
In poche parole si possono riassumere in una frase emblematica che immagino di poter riferire ai responsabili della situazione in cui siamo: ma come avete potuto, voi, classe dirigente del mondo, asservirvi a tal punto alle forze oscure dell'avidità e dell'egoismo, da portare il mondo e chi lo abita a questo punto? Al punto da segare il ramo su cui voi stessi siete seduti?
Un tempo, agli albori del capitalismo, quando si comprava una quota di un'azienda, quando si sottoscriveva una parte del suo capitale, avendo fiducia in chi ci lavorava, lo si faceva per percepire gli interessi che l'attività della società poteva rendere. Cose concrete, tangibili.
Nelle borse attuali gli interessi non contano più nulla. Si specula sul valore delle azioni, sul capitale, che ormai non ha nulla a che vedere col vero valore di una società.
Le leve degli strumenti finanziari sempre più sofisticati hanno poi drogato un mercato già di per sè instabile assicurando facili guadagni con piccoli capitali di rischio, facili speculazioni per qualsiasi attore. Piano piano anche le nazioni sono diventate troppo piccole anch'esse per società di fondi che gestiscono capitali più elevati dei PIL dei paesi più industrializzati.
Tutto questo è diventato virtuale, posticcio, in preda agli umori dei principali attori del mercato, alla paura e all'avidità dei pochi.
Ed è tutto precario, basato sul nulla, un equilibrio instabile che si può incrinare (e che si è incrinato) facilissimamente.
La ricchezza finta, che ci taglieggia quotidianamente, risiede nei bit dei computer, la ricchezza vera, le risorse della terra, vengono espropriate ai cittadini falliti per finire nelle mani dei pochi che hanno il potere.
E dopo che anche gli stati saranno depredati, cosa succederà?
Gli stati a loro volta hanno governi iniqui, zeppi di personaggi oscuri che mirano al solo tornaconto personale, pronti a vendere la madre per il proprio vantaggio.
Per fare solo uno dei numerosi esempi, un esempio che riguarda noi italiani, possiamo dire che in questo momento in Italia coesistono due fenomeni apparentemente contrapposti: da una parte un comparto industriale che riesce a riprendersi lentamente arrivando addirittura ad aumentare significativamente le proprie esportazioni, e dall'altro uno Stato che viene pesantemente attaccato e penalizzato dalla speculazione dei mercati, il cui rating di fiducia viene pesantemente abbassato, la cui classe dirigente non è in grado di fare nemmeno la bieca politica indicatagli dalla BCE.
L'Italia industriale riesce ad essere competitiva malgrado i suoi governanti e anche malgrado il menefreghismo di tanti suoi cittadini evasori. Cosa potrebbe fare se ben governata e civicamente rispettata?
Ci si ritrova oggi con i danni accumulati in 50 anni di malgoverno e corruzione, con decisioni prese di governo in governo che hanno portato a questo punto. Governi conniventi e supini agli interessi economici e alle clientele.
Un sistema bancario che è stato in grado di indebitarsi oltre il lecito, con speculazioni che ora deve pagare, e che chiede al bilancio pubblico di essere sostenuto. Gli stessi che ha depredato ora devono pure pagare. E i manager continuano a guadagnare milioni, a prescindere.
Oggi il governo Berlusconi ha intascato l'ennesima fiducia a fronte di un manipolo di deputati eletti con una scellerata legge elettorale che li rende fedeli solo a chi li ha messi in lista, totalmente sconnessi dagli elettori.
E' assurdo pensare che questo governo abbia la capacità e l’interesse di risanare e risollevare il paese. Se ha un disegno, è un disegno opposto a questo: sfruttare l’emergenza per fare passare quanto di peggio ai cittadini impauriti. Da quando la crisi incalza, la qualità della sua gestione peggiora, anziché migliorare. Non ha più progetti. Punta solo a far quadrare i conti dell’esercizio in corso. E non ci riesce. Anche perchè con misure che penalizzano i redditi non si possono incassare più tasse. Tagliando 10 in maggiori tasse e minori servizi, si perde 20 in minori consumi e perdite di posti di lavoro e depressione della domanda interna.
Assurdo è pensare o proporre di trasferire ulteriori risorse, togliendole alla sua vittima, alla società civile. Sa che il sistema è prossimo a saltare e vede che già ora l’UE e la BCE le portano via le leve del potere, la sovranità e la politica monetaria, fiscale, creditizia, previdenziale… Quindi arraffa l’arraffabile. Non può pensare a lungo termine nè ad altro che al proprio lucro e a non finire in galera.

E in proposito spendiamo due parole anche sulla lettera della BCE al nostro governo. Si è trattato di una ingerenza pesantissima oltre che di un vero e proprio manifesto liberista di durezza inaudita. Chiedeva misure come la liberalizzazione totale dei servizi pubblici locali, in totale spregio della volontà dei cittadini che col referendum hanno bocciato la privatizzazione dell’acqua; interveniva sul mercato del lavoro addirittura con una intromissione sul piano delle relazioni sindacali dando i suoi giudizi sull’accordo del 28 giugno e sulla necessità di aumentare ancora la flessibilità del lavoro; si spingeva a chiedere una revisione delle norme che regolano assunzioni e licenziamenti (misura poi recepita dal ministro Sacconi con l’articolo 8 della manovra); chiedeva di andare ancora oltre sul piano della riforma delle pensioni; infine, si spingeva fino a consigliare non più solo il blocco del turn-over ma la riduzione degli stipendi pubblici, tra i più bassi d’Europa, come è già successo in Grecia.
E non diceva nulla sulle rendite finanziarie, sui grandi patrimoni, e sull'evasione fiscale soprattutto, il vero problema economico italiano, che porta chi paga le tasse (lavoratori e pensionati) a pagarle per chi non le paga. Un’omissione grave, e che che getta una luce molto inquietante sull'italiano futuro presidente della Banca centrale europea.
Questi uomini che si preoccupano di rassicurare i mercati, le grandi banche, le assicurazioni e le società finanziarie pieni di titoli di Stato italiani, questi uomini che temono la pur minima forma di insolvenza nei confronti dei pochi e se ne fregano della maggioranza, che uomini sono?
Tra l’altro, a consigliare di tagliare le pensioni e ridurre gli stipendi pubblici è un uomo come Draghi che percepisce una ricchissima pensione pubblica, di oltre 14 mila euro lordi al mese.
Quella della BCE non è quindi solo una lettera di intenti, un consiglio affettuoso a un governo dell’Unione, ma un manifesto shock che non tiene conto delle lezioni degli ultimi venti anni – tutte all’insegna della flessibilità del lavoro, dei tagli alle pensioni, del congelamento dei salari, con i risultati che sappiamo – e deve far riflettere sul futuro che ci aspetta, anche dopo un eventuale caduta del governo Berlusconi.
E deve far riflettere anche sulle strutture dell'Unione Europea: non è giusto questo enorme potere nelle mani di organismi non eletti e lo scarso peso del parlamento eletto invece con elezioni popolari. BCE e Commissione Europea dovrebbero muoversi solo su mandato degli organismi eletti, non permettersi ingerenze del genere senza alcun controllo!
Una lettera del genere avrebbe dovuto indignare qualsiasi governo italiano, senza distinzione di colore o di appartenenza. Invece nulla...
Anzi, tutti la citano come una raccomandazione da seguire, purtroppo anche da parte di esponenti di rilievo dei partiti di opposizione, o illustri opinionisti di opposizione (vedasi Scalfari su La Repubblica di ieri).
Non ci siamo. A quando un cambiamento che azzeri questa connivente classe politica e ne faccia emergere una che abbia veramente a cuore le sorti della gente e del paese?
Italiani, almeno voi, svegliatevi! Non è mai troppo tardi, non è mai troppo presto.
Il paese degli asini
Una favola-metafora che spiega chiaramente cosa accade oggi nel mondo
Un uomo in giacca e cravatta è apparso un giorno in un villaggio.
In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni asino che gli fosse stato offerto. I contadini erano effettivamente un po' sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua. L'uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tante persone gli vendettero i propri animali. Il giorno seguente, offrì 300 € a quelli che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio. Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne andò dal villaggio.
Il giorno dopo, affidò al suo socio il gregge che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l'ordine di vendere le bestie a 400 € l'una. Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 €, la settimana successiva tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti e, per far ciò, si indebitarono con la banca.
Come era prevedibile, i due uomini d'affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli. Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti. Il costo dell'asino era crollato. Gli animali furono sequestrati ed affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere.
Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune.
Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore).
Eppure quest'ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio né quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti.
Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l'aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia.
Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità ... Venne innalzata l'età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate.
Dicevano che era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini.
Questa triste storia diventa più gustosa quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un isola delle Bermuda, acquistata con il sudore della fronte. Noi li chiamiamo fratelli Mercato.
Molto generosamente, hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del sindaco uscente.
Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio.
E voi, cosa fareste al posto loro? Che cosa farete?
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