
Per quanto riguarda la Germania invece, non è giustificabile, perchè non è assolutamente vero che anch'essa non "sprechi" denaro pubblico (nel senso di utilizzarlo oltre il pareggio di bilancio), tutt'altro, oltre al fatto che l'eventuale emissione di eurobonds, o una BCE che diventa prestatore di ultima istanza in modo congruo con politiche di virtuosismo dei vari stati, non sono assolutamente identificabili con inflazione o altro di penalizzante per la Germania. E' vero invece che la situazione attuale le favorisce ma massacra gli stati PIIGS.
E non si capisce come la Germania non capisca che questi stati sono parte fondamentale del suo mercato, per cui la politica attuale la fa sembrare colui che sega il ramo su cui è seduto.
Per quanto riguarda l'Italia, Monti ha cercato di fare buona impressione sull’elettorato tedesco e propiziare qualche concessione mediante le sue misure di rigore appariscenti quanto stupide e rovinose, e appoggiandosi alla elargizione di credito facile alle banche da parte di Draghi, credito con cui dovevano comperare titoli del debito pubblico italiano, abbassare i tassi e dare una parvenza di ritrovata salute finanziaria. La messa in scena è durata poco e ha fatto cilecca. E ora siamo alla resa dei conti.
Il popolo italiano soffre ma lo spred aumenta. Le tasse aumentano a livelli insostenibili (siamo primi in Europa, per chi le paga ovviamente) ma gli introiti fiscali diminuiscono a causa della recessione innescata da provvedimenti beceri (ci volevano i professori per fare leggi così rozze e inutili?). Ci dicono che non ci sono soldi per gli esodati ma poi si finanziano il Monte dei Paschi (4 mil), il fondo europeo salva-stati (MES, 125 miliardi), gli aerei militari, lo sperpero pubblico (parlamentari non tagliati, Province sempre lì, fondi ai partiti, ecc. ecc.).
L'unica verità, quella che non viene mai detta, è che l'euro è stato concepito come un cappio per impiccare le classi medie, di tutti i paesi europei, Germania compresa.
Se ci avessero informato, il popolo dico, che i paesi rinunciavano alla propria sovranità monetaria (quella che permette al Giappone e agli stessi USA di sopravvivere al loro debito), e che avremmo dovuto finanziare sui maledetti "mercati" (parola ormai odiosa e impronunciabile) il nostro debito, avemmo detto di sì all'euro e alla BCE? Avremmo detto di sì ad una Banca Centrale Europea che non batte moneta e che non acquista i titoli di stato emessi dai paesi componenti?
No di certo. Da noi in Italia abbiamo anche esagerato: il parlamento ha approvato il pareggio di bilancio in Costituzione, la stessa classe politica che ha sperperato e sperpera denaro pubblico da anni, ha deciso che occorre pareggiare tutte le spese, senza prima provvedere ad attuare i necessari risparmi. Ovvero si traduce pareggio a spese vostre! Noi continuiamo a scialacquare e a non riformare, e il prezzo lo pagate voi!
Questo accade in tutti i paesi dell'euro, non solo in Italia. Questo piano è programmato a tavolino.
Con lo spread (speculazione), con i rating, con la BCE e gli organismi europei che non vengono nemmeno decisi dal parlamento europeo, lo stesso patto sociale europeo viene bombardato ogni giorno dalle portaerei della finanza mondiale; i ceti medi affondano in una inattesa proletarizzazione, i partiti tradizionali che si erano assunti il ruolo di garantire l'equilibrio, si rivelano invisibili o si arrendono al più forte, che li ha già comprati. Il terremoto e' già cominciato e i proprietari universali sembrano ignorarlo. Poichè non possono non averlo sentito, anche loro, non resta che una conclusione: che si preparano a gestire uno scontro violento e prolungato, a colpi di bastone. Si preparano a fare scorrere del sangue.
Così sentenzia un Giulietto Chiesa, che fino a ieri pensava pure che la Germania non fosse così colpevole, alle prese con un dibattito interno sul salvataggio dei cosiddetti PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna).
Si è ricreduto (vedi articolo a seguire). La Germania, ovvero il suo governo, sostenuto però da una popolazione che di solidarietà non vuole sentir parlare nemmeno lontanamente, è al soldo dei poteri forti, della classe neoliberista dominante che ci vuole a questo punto. E finchè potrà continuerà con questa politica del rigore senza sviluppo, e potrà fino a quando i mercati PIIGS continueranno a comprare comunque il 20% della sua produzione... begli stolti che siamo anche noi consumatori!
Eppure con della solidarietà tra paesi europei, con del buon senso, con quelli che sono le virtù che dovrebbero caratterizzare una federazione di Stati come vorrebbe essere l'Europa, si potrebbero ancora salvare le cose. Le virtù classiche, l'etica della solidarietà contro quella dell'egoismo e dell'avidità, sono ancora -come sempre, da quando è presente l'uomo sulla terra- le uniche armi per arginare lo scontro di cui siamo vittime-testimoni.
[Afferma Stiglitz, Nobel per l'economia, che solo gli investimenti pubblici possono interrompere la spirale verso il basso dell'economia. Per Stiglitz, i funzionari europei stanno portando i loro Paesi nel caos e la moneta unica a una sparizione quasi inevitabile. L'Europa sta per "restituire il favore agli Stati Uniti", esportando una crisi sempre più complessa e totale. Le ragioni? Politiche di austerità "chiaramente insostenibili". Invece di portare a termine, nel 2010, la struttura politica che avrebbe reso l'area dell'euro coerente e sostenibile, i paesi Europei hanno imposto alla Grecia una cintura che ha aumentato il peso del suo debito perché il crollo dell'economia ha abbattuto le entrate fiscali. "Benché l'austerità non dia frutti, la risposta politica è quella di chiederne sempre di più". Egli paragona queste politiche alla "pratica del salasso nella medicina medievale". In definitiva, “la crisi vede vacillare paesi come Spagna e Irlanda, che prima avevano avanzi di bilancio".]
Da un punto di vista tecnico, sostanziale, come si potrebbe fare? Ce lo spiega Marco Della Luna in questo notevole articolo. Probabilmente non faranno nulla di tutto ciò. Questo però ci dice una cosa importante: la decisione di non fare così è una scelta precisa, non una sfortuna cui sottomettersi!
EURO, PIIGS, GERMANIA: CONVERGENZA POSSIBILE
MEMORANDUM PER IL VERTICE DI FINE GIUGNO
Vedo la possibilità pratica di una conciliazione degli interessi di Germania da una parte, e dei PIIGS più Francia dall’altra. Vedo la possibilità di farli convergere. Se si vuole davvero un’integrazione politica-economica dei paesi europei, iniziando da quelli aderenti all’Euro – se cioè davvero si vuole formare una federazione continentale nell’interesse di tutti i partecipanti, quindi conciliando gli interessi ora in buona parte divergenti di paesi euroforti e di paesi eurodeboli, allora una riforma dell’Eurozona con l’introduzione di una protezione dei debiti pubblici dei paesi membri contro la speculazione e le conseguenze di un eccessivo spread, e insieme con meccanismi che facciano convergere, anziché divergere, le economie dei singoli membri, potrebbe avere i seguenti caratteri:
Si dovrebbero “sterilizzare” gli interessi passivi su ciascun debito sovrano limitatamente alla parte che eccede la media ponderata dei tassi dei paesi membri, nel senso che questa parte verrebbe pagata non dal singolo paese, ma da un fondo comunitario alimentato con una quota pari a 1/4 degli avanzi commerciali dei paesi che hanno un tale avanzo (quindi principalmente dalla Germania)[1]. Un altro 25% di tale avanzo alimenterà un fondo per investimenti infrastrutturali destinati ad aumentare l’efficienza dei paesi più carenti.
Come contropartita, ai paesi contribuenti netti a questi due fondi si daranno i mezzi per accertarsi che i paesi beneficiari netti spendano razionalmente e correttamente i loro denari pubblici. Ossia, si darà loro modo di fare una spending review, un controllo analitico della spesa pubblica dei detti paesi, e di imporre – attraverso una commissione apposita – uno spending cut, ossia tagli alle voci che risultino ingiustificate o gonfiate. Ancora, andrebbe imposto il principio dei costi standard, dimenticando i costi storici. Inoltre, bisognerebbe istituire una sorta di Euro-PM europeo, munito del potere di indagare e di promuovere i procedimenti sia penali, che contabili, che civili nelle materie pertinenti alla spesa pubblica (a un tale organo mi candido sin da ora). Vi dovrebbe essere una corsia preferenziale per questi processi, o meglio una sezione specializzata del tribunale. Le pene andrebbero inasprite per durata e per regime, fino a misura tale da suscitare vera paura nei malfattori politici e non. Si dovrebbero vagliare, per gli ultimi 5 anni almeno, con la partecipazione di esperti nominati dall’Euro-PM e comprendenti persone di fiducia della Germania, tutti i casi sospetti di spese gonfiate per appalti, forniture, dipendenti. Immediatamente dovrebbe partire l’azione di risarcimento contro le imprese e le persone fisiche interessate, col sequestro conservativo dei loro beni
In essenza, sarebbe un accordo con cui la Germania accetta di dare parte del denaro che sta incassando grazie all’Euro a quei paesi che, a causa dell’Euro, stanno perdendo denaro e industrie. Ma, al a contempo, la Germania ottiene i mezzi per imporre ai politici dei medesimi paesi di smettere di sprecare i soldi, di rubarli, di darli alla criminalità organizzata. E anche di far portare, dall’Euro-PM, a giudizio penale e contabile i casi di ritenuti abusi. L’effetto combinato di queste due azioni sarebbe quello di avvicinare i paesi eurodeboli, per correttezza ed efficienza, alla Germania.
Escluderei invece gli eurobonds, la mutualizzazione dei debiti pubblici, perché essa incoraggerebbe la spesa pubblica parassitaria. Il principale e più profondo male dell’Italia, ai fini dell’integrazione con paesi “migliori”, come la Germania, il male che ha ingessato l’Italia e la sta allontanando sempre più dai paesi efficienti, è che le conferisce un’immagine giustamente inaccettabile ai tedeschi, è proprio la spesa pubblica inefficiente e ladresca per appalti e acquisti di beni e servizi, nonché per personale inutile o inutilizzato. Se la Germania e gli altri euroforti vogliono un’integrazione europea, e se temono la convivenza con questa Italia, ebbene, oggi, nel termini sud descritti, hanno un’opportunità d’oro per correggere l’Italia e altri paesi con quel tipo di difetti. Per costringerli a correggersi o a farsi correggere.
Se i politici italiani non ci stanno, è perché vogliono continuare a rubare, ad alimentare le mafie e ad prelevare dai risparmi dei cittadini per finanziare i loro traffici e ciò che intendono per unità del paese.
Se non ci stanno i politici tedeschi, allora bisogna fare un discorso molto aperto.
Grazie all’Euro, la Germania, come paese più sicuro e più redditizio per gli investimenti, da anni sta attraendo capitali e aziende dai paesi periferici dell’Eurozona. Grazie a quest’abbondanza di capitali, ai conseguenti vantaggi nel credito, e alla sua efficienza organizzativa e tecnologica, inoltre, accumula anno dopo anno avanzi commerciali dalle sue esportazioni, con cui può lanciare ogni azione sui partners deboli: dalle speculazioni contro il loro debito pubblico, al take over dei loro pezzi migliori… Berlino ha interesse a continuare così, cercando di imprigionare le sue vittime nell’Eurolager di istituzioni come il MES, per farne quel che vuole, mentre con le sue ricette di austerità le precipita nell’avvitamento fiscale e nella recessione senza sbocco, e sottrae loro quote dopo quote dei mercati internazionali… Non per niente The New Statesman ha recentemente (22 Giugno) definito la Merkel, con la recessione che impone e i piani di Superstato che porta avanti, seconda solo a Hitler come minaccia tedesca al benessere e alle libertà delle nazioni europee.
Berlino sta insistendo per un’integrazione politica in termini di cessione di sovranità, ma ciò che vuole non è integrazione politica – ossia, degli elettorati e dei parlamenti e del governo e delle responsabilità verso un popolo unificato – bensì una cessione di sovranità a una governance tecnocratica e finanziaria – leggasi BCE e MES: organi per loro statuto dominano dall’alto le nazioni aderenti, da dietro una barriera di irresponsabilità assoluta e di insindacabilità democratica e giudiziaria. Il Superstato contro cui ammonisce The New Statesman, per l’appunto.
Berlino non vuole affatto l’integrazione politica, e per evitarla insiste su un rigore impossibile e controproducente; poiché gli altri, quasi tutti, non possono accettarlo, Berlino si esime doversi integrare politicamente, dal doversi assumere solidarietà pericolose, dal dover condividere organi parlamentari.
Può invece, e meglio potrà in futuro col MES, continuare a drenare capitali e risorse e capacità produttive dai paesi inefficienti. Per poter continuare questo gioco di spremitura, sta aprendo all’uso del Fondo Salvastati per comperare i titoli del debito pubblico dei paesi euro deboli quando il loro rendimento sale oltre un certo limite; ma fa ciò solo per evitare il tracollo della sua macchina di sfruttamento. E pone la condizione del rispetto di regole di virtuosità contabile – regole arbitrarie, senza base scientifica e che empiricamente si sono dimostrate nocive.
Per la Germania invero sarebbe assurdo integrarsi politicamente e socialmente con l’Italia, paese stagnante da un ventennio, di cui tutti i tedeschi hanno visto il marcio e l’inefficienza, dalla gestione dei rifiuti al Sud, al predominio territoriale delle mafie, alla qualità subafricana della c.d. giustizia e di molta pubblica amministrazione e del complesso della dirigenza politica. Similmente assurdo per la Germania sarebbe integrarsi con la Grecia, dopo lo spettacolo della sua spesa pazza, dei suoi bilanci truccati, del governo che assume 70.000 funzionari in violazione degli accordi comunitari. E così con la Spagna, paese che per decenni ha demenzialmente affidato la sua economia alla monocultura intensiva di una gigantesca bolla immobiliare.
Del resto, che integrazione politica, che federazione si può fare, tra paesi in cui le pensioni medie tendono 480 Euro al mese, e paesi in cui sono il triplo?
Con l’Euro, insomma, siamo arrivati a una contrapposizione oggettiva di interessi tra la Germania coi suoi satelliti rispetto ai paesi periferici.
Monti ha probabilmente cercato di fare buona impressione sull’elettorato tedesco e propiziare qualche concessione mediante le sue misure di rigore appariscenti quanto stupide e rovinose, e appoggiandosi alla elargizione di credito facile alle banche da parte di Draghi, credito con cui dovevano comperare titoli del debito pubblico italiano, abbassare i tassi e dare una parvenza di ritrovata salute finanziaria. La messa in scena è durata poco e ha fatto cilecca. E ora siamo alla resa dei conti.
Soprattutto, non si è tenuto conto, a quanto mi consta, di quanto segue: la Germania, ed altri paesi euroforti, hanno un sistema pensionistico ed assistenziale (assistenza a invalidi, disoccupati etc.) molto generoso, che determina un fortissimo debito pubblico implicito, il quale si aggiunge al debito pubblico dichiarato, ma che finora, imponendo una prassi contabile arbitraria, Germania e soci hanno tenuto nascosto al grosso dell’opinione pubblica e hanno evitato di conteggiare ai fini del “virtuoso metro” di Maastricht. Tuttavia quel debito implicito esiste e non è sostenibile – o meglio, è sostenibile solo a condizione che Germania e soci continuino ad attrarre capitali e Gastarbeiter (lavoratori-ospiti) dai paesi eurodeboli, e usino quei capitali e i contributi previdenziali di quei lavorato-ospiti per pagare le pensioni e le varie assistenze per i tedeschi. Quindi è questo che da Berlino stanno facendo: colpiscono il credito e l’industria dei partners deboli per sostenere il flusso di denaro, aziende e lavoratori verso il Reich. Purtroppo, entro la suddetta cornice, la Germania può sopravvivere soltanto schiacciando e spremendo i paesi deboli.
Come superare questa posizione di conflitto e poter rilanciare l’integrazione europea su basi realistiche, e non sognanti o servili? Occorre un progetto che crei un vantaggio reciproco, che faccia convergere gli interessi oltre il punto di contrapposizione. Convergere su una strada percorribile. Quella proposta nella prima sezione di questo articolo.
Se non si converge, che cosa succede? O ci si lascia mangiare dai tedeschi, oppure, fino a che la Germania, l’organismo darwinisticamente più valido, non abbia raggiunto una potenza incontrastabile, gli altri organismi, i meno validi potrebbero coalizzarsi tra loro e imporre alla Germania di smantellare, sotto pena di un blocco alle sue esportazioni intracomunitarie e / o di un’uscita in gruppo dall’Euro (che avrebbe effetti devastanti per i tedeschi), le strutture industriali e finanziarie della propria superiorità, così da non dover soccombere ad essa – qualcosa del genere avvenne a Versailles, infatti, in esito a una guerra tradizionale. Qualcosa del genere potrebbe avvenire anche domani, sotto la guida di Hollande e con l’appoggio degli USA. Guido Salerno Aletta su MF del 2 Giugno 2012, Paul Krugman nove giorni dopo, e Jean Paul Fitoussi, tutti consigliano agli euro deboli di allearsi per piegare la Germania a misure di integrazione, solidarietà, salvataggio come l’eurobond. Fitoussi, in particolare, già il 27 Aprile aveva dichiarato: «Il mio consiglio ad Hollande è di non andare dalla Merkel (per discutere del fiscal compact – nda), prima vada dagli altri paesi dell’Eurozona e faccia un un gruppo di pressione. Se Hollande andrà dalla Merkel – ha proseguito l’economista francese – sarà spacciato come lo è stato Jospin che alla fine ha dovuto firmare. Se poi – ha concluso provocatoriamente – la Germania non accetta, che vada fuori dall’Euro».
Io aggiungo: si incominci, da parte dei PIIGS più la Francia, con l’appoggio degli USA, ad accusare la Germania di sottrarre slealmente capitali loro propri, sviandoli con abuso di posizione dominante, e a pretendere che li rifonda. Cioè, invece di implorare un suo aiuto, si esiga un rimborso, anzi un risarcimento. Sarebbe un vantaggioso reframing psicologico.
Queste richieste potrebbero essere avanzate con la minaccia di dar corso, se la Germania rifiuterà, a una campagna di informazione dell’opinione pubblica e dei mercati sul fatto, molto scabroso, che la Germania ha presentato conti taroccati proprio come la Grecia, che il debito pubblico reale tedesco, quello che si ottiene sommando anche il debito implicito pensionistico, è altissimo, insostenibile, molto peggiore di quello Italiano, perché le pensioni tedesche sono alte e le nostre misere, grazie al sistema contributivo. Una buona campagna di informazione in tal senso potrebbe alzare di molto gli interessi che i tedeschi pagano sul loro debito pubblico, quindi danneggiarli alquanto, ridurre lo spread e frenare la fuga di capitali dai paesi periferici alla Germania. Una parallela campagna sociale potrebbe denunciare le scorrettezze della Germania, le sue mire imperialistiche, e suggerire che non si comperino i suoi prodotti.
La richiesta di risarcimento e di riequilibrio delle rappresentanze nazionali nelle stanze dei bottoni comunitarie e della BCE nonché, se si farà, del MES, avrebbe un ulteriore fondamento nel fatto che la Germania ha compiuto atti ostili e sleali contro qualche partner dell’Eurozona , tra cui l’Italia, nel 2011, consistiti nel vendere massicciamente titoli dei loro debiti pubblici attraverso la Bundesbank. Anche le conseguenze di questa azione vanno risarcite.
Se poi la situazione precipitasse e ci si dovesse difendere da un imminente disastro dovuto all’azione tedesca, la Francia avrebbe i mezzi militari per fermare qualsiasi azione di Berlino.
27.06.12 Marco Della Luna
[1] Il termine “sterilizzazione degli interessi eccedenti” viene dall’uso bancario: quando una filiale di banca concede, per un grosso deposito a vista, un tasso di interesse superiore al massimo praticato di regola – poniamo concede il 2,5% anziché l’1% – allora l’eccedenza – nell’esempio, l’1,5% – viene posta a carico del bilancio centrale della banca, e non di quello della filiale. Ciò perché l’acquisizione del grosso deposito costituisce un’espansione sul mercato, quindi un beneficio per la banca come insieme, non semplicemente per la singola filiale. Perché allora non applicare questa logica aziendale bancaria anche all’Eurosistema, trattando i singoli paesi aderenti come le sue filiali?
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Dopo aver fatto autocritica per aver dato qualche credito, in passato, alla Germania e ai tedeschi, Giulietto Chiesa (non un imbecille qualunque) rivela di pensare, di tutti i tedeschi, al di là delle distinzioni di facciata fra democristiani e socialdemocratici, che la politica tedesca, nei confronti del resto d’Europa, è una sola: la Germania vuole un’Europa interamente schiava dei suoi appetiti/interessi, tributaria dei Mercati&Investitori. Quindi è un nostro nemico, inevitabilmente.
EUROPA, COLONIA DI GERMANIA
di Giulietto Chiesa [05/06/2012]
Ma prima di tutto devo spiegare che la mia conversione e' avvenuta non sulla via di Damasco ma su quella di Lussemburgo, dopo aver ascoltato in rapida successione tedeschi e lussemburghesi (che e' come dire tedeschi e tedeschi al quadrato) ribadire che l'Europa che abbiamo e' questa; che di altre Europe non c'e' bisogno, e che altre Europe non sono all'orizzonte e non ci saranno. Il tutto e' avvenuto nella sede dell'Unione Europea di Lussemburgo, in un convegno che e' stato aperto da due prolusioni - per la verità di tutt'altro tenore - i cui autori erano Mikhail Gorbaciov e Michel Rocard. I due anziani oratori hanno portato duplici valutazioni critiche dell'assetto mondiale ed europeo.
Ma e' stato un prologo che non ha avuto seguito. Dopo di loro e' arrivata la commissaria della nuova internazionale brussellese, Viviane Reding, che ha messo tutti i puntini sulle i, rispondendo, fredda come il diamante, a Gorbaciov (che aveva osato parlare di coinvolgere la Russia) che l'Europa va dall'Atlantico (inclusa la sponda occidentale, s'intende), fino alla frontiera ucraina. Non un centimetro più in là.
A Rocard - che aveva osato invitare a smettere di pensare che il mercato sia in grado di autoregolarsi e che gli equilibri che esso raggiunge siano automaticamente quelli giusti - la Reding ha risposto ribadendo che la costruzione europea non prevede l'uscita dai dogmi della nuova internazionale del denaro. Al più - ha detto - si potrà concedere qualche ritocco della costruzione istituzionale europea, del tipo che il Presidente della Commissione dovrebbe essere anche, simultaneamente, il Presidente del Consiglio; del tipo che sarà il Parlamento Europeo a eleggere la Commissione Europea; del tipo che il Parlamento Europeo dovrà essere il detentore dell'iniziativa legislativa.
Ma poi e' cominciata l'offensiva tedesca. A tutto campo. Nel senso che destra conservatrice e socialdemocrazia sono apparse davvero le due ali destre della attuale Germania. E i calibri che hanno parlato non erano quelli dei fucili a pallini.
Per Theo Weigel, ex ministro delle finanze, non c'e' nessuna crisi dell'euro. Semmai c'e' una crisi del debito, ma l'euro e' sano come un pesce. Per Karsten Voigt (altro socialdemocratico) la Germania ha il compito di rieducare l'Europa alla stabilità, perchè erogare denaro in attesa di modifiche strutturali nei comportamenti degli europei indisciplinati significa attendere per sempre modifiche strutturali che non arriveranno mai. Per Lothar Ruehl (ex segretario di Stato e professore all'Università di Colonia) la Germania non potrà mai accettare, a termini di Costituzione, una riduzione della propria sovranità nazionale su questioni di bilancio e di gestione della propria politica economica e sociale. Che e' come affermare che noi dobbiamo modificare la nostra Costituzione (per esempio introducendo il pareggio in bilancio, cosa che abbiamo fatto), mentre loro hanno una Costituzione che vale di più della nostra.
Per Theo Weigel, ex ministro delle finanze, non c'e' nessuna crisi dell'euro. Semmai c'e' una crisi del debito, ma l'euro e' sano come un pesce. Per Karsten Voigt (altro socialdemocratico) la Germania ha il compito di rieducare l'Europa alla stabilità, perchè erogare denaro in attesa di modifiche strutturali nei comportamenti degli europei indisciplinati significa attendere per sempre modifiche strutturali che non arriveranno mai. Per Lothar Ruehl (ex segretario di Stato e professore all'Università di Colonia) la Germania non potrà mai accettare, a termini di Costituzione, una riduzione della propria sovranità nazionale su questioni di bilancio e di gestione della propria politica economica e sociale. Che e' come affermare che noi dobbiamo modificare la nostra Costituzione (per esempio introducendo il pareggio in bilancio, cosa che abbiamo fatto), mentre loro hanno una Costituzione che vale di più della nostra.
Ed e' toccato sempre a Lothar Ruehl il compito - che ha svolto con grande entusiasmo - di spiegare al folto uditorio che gremiva il palazzo che la Germania già soffre di una sotto-rappresentazione in Europa e che chiederle di riformare radicalmente le istituzioni europee in un senso più prossimo ai criteri della proporzionalità (una testa un voto) sarebbe considerato inaccettabile per i paesi maggiori (Germania, Francia, Inghilterra) e dunque e' una idea che deve rimanere fuori dalla discussione.
Gli altri oratori tedeschi si sono divisi i compiti di dichiarare - confesso la mia ulteriore sorpresa - che il ruolo della Nato non sarà ridimensionato in alcun caso; che e' inutile crearsi fastidi nei confronti della riva sud del Mediterraneo, visto che - come ha spiegato il banchiere Horst Mahr - nessun privato investirà un solo centesimo là dove si fanno le rivoluzioni.
E altrettanto sciocco sarebbe pensare di gettare in quei gorghi denaro pubblico, perchè sarebbero comunque i contribuenti già oberati dai debiti a dover pagare le perdite.
Dunque, tirando le somme, la Germania pensa all'Europa come a una sua colonia. Quanto al resto del mondo l'atteggiamento, paradossalmente, sembra quello di una specie di impossibile, austera autarchia, a base di esportazione di Mercedes, Volkswagen, Bmw. C'e' da chiedersi in che mondo viva questa Germania, che non si sa se sia quella dei tedeschi, come popolazione, o quella di una classe politica e imprenditoriale che non e' più capace di leggere nemmeno il proprio paese, non parliamo dell'Europa e caliamo una coltre di silenziosa pietà sul resto del mondo. Perchè basterebbe porre alla signora Merkel una domanda: si e' chiesta, Angela, come la Germania, e l'Europa, potrà reggere di fronte a una Cina che presto avrà, da sola, il 20% della produzione industriale mondiale?
Ecco forse perchè arrivano i Piraten a sconvolgere il quadro, come e' arrivata Syriza in Grecia, come Marine Le Pen e Me'lenchon in Francia, come Beppe Grillo in Italia. E come e' già accaduto in Finlandia, in Olanda, in Irlanda. Il patto sociale europeo viene bombardato ogni giorno dalle portaerei della finanza mondiale; i ceti medi affondano in una inattesa proletarizzazione, i partiti tradizionali che si erano assunti il ruolo di garantire l'equilibrio, si rivelano invisibili o si arrendono al più forte, che li ha già comprati.
Il terremoto e' già cominciato e i proprietari universali sembrano ignorarlo. Poichè non possono non averlo sentito, anche loro, non resta che una conclusione: che si preparano a gestire uno scontro violento e prolungato, a colpi di bastone. Si preparano a fare scorrere del sangue.
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