazioni!
Inoltre si tratta di un mezzo semplice ed efficace per alzare il valore delle azioni Fiat (che come si sa hanno ben poco a che vedere con il reale valore industriale dell'azienda torinese) aumentandone l'appeal mediatico attraverso le manovre che comunemente vengono apprezzate dall'alta finanza.
Marchionne, oltre al suo piccolo stipendio fisso di 4.600.000 € annui, ha anche un congruo tornaconto in azioni, le cosiddette stock-option, che portano il suo guadagno a quei 145 milioni di euro calcolati recentemente.
Come sempre è l'avidità, quella dei pochi contro i molti, quella che desidera massimizzare il profitto di breve periodo, a guidare le azioni umane.
Finché sarà così non vi saranno molte speranze per il futuro terreno delle moltitudini sfruttate a livello planetario.
Solo coloro che puntano ad una ricompensa nell'aldilà possono dormire sonni tranquilli.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Pienamente d'accordo, sottoscrivo in pieno. Grazie per la chiara e precisa analisi

mausab ha detto...

Le conferme da Marchionne stesso:

MILANO - Dopo Pomigliano e Mirafiori il nuovo contratto investirà anche Melfi e Cassino. È quanto afferma Sergio Marchionne nell'intervista a Repubblica che, rispondendo ad una specifica domanda, sostiene che «non c'è alternativa». «Non possiamo vivere in due mondi - afferma Marchionne - Io spero che, visto l'accordo alla prova, non vorranno vivere nel secondo mondo nemmeno gli operai».
UTILI AGLI OPERAI - Marchionne ha poi promesso di alzare i salari se riuscirà a ridurre i costi di utilizzo degli impianti oltre a quelli del lavoro: «Possiamo arrivare al livello della Germania e della Francia. Io sono pronto». L'ad di Fiat si è anche detto disposto a far partecipare gli operai agli utili. «Ci arriveremo - ha affermato -. Voglio arrivarci. Ma prima di parteciparli gli utili dobbiamo farli».

L'ALFA - Alla domanda relativa alla possibilità di vendere l'Alfa Romeo Marchionne è lapidario: «Fossi matto, è roba nostra». «Grazie a Chrysler l'Alfa arriverà in America, con una rete di 2 mila concessionari, e farà il botto». Marchionne, inoltre, afferma di non voler vendere anche la parte relativa ai veicoli industriali. «Manco di notte - risponde alla specifica domanda -. E l'arroganza tedesca, gliela raccomando. Quando volevo comprare Opel non me l'hanno data perché ero italiano...».

PIÙ TESTE - L'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne risponde poi ad una domanda sulla localizzazione della «testa» decisionale del gruppo automobilistico: «Bisognerà abituarsi al fatto che avremo più teste, a Torino, a Detroit, in Brasile, in Turchia, spero in Cina. Ma un cuore solo. Così rimarranno vive quelle quattro lettere del marchio Fiat. Vediamole. Fabbrica: produciamo ancora, vogliamo produrre di più. Italiana: siamo qui e non vendiamo nulla. Automobili: resta il cuore del business. Torino: se ha dei dubbi, apra la mia finestra e guardi fuori». Sulle nuove auto prodotte a Mirafiori, poi, aggiunge: «il Centro Stile rimane qui, il design, ma anche i progetti, le piattaforme di origine: la piattaforma della Giulietta è nata qui, è stata riadattata negli Usa, adesso torna qui per fare da base ai Suv Jeep e Alfa».

FIOM - «La Fiom ha costruito un capolavoro mediatico, mistificando la realtà, ma ci è riuscita» ha aggiunto Marchionne. «Noi, che siamo presenti in tutto il mondo, dal punto di vista culturale siamo stati una ciofeca, e la colpa è soltanto mia - ha continuato l'ad di Fiat -. Ho sottovalutato l'impatto mediatico di questa partita, ho sottovalutato un sindacato che aveva obiettivi politici e non di rappresentanza di un interesse specifico, come invece accade negli Usa». Marchionne nega poi di aver cercato la rottura con la Fiom: «Quel che volevo rompere era questo sistema ingessato, dove tutti sanno che noi imprese italiane siamo fuori dalla competitività, non possiamo farcela, eppure tutti fanno finta di niente». «Io parlavo una lingua, loro l'altra - ha detto ancora Marchionne - Tutti facevamo riferimento alla realtà: ma io alla realtà di oggi, così com'è nel mondo globale, la Fiom alla realtà del passato, quella che si è trascinata fin qui impantanandoci fino al collo, come Italia».

Redazione online
18 gennaio 2011
http://www.corriere.it/economia/11_gennaio_18/marchionne-intervista-alfa_0f4c1f76-22dd-11e0-b943-00144f02aabc.shtml

mausab ha detto...
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