IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.

mercoledì 4 aprile 2012

DALLA TASSAZIONE ALLA DOMINAZIONE

MECCANISMI SOCIOECONOMICI DI ASSERVIMENTO SUL PIANO MATERIALE

 PARTE 1 - Tassazione


"Redditi, metà italiani sotto 15mila euro più di 10 milioni non pagano l'Irpef", titolano i maggiori quotidiani, e la cosa grave è che non ci sorprende. 
Dall'ultima indagine della Banca d'Italia del 2010, risulta che il 45% della ricchezza è detenuto dal 10% delle famiglie più ricche. 
La novità, a mio parere, è che ormai da un po' di anni, del restante 90% che potremmo definire la classe medio-bassa di reddito, non fanno solo più parte dipendenti e pensionati ma, in crescita costante, anche tanti piccoli imprenditori, commercianti, società individuali, piccoli artigiani, partite IVA, fino a toccare anche datori di lavoro di medio piccole aziende che ormai condividono le ristrettezze economiche e le angosce dei loro dipendenti (un elemento che ce lo prova sono i casi di suicidio che tra questi si stanno moltiplicando).
La differenza che ancora separa questa nuova classe di dominati dai dipendenti e dai pensionati, è la possibilità di scegliere -pur rischiando- se eludere o evadere una parte delle imposte, anche se per una parte sempre più significativa di essi si tratta dell'unico modo per sopravvivere in un paese dove una tassazione iniqua ha raggiunto livelli troppo elevati. 
Questo in ragione del fatto che una classe politica incapace e attenta al solo consenso particolare, di destra o sinistra che fosse, non ha mai voluto mettere mano a una seria riforma fiscale, costringendo di fatto chi paga le tasse a pagarle anche per chi non le paga
Solo uno Stato ingiusto e incapace prende i soldi dove è facile farlo, dove, tassando alla fonte le persone fisiche che non possono sfuggire al prelievo, già è grande la sofferenza. La beffa è che ci racconta che "non ci sono alternative". 
Ecco perchè lavoratori dipendenti e pensionati sono in pratica depredati senza nemmeno lontanamente poter godere di un perequato livello di servizi. Anzi, questi ultimi, vengono progressivamente tagliati o eliminati sia a livello statale che a livello più locale (dalla sanità, ai trasporti pendolari, ai servizi alla famiglia) e proprio nel momento di maggiore necessità, nel quale la crisi si fa maggiormente sentire.
Tagliare i servizi e aumentare le tasse dirette e indirette, e dunque anche i costi dell'energia, del riscaldamento, degli alimenti, dei trasporti, sembra essere diventato l'unico modo per affrontare la crisi che ci ha colpito. Tutti gli economisti ci dicono che per uscirne occorrono misure non depressive. Lo stesso Governo parla di "sviluppo" ma si tratta per lo più di uno slogan ormai vuoto, che suona quasi canzonatorio alla luce dei provvedimenti presi e in corso d'esame.
Ma andiamo con ordine.
Il rapporto 2011 del Dipartimento delle Finanze sulle entrate tributarie, per altro non facilissimo da leggere (vedi Nota1 in fondo), ci dice che su un totale di 412 miliardi di euro di entrate per Imposte nel 2011, per difetto, almeno 284 miliardi di € vengono pagati da lavoratori e pensionati, pari al 70% circa. 
Considerando anche le imposte figurative, ovvero quelle pagate dai pensionati, che però sono solo soldi che lo Stato non eroga materialmente decurtandoli alla fonte, per cui non rientrano nella tabella delle entrate per imposte, c'è chi (vedi qui e qui) ha calcolato che lavoratori e pensionati pagano il 90% delle tasse italiane.

Aggiungiamo poi che:
  • La pressione fiscale sui redditi dei dipendenti, compresa la parte in nero, è del 56,7%, quella sugli imprenditori del 15,4%.
  • Dipendenti e pensionati rappresentano l'85% dei dichiaranti il 90% dei redditi dichiarati. Questa percentuale sale al 91% dei redditi imponibili.
  • I redditi dei dieci individui più ricchi sono pari a quelli di 3 milioni di poveri.
  • A dichiarare redditi sopra i 150 mila euro sono quasi tutti dipendenti e pensionati. Per questo occorrerebbe guardare alla ricchezza, e non al reddito. E se il 45% della ricchezza è detenuto dal 10% della popolazione, e di questo 10% presumiamo non facciano parte né i lavoratori dipendenti, né i pensionati, nè i tanti piccoli imprenditori che a malapena sopravvivono, ci rendiamo conto della sperequazione enorme in atto nel paese, a tutto danno delle fasce meno abbienti.
  • Il PIL italiano nel 2011 è stato (a prezzi di mercato) pari a 1.580 miliardi di euro correnti. L'evasione, senza tenere conto della criminalità e della corruzione della classe politica (la "cleptocrazia" che oltre a governarci male depreda le risorse pubbliche), sottrae alla tassazione qualcosa che le stime più contenute valutano a non inferiore ad un quinto (316 miliardi di €) del PIL annuale, pari a circa 83 miliardi di euro di mancate entrate del fisco.
  • Se si esclude dal calcolo del PIL la quota di sommerso per calcolare la pressione fiscale effettiva (ossia quella che deve sopportare chi realmente paga le tasse, senza prendere in considerazione gli evasori), in Italia, chi è fedele al Fisco sopporta una pressione fiscale pari al 55%, un dato senza eguali tanto in Europa, quanto nel resto del mondo. Dietro lo stivale, ma ben distanziati, si piazzano il Belgio (48%) e la Svezia (46-47%).
  • L'evasione diffusa proviene sostanzialmente da imprese (anche individuali) con meno di 5 milioni di fatturato, sia che evadano per ‘sopravvivenza', sia quelle che evadano per realizzare ‘extra profitti'. 
  • I redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati sono quelli maggiormente gravati anche dalla tassazione regionale e locale che negli ultimi 10 anni è raddoppiata, arrivando al 6% del PIL. 
In queste condizioni il principio costituzionale dell'equità del prelievo fiscale si traduce solo nell'imposizione sui redditi delle persone fisiche di chi dichiara, ovvero -come abbiamo visto- sostanzialmente dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. 
Il livello di ingiustizia raggiunto nei confronti di queste categorie, soggette a ritenuta di imposta alla fonte, è da tempo al di là di ogni credibilità e legittimazione sociale. 

Tuttavia questo era solo il 2011...
Cosa succederà nel 2012 con il nostro nuovo governo tecnico? Si cercherà di porre rimedio a questo stato di enorme ingiustizia e sperequazione? 
Ancora una volta no! Scatta l'ennesima trappola del T.I.N.A., "there is no alternative", frase coniata dalla lady di ferro Margaret Thatcher (cui per altro il nostro Monti viene spesso paragonato ultimamente). 


La menzogna di Stato del T.I.N.A. 


Ecco in proposito una sommaria elencazione di cosa è successo da fine 2011 in avanti:
  • Il Governo Berlusconi è in crisi, screditato a tutti i livelli, soprattutto internazionali, e ad agosto viene svelata dal Corriere della Sera una lettera della BCE, firmata Draghi e Trichet, con una serie di punti da rispettare, nell'ordine aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, miglioramento della qualità dei servizi pubblici, ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro; due manovre assai dure fatte di sole tasse soprattutto a carico dei soliti ceti popolari non sono sufficienti a "rassicurare i mercati" la speculazione incalza, lo spread sale a livelli insopportabili (per un sistema sbagliato, non approvato democraticamente, che ci costringe a finanziare il debito pubblico sul mercato dei titoli), ci dicono che "la politica non ce la fa, non ci sono alternative ad un governo super partes, tecnico, guidato da Mario Monti"; perchè Monti e non un altro, non è mai stato chiarito bene da nessuno (possiamo solo fare delle ipotesi, che vedremo dopo)  e allora, anche se Monti non l'ha votato nessuno, questi viene "paracadutato" dal nostro presidente Napolitano, di cui gli italiani si fidano, in men che non si dica (fulmineamente, in tempi mai visti nell'epoca repubblicana) a Palazzo Chigi; e fin qui agli italiani sta bene, anche perchè dopo aver patito per troppo tempo le bassezze e la scarsa credibilità internazionale del suo predecessore, non vanno troppo per il sottile a vedere chi sia e cosa abbia fatto prima il personaggio, e poi Monti afferma pomposamente "rigore, sviluppo ed equità", per cui il "fidiamoci"diventa inevitabile... 
  • "lo spread incalza, non c'è tempo e allora per fare qualcosa di valido che convinca i mercati non c'è alternativa a toccare le  pensioni", e qui gli italiani rimangono un po' male (anche perchè era solo il quarto punto della lettera BCE, chissà come mai questa scelta?), ma resistono; qualcuno (anche illustri VIP) pensava che una patrimoniale potesse anch'essa essere giustificata ed equa, però, pensano i più, "ci sarà tempo per l'equità e lo sviluppo, e in fin dei conti sono professori e sapranno quello che fanno"... il fatto che decidano di togliere l'adeguamento al costo della vita dei redditi minimi da pensione (il famoso pianto della Fornero), che si dimentichino 350.000 esodati, l'occupazione giovanile ne sia inficiata, e non facciano nulla per chi perde il lavoro dopo i 50 anni, però, comincia a dare una certa inquietudine; "l'equità manca ancora ma aspettiamo con fiducia" pensano i più; sul tema patrimoniale Monti dice che la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa (IMU) è una piccola patrimoniale, peccato però che l'80% degli italiani sia proprietario e che, malgrado gli sgravi, una tassa indiretta colpisce di più chi ha redditi bassi, ma gli italiani sorvolano, "per salvare l'Italia tutti devono fare sacrifici"... il fatto che ai capitali scudati facciano il solletico con l'1,5% suscita l'indignazione molti ma i più non vi fanno caso... 
  • "abbiamo bisogno di risorse per cui non c'è alternativa ad alzare le tasse indirette", ed ecco gli aumenti dell'IVA e delle accise sui carburanti (che già è il 60% del prezzo alla pompa), tutto costerà di più quindi, la gente comprerà ancora meno e il commercio interno sarà in difficoltà, "però per lo sviluppo c'è tempo" continuano a pensare in tanti; le tasse indirette colpiscono in modo non equo, perchè tutti devono mangiare e spostarsi, sia i ricchi che i poveri, e quindi non c'è molta equità, "però aspettiamo, arriverà anche questa"; 
  • "non c'è alternativa, ora aiuteremo gli italiani con le liberalizzazioni", il governo strombazza ai quattro venti misure draconiane di concorrenza che faranno risparmiare miliardi agli italiani; e questi gongolano tutti: "eccola finalmente l'equità, costeranno meno banche, assicurazioni, energia, la pubblica amministrazione pagherà i debiti pregressi alle aziende che stanno fallendo perchè non ricevono credito, e forse troveremo i farmaci anche nelle parafarmacie e pagheremo meno i taxi, anche se di queste due ultime cose non è che si senta tutta questa necessità"... tutti contenti ma, la montagna partorisce un topolino, persino i tassisti la sgamano! E le banche? Lo scandalo delle commissioni promesse gratuite (soprattutto a favore dei pensionati costretti ad aprire un conto per avere la pensione) è sotto gli occhi di tutti; gli italiani scoprono che il Governo sa essere forte coi deboli e debole coi forti, e il dubbio ormai regna sovrano... rimane solo la credibilità internazionale, "meglio di niente" si dicono in molti;
  • "la BCE ce lo chiede, non c'è alternativa a riformare il mercato del lavoro, dobbiamo aiutare i giovani precari e rendere più facili i licenziamenti, così attireremo chi vuole investire in Italia"; "strano", pensiamo in tanti (e non solo i lavoratori ma anche imprenditori di ogni tipo), "credevamo che fosse il lavoro a mancare, che ora fosse venuto il momento dello sviluppo, della crescita...", tutti gli economisti (nonchè la lettera BCE, che lo mette al primo punto) ci dicono che gli investimenti sono attirati da infrastrutture, servizi, credito agevolato, tasse basse, poca burocrazia, giustizia rapida, ma su questo tutto tace... eppure si tratta di cose che lo Stato può, anzi deve fare, e sono anni che non le fa: niente... malgrado la stessa lettera della BCE parlasse, insieme alla necessità di una revisione accurata delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti anche di un "sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi" scopriamo che invece non c'è alternativa a riformare l'articolo 18, e insieme anche gli ammortizzatori sociali, eliminando la cassa integrazione straordinaria (quella che dura due anni quando chiude un azienda) e la mobilità (1 anno per i giovani, 2 anni per i 40enni e 3 anni ai 50enni). Fino a ieri se un'azienda chiudeva ai due anni di cassa straordinaria si aggiungeva la mobilità. Ora rimane solo questa ASPI di un anno, al massimo 18 mesi per i 50enni.  "Se il Governo non rivedrà il discorso mobilità, sarà una vera ecatombe sociale", disse il segretario CISL Bonanni (non di Landini!) qualche tempo fa.. Questo è il vero problema, non l'articolo 18. Purtroppo non ne parla nessuno, fanno tutti finta di nulla, partiti compresi. Altro che "paccate di miliardi"! Il "pacco" è quello che ci prepara il Governo. La verità, se passasse questa riforma nei termini in cui ne hanno parlato, è che lo Stato va a risparmiare, non a fare di più per chi è in difficoltà, messo già in ginocchio dalla riforma delle pensioni. "Ma non basta, "le aziende devono poter licenziare più facilmente"... questo sì che è equo! Già ora le giuste cause e i giustificati motivi permettono di licenziare con una certa ricorrenza e facilità (si veda questo post), senza freni legislativi... se faranno passare qualsiasi licenziamento come "economico" (pare sia in corso qualche correttivo ma sarà comunque più facile di ora), non ci saranno freni, non solo ai licenziamenti, ma ai ricatti che facilmente possono indurre ad accettare riduzioni dello stipendio o del salario o condizioni di lavoro più pesanti: e qui gli italiani si stanno accorgendo che qualche cosa non va, che delle tre famose colonne, equità, sviluppo e rigore, è rimasta solo l'ultima, e a senso unico; persino il PD di Bersani, supino fino a ieri nell'appoggio al professore, subissato da ingiurie e dissensi dalla base, ha avuto l'ardire di affermare che "se politici e tecnici non convincono gli italiani sotto la pelle del paese ce n'è abbastanzaper prendere a cazzotti politici e tecnici’‘, replicando ad un Monti sempre più indisponente, che dall'estero aveva evocato il consenso più alto degli italiani per il governo dei tecnici ma non per i partiti. Stupisce tutti poi il fatto che tale riforma debba valere solo per il comparto privato e non per i dipendenti pubblici, creando di fatto una contrapposizione tra poveri a andando contro il principio di eguaglianza garantito dalla Costituzione (magari solo in attesa del prossimo "colpo di spread" per arrivare pure a loro... come accaduto in Grecia). Le ultime notizie ci dicono che un accordo si troverà per i licenziamenti economici, ma state certi che sarà una "via di mezzo" che non restituirà le garanzie precedenti.
Gli italiani si stanno accorgendo che il decisionismo dei professori è a senso unico, bastona lavoratori, pensionati, precari, disoccupati e pure piccoli imprenditori e medio piccole aziende (non facendo nulla per concedere credito e defiscalizzare il lavoro), ed accarezza le grandi ricchezze.
Il primo articolo della nostra Costituzione dice: l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione..
L'articolo 4 cita: la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo dirittoL'articolo 36 poi dice: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
Le incongruenze sorgono spontanee: 
  • Monti è stato imposto "dai mercati", con l'aiuto del Presidente Napolitano, agli italiani senza il loro consenso, e questo non è molto in sintonia col "democratica" dell'articolo 1;
  • la Repubblica è fondata sul lavoro e invece di privilegiare delle riforme serie per attirarne altro, e per non farlo andare via (ricordiamo l'approvazione di Monti a Marchionne con la famosa frase "ha diritto di investire dove vuole"), si parte subito dal mettere i lavoratori in condizioni di maggiore ricattabilità, togliendo anche le certezze che gli ammortizzatori sociali precedenti garantivano.  
Già solo per queste ragioni si configurerebbe il reato di attentato alla Costituzione.


La tenaglia che si stringe sui deboli

Il Governo fa finta di dimenticarsi che no
n si investe in Italia in nuove aziende perchè il costo del lavoro è altissimo a causa delle tasse che lo gravano pur percependo i lavoratori i salari più bassi d'Europa. Perchè non iniziare dal cuneo fiscale dunque (ridurre le tasse sul lavoro per chi investe in Italia, quindi sui nuovi posti di lavoro)? O da un effettiva agevolazione del credito da parte delle banche che invece incassano le centinaia di miliardi della BCE al tasso dell'1% per specularci sopra. O da un provvedimento che garantisca che almeno lo Stato inizi a pagare i suoi debiti al massimo a 90 giorni per evitare che i fornitori debbano essere strozzati dalle banche. O da infrastrutture (autostrade, ferrovie ecc. che creerebbero lavoro ulteriore e aiuterebbero la crescita). O da una giustizia rapida ed efficiente. O dalla lotta alla corruzione e alle mafie che tassano molto meglio dello Stato. O dall'incentivo agli investimenti? O dal dare impulso alla ricerca e all'innovazione? O dai servizi e dalla semplificazione della burocrazia? O dal ridurre i costi dell'energia (anch'essi pesantemente tassati)? 
Se i ministri usassero lo stesso metro decisionista che hanno usato per il taglio delle pensioni (che tanto è piaciuto agli italiani e che la Fornero sfodera ad ogni incontro con i sindacati) e per la riforma del lavoro, avrebbero potuto e dovuto:
  • introdurre una vera ed equa tassa patrimoniale (tutti i cittadini sono uguali cita l'articolo 3 della costituzione, e l'articolo 53 dice che si deve concorrere alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva e che le tasse devono essere progressive);
  • fare una riforma fiscale che incroci nelle dichiarazioni, in modo appropriato e ben articolato (non occorre inventare nulla, avviene in molti altri paesi), gli interessi di chi acquista e chi vende in modo da fare emergere i redditi "in nero", potendo anche così abbassare le aliquote insostenibili per chi deve pagare le tasse anche per chi non le paga;
  • tassare le rendite finanziarie in modo simile agli altri redditi;
  • condurre trattative con la Svizzera e gli altri paradisi fiscali, come altri paesi europei hanno fatto, per tassare adeguatamente i patrimoni che vanno all'estero su cui non sono state pagate le tasse;
  • ridurre le spese militari (prima di togliere i soldi ai poveri pensionati con 1000 € di pensione!);
  • tagliare i costi della politica (ridotto il numero di parlamentari almeno della metà, in USA cono 600 per 320 milioni di persone!) e le pensioni d'oro anche per chi fa solo una legislatura, privilegi, auto blu ecc. ridotto gli stipendi di consiglieri regionali e provinciali, di tutti i numerosissimi incarichi in società del parastato, eliminato i doppi e tripli incarichi;
  • fare una legge contro la corruzione nella politica e nella P.A. (che vale da sola 60 miliardi di € annui);
  • inasprire la lotta alle mafie e alla criminalità e tagliato i collegamenti con il settore degli appalti pubblici;
  • varare leggi apposite sull'efficienza della P.A. come la stessa lettera BCE chiede;
  • fatto pagare meglio l'ICI al Vaticano per il quale già si predispongono le maglie larghe in cui infilarsi;
  • indire l’asta per le frequenze televisive;
  • cambiare la legge Gasparri sulla Rai;
  • annullare la legge elettorale di Calderoli ,
  • definire un intervento decisivo per salvare la giustizia dallo sfascio delle prescrizioni e del taglio del personale;
  • agevolare effettivamente il credito alle piccole e medie aziende da parte delle banche, gli unici enti ad essere invece aiutati dallo Stato e senza garanzie di ritorno, oltretutto essendo state direttamente o indirettamente le cause dell'attuale crisi; per dirne una su tutte si pensi che attualmente le piccole medie aziende, cui le banche non fanno più credito, sono costrette a scontare i propri crediti presso alle stesse banche che non riconoscono più del 25%, per cui il credito viene "spacchettato" tra più istituti con un aggravio enorme di interessi passivi;
  • dare il buon esempio iniziando a pagare i debiti verso i fornitori privati ad una scadenza normale e non a babbo morto
  • (last but not least) emettere un decreto d’urgenza per tagliare il costo della benzina e del gasolio che sta strozzando il Paese con un aumento dei costi dei beni primari insopportabile per le classi più deboli costrette a tagliare persino sull'alimentazione.
Invece, come tutti hanno notato le parole forti vengono usate solo con i ceti più indifesi e già più toccati dalle difficoltà.
Monti va dritto per la sua strada, "la BCE dice", "L'Europa ci chiede", "l'OCSE ammonisce", "i mercati ci guardano e devono essere convinti"... Qualunque sia il problema si finisce sempre lì, ma se si oppongono gli interessi forti allora si curva subito, si cede. Sacrifici al popolo e buffetti alle ricchezze, ai grandi evasori, ai grandi patrimoni, all'élite dominante. I capitali volano liberi verso i lidi degli svizzeri e dei paradisi fiscali e i lavoratori devono campare con bassi salari e tasse sempre più pesanti. 
Si istituisce il pareggio di bilancio, si elimina Keynes per legge, l'economista che aveva messo al centro della sua teoria economica la piena occupazione, rimasta al centro dell'operato dei governi fino agli anni 90 all'avvento della globalizzazione, le cui strategie avevano permesso di superare la celeberrima crisi del 29, che tanto somiglia a quella attuale... per questo Keynes non serve più, la piena occupazione non è più la priorità. Come si fa a non capire che se lo Stato non immette soldi nel sistema, non si può creare maggiore ricchezza nel circuito. Il livello del denaro circolante è costante. La ricchezza dunque si può solo ridistribuire, ergo, se i soliti pochi devono continuare ad essere i privilegiati, occorrerà che diventino più poveri i soliti noti, il 90% di cui sopra. E' un'equazione.
Ci sarebbe un altro modo per proteggere le classi medio basse non solo europee ma mondiali: si chiama "protezionismo" (ne abbiamo parlato anche in questo blog), peccato che sia definito come una "bestemmia" dalla politica neoliberista occidentale. 
Se l'interesse dell'occidente ricco fosse quello di far lavorare in modo equo senza sfruttamento, se fosse quello di produrre ecologicamente senza distruggere il pianeta, basterebbe una cosa semplice: introdurre dazi, tasse in entrata per tutti i prodotti non fabbricati in modo equo e sostenibile. 
Paesi come la Cina impongono da sempre barriere che obbligano a produrre in loco le merci per il loro mercato: questo ha portato a loro la conoscenza tecnica necessaria a produrre merci assolutamente paragonabili a quelle occidentali. Con in più una flessibilità e un costo esageratamente più allettanti. Nessun contratto nazionale, sfruttamento manodopera inimmaginabile da noi (se servono molti operai li prendono, ne servono meno li licenziano, senza soluzione di continuità), nessun protocollo di Kioto o norme antinquinamento, operai che dormono sul posto di lavoro, orari senza freni eccetera.
La globalizzazione ha permesso ad aziende come la Apple di andare a produrre a costi bassissimi con margini altissimi (pur a costo di uno sfruttamento bestiale della manodopera, con suicidi vari: vedasi il caso Foxconn, per la quale il "grande Jobs non si era mai sognato di intervenire, ha dovuto farlo -anche a causa della pressione dei media-  il suo erede Tim Cook), e perché ora queste società dovrebbero rinunciare a una tale manna per ritornare a produrre in USA? 
Perché la Fiat dovrebbe rinunciare a produrre in Romania o in Polonia?
Perché quando si tratta di salvare le banche, invece, gli stati intervengano con migliaia di miliardi: questo invece non è uno snaturamento del libero mercato, vero?
Ma per fortuna ora c'è la grande riforma del lavoro: già si sa che non si provvederà ad eliminare tutte le varie forme di lavoro precario, più di 40!  La norma che dice che il lavoro precario dopo tre anni deve diventare indeterminato si aggira facilmente facendo fuori il lavoratore da assumere e ricominciando con un altro precario. L'art.18, così depotenziato, allargato alle società con meno di 15 dipendenti non dà più garanzie. L'ASPI, il nuovo assegno di disoccupazione, valore lordo poco più di 1000 € (800 netti) copre per 12, max 18 mesi tutti, anche le mobilità dei poveri ultracinquantenni già vessati con la riforma delle pensioni, con buona pace di chi aveva sperato in un reddito di cittadinanza (per altro evocato, seppur blandamente, dalla lettera BCE e pure evocato da Fornero prima di farlo sparire sotto i diktat della mancanza di fondi e della "paccate di miliardi" mancate). Chi darà lavoro a un 50enne licenziato che già ora non viene considerato da nessuna azienda? Come farà a lavorare fino a 66, 67, 70 anni dato che il livello si alzerà progressivamente con l'alzarsi della speranza di vita? 
Anche il fatto che il reintegro funzioni per motivi discriminatori è già messo in discussione a Pomigliano dove i famosi tre iscritti FIOM non sono stati riassunti. 
La funzione dei sindacati è tutelare i lavoratori che sono "parte debole" e non hanno potentati che li proteggono: ma se i dipendenti potranno essere facilmente ricattati con lo spauracchio del licenziamento (che già avviene ora, perchè "giuste cause e giustificati motivi" ce ne sono a gogò), che cosa rimarrà da fare per loro? O si adegueranno o saranno fatti fuori. E allora tutti piegati in due, supini e paurosi di perdere il poco che si ha.
Se questo è il massimo di fine strategia che questo Governo di professori può esprimere, se questo significa aumentare i posti di lavoro, incentivare le società ad investire in Italia, siamo messi piuttosto male. Si sente la mancanza di una grande levata di scudi da parte della popolazione, magari di una grande manifestazione unitaria, tipo quello del Circo Massimo con Cofferati, 10 anni fa, anche se i tempi, gli operai e le garanzie di poter fare sciopero senza essere discriminati o licenziati, sono molto cambiati da allora, e la forza delle élite dominanti è ben altra in Europa (leggi Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda oltre a noi) e nel mondo.


MECCANISMI SOCIOECONOMICI DI ASSERVIMENTO SUL PIANO MATERIALE

 PARTE 2 - Dominazione

Oltre le giuste lamentazioni occorre però andare oltre, proseguire col ragionamento, anche per capire meglio il senso di tutto ciò.
Che fine fa un paese che paga un operaio 1000-1200 €, che offre lavori precari da 600-800 € al mese, pensioni da 400, in confronto a paesi dove stipendi e pensioni sono più alti, le tasse più basse e i servizi migliori?
Che fine fa un paese che falcidia piccoli imprenditori e non fa nulla per evitare la fuga di chi, attratto dai bassi costi di manodopera e assenza di incentivi, va a produrre in altri Stati?
Perchè un lavoratore dovrebbe rimanere in un paese del genere? Perchè un imprenditore dovrebbe investire in un paese con le carenze che abbiamo visto?
Nino Galloni nel suo recente saggio "Chi ha tradito l'economia italiana" ha scritto che, di fronte al disegno franco-tedesco direttamente ispirato dall'élite dominante, emigrare rimane l'unica soluzione. 
Da quanto sta accadendo si potrebbe desumere che il disegno di questa élite che domina gli Stati attraverso i suoi strumenti di potere non eletti, come BCE, FMI, il futuro MES (fondo salva stati) ecc. che stanno perseguendo il progressivo massacro dei redditi, del tessuto socio-produttivo, delle strutture e capacità aziendali e manageriali (emblematica la sofferenza delle piccole medie imprese del nord-est, un tempo fiore all'occhiello dell'economia nord italica), sia proprio di fare tabula rasa, terra bruciata dell'operatività produttiva del paese. 
Ma non è facile capire il perchè. Parrebbe un controsenso eliminare il consumo per chi lo ha da sempre imposto alla popolazione. L'ipotesi che possiamo fare è che sia iniziata una nuova fase, un nuovo paradigma utile all'élite dominante, un paradigma che vede utile poter disporre di un'Italia diversa, più conveniente, plasmabile, incapace di opporsi a politiche produttive più simili a quelle dei paesi emergenti, con manodopera ricattabile, abbondante e a costo minimo, con produzione vicina (non gravata da alti costi di trasporto), per produzioni mirate al mercato locale, magari non adatte ad altri mercati.


-Elevare al massimo la pressione fiscale non facilitando il credito, in modo che gli investimenti non possano mai ripartire. 
- Tassare i carburanti in modo tale da far diminuire il consumo stesso di carburanti in misura maggiore di quanto si incassi d più per tasse, e nel contempo far aumentare a tal punto i prezzi da deprimere i consumi. 
- Scelte auto-distruttive come quelle di Marchionne, per una Fiat che -imitata da molte alte società italiane- guarda molto di più alla finanza che a fare politiche industriali e riduce costantemente i livelli di manodopera, trasferendo sempre di più all'estero le produzioni.
Questa tenaglia di forze a cosa potrebbe portare se non ad un paese deserto, libero da vincoli alle politiche economiche neo-liberiste in atto?
Scrive Marco Della Luna (massimo esperto italiano di Cratesiologia e di "Teoria delle élite") in modo molto chiaro: 
"Se, nel corso degli anni, a opportuni intervalli, tolgo a una nazione la sua moneta, la sovranità del suo debito pubblico, l’autonomia di bilancio e fisco, la politica economica, le prospettive di lavoro, la possibilità di sviluppo, il diritto di fare una programmazione economica, poi le saboto il sistema creditizio e la precipito in recessione, costringendola a prendere con le tasse la ricchezza dei cittadini e svendere il suoi patrimonio pubblico per pagare gli interessi sul debito, dopo non mi rimane che presentarmi ad essa dietro la maschera “Europa”, con un sacchetto di spiccioli in mano, e dettarle le mia volontà. Sono padrone della piazza. 
La dittatura moderna è bell’e fatta, nel rispetto della legalità democratica, nonché accettata per bisogno
Rispetto al passato, nelle aziende, soprattutto in quelle grandi, e in particolare anche nelle grandi banche, si sta scegliendo di avere un personale low cost, poco istruito e poco formato (per evitare che sia capace di criticare, oltre che per risparmiare su formazione e salari) e sostanzialmente precario (per poterlo ricattare e per potersi liberare di quei dipendenti che non rendono o non rendono più). Sovente i nuovi assunti percepiscono salari intorno ai 700 Euro mensili, e si tende al ribasso. 
Tale livello retributivo trova accettazione perché scarseggiano le alternative e perché abbondano i giovani che tanto rimangono in casa coi genitori e si accontentano di una paghetta per i loro divertimenti o vizietti comuni nelle nuove generazioni. Per gestire questo personale, di bassa capacità, si diffonde l’uso delle procedure standardizzate e rigide (protocolli operativi) e si accentrano i processi decisionali, i controlli, mediante il crescente ricorso a strumenti cibernetici, togliendo autonomia anche ai quadri direttivi. 
Si tende a omogeneizzare il personale per renderlo più prevedibile, quindi meglio gestibile. Si introduce nei contratti il principio della fungibilità, ossia che l’azienda possa cambiare e abbassare le mansioni di ciascun dipendente, anche dei quadri direttivi, a sua discrezione – cioè si legittima il demansionamento. Con questo e col nuovo art. 18, il datore di lavoro dispone così di strumenti potentissimi, in grado di costringere il dipendente alla totale supinità.
Ma tutto questo “destino” era già interamente racchiuso nella scelta di aprirsi alla concorrenza con paesi dove i lavoratori costano poche decine o centinaia di dollari al mese, non hanno tutele sindacali, previdenziali, igieniche, antinfortunistiche. 

E quella scelta è stata fatta negli anni ‘90 in ambito GATT-WTO con una decisione imposta unilateralmente dalla grande finanza americana e passivamente accettata da parlamenti e governi senza alcun coinvolgimento dei popoli, e senza nemmeno avvisarli che stavano per diventare anch’essi fungibili, cioè intercambiabili nei ruoli, e “licenziabili” – cioè abbandonabili dai capitali prodotti da loro stesso lavoro, perché oramai questi capitali – tutti i capitali – erano divenuti apolidi, footlose. E tutte le persone erano perciostesso divenute mere componenti del processo moltiplicativo di quel capitale. Proprio perché sin da allora gli attuali sviluppi, con le loro ricadute sui lavoratori e sui cittadini, erano prevedibili, oggi non sono credibili i partiti che si stracciano le vesti per l’articolo 18 e la cassa integrazione e i contratti flessibili, mentre allora stavano zitti zitti per non disturbare il manovratore, quando non elogiavano la sua liberale saggezza globalizzatrice. 
Dovevano intervenire allora, mobilitare i lavoratori, combattere affinché ciò non avvenisse, arginare la Cina quando era ancora possibile, e intanto spiegare ai lavoratori e agli imprenditori occidentali che l’unico modo per restare competitivi e mantenere il tenor di vita e i diritti cui si erano abituati, era di impegnarsi anima e corpo nel progredire scientificamente, tecnologicamente e organizzativamente, eliminando ogni forma di parassitismo e di consenso elettorale basato sul parassitismo".

Chi c'è dietro a questa strategia? Quali sono gli uomini che decidono queste mosse tese a massacrare i ceti medio bassi? 

Possiamo chiamarli "gli Illuminati", come a suo tempo li definì Tremonti da Santoro, oppure gruppo Bilderberg", oppure "vero potere" alla Barnard, oppure classe dominante.
In questo testo li ho definiti élite dominante. Si chiamino Rotshild o Rockfeller, o altro, e i loro generali si chiamano Lagarde, Draghi, Monti, Papademos e i loro sottolivelli Fornero, Passera o Polillo, questo ha un valore relativo. Il problema è quello che fanno e come lo fanno.
L'élite dominante al vertice è diversa e molto più spietata di quella di prima, quella che per intenderci ha avvallato le due guerre mondiali, ma ha permesso una classe media estesa nei 50 anni che hanno preceduto la scelta neoliberista (il cui ispiratore è stato Milton Friedman, economista, definito l'anti-Keines nonchè amico di Pinochet) della globalizzazione. 
E' cinica, non ha legami con la comunità in cui è nata, con lo stato, non si sente parte del genere umano, non sente come propria e non si fa carico di nessuna responsabilità sociale e tanto meno dei costi relativi.
Scrive in proposito in un saggio il filosofo contemporaneo Eugenio Orso, rendendo bene il concetto:
"I suddetti sono indifferenti davanti al destino dei popoli, e la loro fedeltà, se di autentica fedeltà si può parlare, è riservata soltanto ad un ordine globale neocapitistico regolato dal mercato e caratterizzato dalla libertà di circolazione dei capitali finanziari.
Il successo ed il potere personale, la performance, il narcisismo, l’assenza di etica come tradizionalmente si intende, l’assenza di idealità, il mantenimento e l’estensione di ingiusti privilegi li caratterizzano fino in fondo e ne determinano i comportamenti, le scelte, le imposizioni alla società che spesso causano sofferenza e disperazione a molti milioni di persone non appartenenti alla loro schiatta.
Un nemico che non si riconosce più nella “vecchia” umanità e non riconosce i diritti naturali dell’uomo, un nemico che non ammette di avere debiti con il passato e con gli altri, un nemico che accomuna con il capitale produttivo quello umano e quello naturale/ambientale, mettendoli tutti sullo stesso piano e concependoli come serbatoi inesauribili di risorse a sua completa disposizione.
Un nemico che ha nell’illimitatezza dei suoi desideri, suscitata dall’illimitatezza neocapitalistica, la sua principale forza e il suo più grande limite
."

Come dimostrano i casi di Italia e Grecia uno dei metodi per far passare questa nuova strategia neoliberista viene reso più semplice dal sostituire o rendere inoffensivi i governi politici. In primo luogo perché i Monti e Papademos della situazione possono mettere direttamente in atto i provvedimenti suggeriti direttamente da BCE-Goldman Sachs, e secondariamente per asservire anche i governi politici ai voleri di tale élite.
I partiti politici, per quanto corrotti, basano il loro potere, la loro elezione, sui voti popolari, e quindi non possono essere considerati affidabili dalla classe dominante. Seppur in minima parte per salvaguardare la sua stessa esistenza (e i suoi finanziamenti per pensare ad un elemento oggi piuttosto alla ribalta delle cronache) un partito non può prescindere da chi lo vota. Questo elemento ne fa un anello debole del disegno strategico neoliberista. 
Ed ecco che subentrano i nuovi strumenti di controllo con cui realizzare il ricatto economico (le speculazioni di cui lo spread è la risultante), ovvero 
BCE, nata con l'euro (di cui ci dissero che era un grande vantaggio in quanto pagavamo meno i mutui, peccato però che le 1000 lire diventarono di fatto 1 euro per cui pagammo le case il doppio) con un regolamento tale che non solo non può stampare moneta per finanziare il debito ma nemmeno fungere da "prestatore di ultima istanza, per cui costringe gli Stati a finanziarsi sul mercato finanziario a tutto vantaggi dei "mercati", ovvero degli speculatori di cui fanno parte le banche in mano all'élite (Goldamn Sachs in testa, di cui Monti, Draghi e Papademos hanno fatto parte), 
MES (o ESM) un ente pressochè onnipotente e non indagabile di default, che gestirà il Fondo Salva Stati (cui l'Italia deve contribuire con un centinaio di miliardi del suo bilancio, ovvero soldi nostri)
EUROGENFOR la nuova forza di gendarmeria europea: meno di due anni fa – nel silenzio totale dei media, servili come sempre e pronti ad occultare notizie di questo calibro - la Camera dei Deputati ratificava all'unanimità (tutti insieme appassionatamente) l'accordo europeo per la costituzione di una forza armata speciale, chiamata Forza di gendarmeria europea, corpo militare UE a livello sovranazionale. Composta da forze di polizia di tipo militare, è legittimata ad intervenire in aree di crisi, sotto egida NATO, ONU, UE o di coalizioni costituite 'ad hoc' fra diversi Paesi, e gode di piena autonomia non dovendo rispondere delle sue azioni né ai Parlamenti nazionali né a quelli europei (presenta 'rapporto'  direttamente dei Governi); per tale forza è prevista – all'articolo 22 del suo regolamento - un'immunità da provvedimenti esecutivi dell'autorità giudiziaria dei singoli stati nazionali, estesa alle proprietà ed ai capitali del corpo di gendarmeria; l'articolo successivo decreta inoltre che tutte le comunicazioni degli ufficiali di Eurogendfor non possano essere intercettate.
Queste sono le "teste di ponte" i cui vertici non eletti dai cittadini europei sono direttamente espressione della "élite dominante", organi inattaccabili per legge, che insieme alla speculazione dei fondi finanziari in grado di muovere capitali superiori di parecchie volte al PIL dell'intero pianeta, spalleggiati dalle agenzie di rating, sono le nuove armi, i carri armati e le fortezze delle nuove guerre. 
Con tali potenti mezzi sarà possibile perseguire i seguenti obbiettivi: 
  1. Spogliare attraverso costi sempre più alti, tasse e impoverimento, le ricchezze delle classi medio basse, quelle accumulate nella bell'epoque del boom economico degli anni che vanno dal 1950 al 2007, facendole confluire nei possessi dell'élite che domina il pianeta (457 miliardi di Euro, spariti dall’Italia in tre anni). La classe media, che ormai ha assolto il suo compito, svolto per 50 anni, grazie al fatto che l'élite dominante le ha concesso di condividere un pò di ricchezza rendendola conservatrice e reazionaria quanto basta per farle fare da baluardo all'avvento di regimi di ispirazione socialista o marxista, che avrebbero messo a repentaglio il modello economico che le garantiva l'élite stessa, non serve più; ora ci si può permettere anche che (di fronte al suo massacro sociale) possa cambiare idea, anche perchè il suo precedente scopo può essere svolto dalle potenti forze delle istituzioni non democratiche asservite la cui forza è di ben altra caratura e dalle leve mostruose degli enti speculatori in grado si mettere in ginocchio gli stati in barba ai governi.  
  2. Trasformare il 99% della popolazione in manodopera a basso costo, ricattabile e fruibile al soldo della remunerazione del capitale della "classe dominante" che nel frattempo rivolgerà la sua speculazione sui paesi in via di sviluppo verso i quali le risorse, come nel principio dei vasi comunicanti, stanno affluendo, per poi riprendere il gioco dell'impoverimento dopo averle fatte arricchire aggiungendo il valore del loro lavoro ai beni in loro possesso, che verranno poi incamerati; questo in in ciclo senza fine (almeno nei loro intenti), quello dell'arricchimento infinito.
  3. Prosperare non applicando il metodo del depauperamento contemporaneamente in tutto il mondo. La crisi economica non è globale. Adesso è la volta dell'Europa, ma in futuro potrebbe toccare ad aree del mondo attualmente in espansione, con PIL in aumento, come Brasile, Cina, India, Russia, Vietnam, Iran. Quindi, nello stesso momento in cui ci sono aree dove è in atto il massacro del ceto medio ve ne sono altri in cui avviene l'esatto contrario. Come per principio dei vasi comunicanti, la ricchezza tende a livellarsi e se il capitale apre altri mercati, è anche attraverso l'aumento di ricchezza di questi paesi (frutto della globalizzazione), che si realizza il depauperamento delle restanti economie precedentemente favorite, in una sorta di ciclo di sfruttamento continuo in grado di arricchire gli speculatori globali. Possiamo essere certi che tra magari 20 anni, dopo aver arricchito i ceti medi di questi paesi, il momento del depauperamento, l'incasso delle ricchezze accumulate, arriverà anche per loro.
Questo, almeno nella mia lettura, è quanto accade sul piano materiale. Volutamente non considero cosa può fare ogni uomo per travalicare interiormente le pastoie inestricabili di una realtà del genere. E' ovvio che se non potessero essere messe in atto strategie "personali" di contrasto a tali biechi e criminali disegni, il numero di suicidi sarebbe ben più generalizzato.
Dopo aver capito in che mondo siamo e in che realtà viviamo ci rimangono comunque degli strumenti personali per affrontare il tutto con un atteggiamento il più possibile positivo e costruttivo: innanzitutto capire cosa ci vogliono far fare e poi cambiare noi stessi e i nostri comportamenti in controtendenza a quanto vogliono indurci a pensare normale, magari influenzando positivamente, nel nostro piccolo angolo, nell'ambito della responsabilità che abbiamo, anche qualcun altro.
Sul piano materiale occorre anche dire che un po' è colpa nostra, perchè abbiamo dato troppo valore al denaro. Ogni cosa che abbia valore deve anche per noi essere quantificabile in denaro e di conseguenza il denaro stesso è diventato, da strumento utile a misurare la ricchezza, un valore. Si capisce quindi come in una società del genere chi controlla l'emissione di denaro controlla ogni aspetto della nostra vita.
Questo potere può essere fortemente limitato se scegliessimo di limitare il raggio d'azione del denaro. 
Un altro aspetto importante sarebbe privilegiare il concetto di "decrescita" già affrontato in questo blog.  Non lo sviluppo sostenibile, l'ossimoro dell'economia dell'assurdo, non "rimanendo poveri, al freddo e senza energia elettrica", come ipocritamente sostengono i detrattori di chi porta avanti un discorso del genere, ma cambiando il modello sviluppo per consumare meno pur mantenendo degli standard di confort quasi uguali a quelli attuali.
Ciò si potrebbe fare creando un sistema alternativo di cui potessimo essere partecipi, composto da chi la pensa come noi, da una rete di rapporti solidali sul territorio: questo sarebbe il modo migliore per combattere una battaglia che altrimenti rischia di essere persa in partenza.
L'idea primaria sarebbe quella di creare centri autosufficienti basati sul baratto, dove ognuno metta le risorse che ha (non capitali ma intelligenza e capacità) senza aspettarsi perequato compenso ma solo per il piacere e l'utilità di dare alla comunità, in grado di essere indipendenti a livello energetico e alimentare (coltivazione della terra), governati con saggezza da chi è riconosciuto dagli aderenti come "in grado" di operare nel bene di tutti, soprattutto perchè ha messo se stesso al servizio degli altri prima che al suo.

Ma questo è un altro lungo discorso non affrontabile in questa sede...



Per approfondire:

28.03.12 Marco Della Luna

Fonte: http://marcodellaluna.info




28.03.12 PAOLO BARNARD
Fonte: http://paolobarnard.info



L’insanabile contrasto tra Costituzione della Repubblica Italiana e Trattati dell’Unione Europea
25.03.12 e seguenti Stefano D'Andrea
(parte 1, 2, 3 e 4)
NOTA 1


ANALISI ENTRATE TRIBUTARIE 2011


Il rapporto 2011 del Dipartimento delle Finanze sulle entrate tributarie, per altro non facilissimo da leggere (vedi tabella in basso), ci dice che su un totale di IRPEF incassate dallo Stato nel 2011 (164  miliardi di €) , il 77 % (127 miliardi di €) è a carico di lavoro dipendente. Per quanto riguarda le imposte indirette fare un calcolo non è molto facile in quanto occorre valutare il consumo di merci: con un esercizio molto approssimativo di valutazione (vedi tabella sotto) su un totale di 193 miliardidi €,  l'81% (157 miliardii di €) sarebbe a carico del 90% delle famiglie meno ricche. A conforto di questa ipotesi vengono in aiuto i dati che Banca d'Italia ha pubblicato nell'indagine sulla ricchezza delle famiglie italiane del 2006, che portava a una distribuzione proporzionale al reddito percepito dalle diverse categorie sociali, considerando che gli indipendenti scaricano parte dell'Iva. I dati portavano ad una percentuale così distribuita: 51% dipendenti, 33% pensionati e 16% autonomi e imprenditori. Il che vorrebbe dire che 162 miliardi di € li pagano i lavoratori e i pensionati. Le grandezze corrispondono. 
Dunque su un totale di 412 miliardi di euro di entrate per Imposte nel 2011, per difetto almeno 284 miliardi di € vengono pagati da lavoratori e pensionati, pari al 70% circa. 









http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=6959&enligne=aff

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