Due articoli interessanti che fanno capire cose complesse in modo semplice e con uno sguardo sul futuro, con le prove che evidenziano le fandonie che ci spacciano sulla situazione economica. Come potrebbe essere un Europa senza questo Euro, senza banche private che fingono di essere pubbliche, senza questo cappio strettoci al collo dalle oligarchie dominanti, un Europa che desse slancio reale al lavoro e fiato alle economie soffocate? Un Europa che avesse a cuore l'interesse e il benessere dei suoi cittadini? Il grave è che questa non dovrebbe essere una domanda retorica, ma la normale realtà.
Quello che sta per succedere e perché
di Fabrizio Tringali
Dopo un 2012 turbolento, il nuovo anno è iniziato in un clima economico di relativa tranquillità. Gli spread sono bassi e la crisi sembra concedere una tregua. Ma cosa ci aspetta nel prossimo futuro? Le difficoltà sono davvero superate o sono destinate a riproporsi? Poiché esistono due opposte chiavi di lettura della crisi, per rispondere a queste domande è necessario capire quale sia la più convincente. Vediamole:
Chiave di lettura 1: Crisi dei debiti sovrani.
Secondo questa chiave di lettura, alcuni Paesi europei hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità. Hanno aumentato il loro debito pubblico senza migliorare la competitività, rischiando il default. L'aumento degli spread indica che i mercati sono restii ad investire in titoli di Paesi spendaccioni e già molto indebitati.
La soluzione della crisi consisterebbe dunque nel rafforzare la disciplina di bilancio, imponendo un tetto al rapporto debito/PIL e implementando drastiche misure di austerity che diminuiscano la spesa. Per scoraggiare la speculazione, a livello europeo andrebbero inoltre introdotte forme di mutualizzazione dei debiti sovrani (acquisto di titoli da parte della BCE, emissione di Eurobonds) in modo che tutti i Paesi si impegnino a garantire, collegialmente, il pagamento degli interessi e il rimborso dei titoli in scadenza emessi dai singoli Stati. Tuttavia, per evitare azzardi morali, i governi nazionali dovrebbero accettare di essere vincolati a realizzare le politiche indicate dagli organismi europei, indipendentemente dalla volontà dei loro cittadini.
La soluzione della crisi consisterebbe dunque nel rafforzare la disciplina di bilancio, imponendo un tetto al rapporto debito/PIL e implementando drastiche misure di austerity che diminuiscano la spesa. Per scoraggiare la speculazione, a livello europeo andrebbero inoltre introdotte forme di mutualizzazione dei debiti sovrani (acquisto di titoli da parte della BCE, emissione di Eurobonds) in modo che tutti i Paesi si impegnino a garantire, collegialmente, il pagamento degli interessi e il rimborso dei titoli in scadenza emessi dai singoli Stati. Tuttavia, per evitare azzardi morali, i governi nazionali dovrebbero accettare di essere vincolati a realizzare le politiche indicate dagli organismi europei, indipendentemente dalla volontà dei loro cittadini.
Chiave di lettura 2: Crisi dell'euro.
Secondo questa chiave di lettura, invece, alcuni Paesi europei avrebbero sfruttato l'appartenenza alla moneta unica per aumentare la loro competitività, a discapito di altri. Contenendo salari e domanda interna, avrebbero mantenuto la propria inflazione sistematicamente a livelli inferiori rispetto ai partners. I quali, condividendo la stessa moneta, non avrebbero potuto operare una svalutazione difensiva per determinare un riequilibrio. I primi avrebbero accumulato surplus commerciali, mentre i secondi avrebbero visto peggiorare i conti con l'estero, fino ad entrare in crisi.
L'aumento degli spread indicherebbe che i mercati sanno che in futuro il valore dei titoli dei Paesi in crisi potrebbe diminuire: essi potrebbero uscire dall'euro, svalutare, rinegoziare il debito o rinominarlo nella nuova valuta.
Per uscire dalla crisi servirebbe dunque introdurre un meccanismo automatico di riequilibrio fra i Paesi in surplus strutturale e quelli in deficit. Inoltre, data la recessione in atto, le politiche di austerity andrebbero smantellate e sostituite con interventi di segno opposto, a sostegno della domanda e dell'occupazione. Nei Paesi in surplus andrebbero poi alzati significativamente i salari.
Tuttavia, apparendo questa strada impercorribile, poiché presupporrebbe che tutti i principali Paesi europei invertano le politiche economiche adottate fino ad oggi, e che quelli più forti accettino trasferimenti automatici verso quelli meno competitivi, l'unica via di salvezza resterebbe l'uscita dall'euro e il recupero della sovranità nazionale in materia di politiche economiche e monetarie.
L'aumento degli spread indicherebbe che i mercati sanno che in futuro il valore dei titoli dei Paesi in crisi potrebbe diminuire: essi potrebbero uscire dall'euro, svalutare, rinegoziare il debito o rinominarlo nella nuova valuta.
Per uscire dalla crisi servirebbe dunque introdurre un meccanismo automatico di riequilibrio fra i Paesi in surplus strutturale e quelli in deficit. Inoltre, data la recessione in atto, le politiche di austerity andrebbero smantellate e sostituite con interventi di segno opposto, a sostegno della domanda e dell'occupazione. Nei Paesi in surplus andrebbero poi alzati significativamente i salari.
Tuttavia, apparendo questa strada impercorribile, poiché presupporrebbe che tutti i principali Paesi europei invertano le politiche economiche adottate fino ad oggi, e che quelli più forti accettino trasferimenti automatici verso quelli meno competitivi, l'unica via di salvezza resterebbe l'uscita dall'euro e il recupero della sovranità nazionale in materia di politiche economiche e monetarie.
Quale è quella corretta?
Chiaramente, queste tesi sono fra loro inconciliabili. Se si accetta l’idea che ad andare in sofferenza siano stati quei Paesi che presentavano un alto rapporto debito/PIL, allora la prima spiegazione appare come quella corretta. Invece, se si crede che la crisi abbia colpito chi ha avuto un tasso di inflazione più alto, converrà orientarsi sulla seconda.
Ecco una breve tabella riassuntiva:
debito pub / PIL (%) | Squilibri esterni e differenziali di costo nell'eurozona | |||||
Paese | 1999 | 2007 | 2011 | Saldo conto corrente / PIL (* 100) 1999-2012 | Costo unitario del lavoro var % 1999-2010 | Indice prezzi al consumo 1999-2012 |
Germania |
61
|
65
|
83
|
52.0
|
1.4
|
21.8
|
Portogallo |
50
|
68
|
106
|
-132.2
|
11.1
|
35.1
|
Italia |
114
|
104
|
121
|
-24.4
|
28.5
|
30.9
|
Grecia |
103
|
105
|
166
|
-123.2
|
54.9
|
43.1
|
Spagna |
62
|
36
|
67
|
-75.5
|
24.8
|
38.4
|
[Dati estratti da Europa: una crisi di debito o di bilancia dei pagamenti? - A.F. Presbitero, Università Politecnica delle Marche, pubblicato su linkiesta.it ]
Le prime colonne mostrano che la prima chiave di lettura è infondata: due dei Paesi più colpiti dalla crisi, il Portogallo e la Spagna, fino al 2007 presentavano un rapporto debito/PIL simile o addirittura migliore rispetto a quello della “virtuosa” Germania. La parte destra della tabella conferma quel che abbiamo già avuto modo di affermare: il problema non è il debito pubblico. La Germania ha beneficiato di una minore inflazione (ultima colonna) grazie al contenimento del costo del lavoro (penultima colonna) ed oggi vanta il “record” del maggior numero percentuale di lavoratori a basso reddito di tutta l'Europa occidentale (il 22.2%, secondo Eurostat). In questo modo ha aumentato la propria competitività, a discapito dei partners europei (terzultima colonna) mandandoli in crisi.
Dunque, i dati indicano che la tesi corretta è la seconda, la quale infatti è sostenuta da numerosi esperti nazionali ed internazionali. Tuttavia la quasi totalità dei media sposa la prima chiave di lettura, l'unica ad essere ufficialmente accettata da tutte le élite di governo europee, di destra come di sinistra. Questo non deve stupire: sia ai governanti dei Paesi forti che a quelli degli Stati in crisi conviene far credere che il problema principale siano la spesa dello Stato e il debito pubblico. In questo modo, infatti, i primi possono proseguire il contenimento della domanda interna, arricchendosi grazie alle esportazioni e garantendosi surplus utili ad acquisire aziende pregiate dei Paesi in crisi (come testimonia, per esempio, la recente acquisizione di Ducati da parte di Audi-Volkswagen). I secondi (gli stati in crisi) ottengono di poter sbandierare un “vincolo esterno” grazie al quale imporre ai cittadini quello che altrimenti sarebbe stato impossibile realizzare: tagli ai servizi pubblici e alle pensioni, restringimento delle tutele dei lavoratori, privatizzazioni, continue manovre finanziarie “lacrime e sangue”.
Così, mentre smantellano lo stato sociale, i governi di Italia, Francia e Germania danno vita ad un insulso gioco delle parti: quando Monti e Hollande spingono per introdurre forme di condivisione dei debiti sovrani, la Merkel risponde pretendendo cessioni di sovranità verso le istituzioni UE. Due facce della stessa medaglia, entrambe riconducibili alla chiave di lettura 1. Quella sbagliata.
In seno al Consiglio Europeo è stata già siglato l'accordo che consentirà a ciascun leader di cantare vittoria nella propria patria: da Giugno 2013 la Commissione UE potrà far sottoscrivere ad ogni Stato un vero e proprio contratto, ove indicherà le “riforme” da attuare e le modalità con cui realizzarle; eventuali “meccanismi di solidarietà” saranno riservati ai Paesi che avranno sottoscritto tali intese.
Ecco quindi il leitmotiv che ascolteremo nel 2013: “solidarietà” in cambio di cessioni di sovranità. Lo conferma il presidente del consiglio europeo, Van Rompuy, che però omette di precisare che la solidarietà sarà fasulla: le eventuali forme di mutualizzazione dei debiti saranno parziali e temporanee, come ha già chiarito Angela Merkel, intervenendo al Bundestag. E in ogni caso esse non potranno mai risolvere gli squilibri strutturali fra le economie.
Pertanto c'è da aspettarsi che la crisi riesploda. Anche perché dal primo gennaio 2013 è entrato in vigore il fiscal compact, che statuisce, tra le altre cose, che il rapporto debito/PIL deve assestarsi al 60%. L'Italia, per tentare di raggiungere l'obiettivo, dovrà varare manovre su manovre, ogni anno, per decine e decine di miliardi. In assenza di una crescita sostenuta, le conseguenze saranno inimmaginabili, come testimoniano le analisi della Corte dei Conti e l'ISPI. L'Italia e gli altri PIGS resteranno intrappolati in una spirale recessiva, senza via di uscita. Ma gli alfieri della chiave di lettura sbagliata non si fermeranno. Anzi, rincareranno la dose.Quelli italiani hanno già nel mirino la privatizzazione della sanità, che non a caso si sta già realizzando in Spagna.
Uno dopo l'altro i Paesi dell'eurozona dovranno richiedere gli “aiuti” del MES e, in cambio, dovranno cedere ogni residua forma di sovranità nazionale. Così, le decisioni verranno prese direttamente a Bruxelles e Francoforte, senza che né i cittadini né i Parlamenti nazionali possano opporvi resistenza. Ma ciò che è più drammatico è che alla gran parte dell'opinione pubblica, tutto ciò apparirà come necessario, in quanto coerente con la teoria della crisi dei debiti sovrani, propagandata dalla stragrande maggioranza dei media.
Per questo, il primo fronte sul quale schierare le forze che vogliono impedire lo sfacelo è quello dell'informazione. Un’informazione corretta sulle reali cause della crisi.
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Passaparola - Un’altra Europa è possibile - Paolo Becchi
"Se dobbiamo rispettare gli accordi sottoscritti con il Fiscal Compact e con il meccanismo di stabilità economica europea, se dovessimo adempiere a tutto quanto è prescritto da questi patti, noi e forse due generazioni di italiani si troverebbero con l’acqua alla gola.
Non credo di essere l’unico euroscettico, né in questo Paese né al di fuori di questo Paese, ormai molti, anche coloro che continuano a sostenere la necessità dell’Euro, sono pronti a riconoscere che il modo in cui è stata gestita l’introduzione nostra nell’Euro è stato del tutto sbagliato anche dal punto di vista economico." Paolo Becchi
Non credo di essere l’unico euroscettico, né in questo Paese né al di fuori di questo Paese, ormai molti, anche coloro che continuano a sostenere la necessità dell’Euro, sono pronti a riconoscere che il modo in cui è stata gestita l’introduzione nostra nell’Euro è stato del tutto sbagliato anche dal punto di vista economico." Paolo Becchi
Il Passaparola di Paolo Becchi, Professore ordinario di Filosofia del Diritto presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Genova.
Meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine
"Sono Paolo Becchi e saluto tutti gli amici del blog di Beppe Grillo, alcuni forse mi conosceranno già, ho avuto il piacere e anche l’onore di scrivere qualche pezzo già sul blog.
Io sono un professore, insegno all’università filosofia del diritto e mi occupo di temi di bio etica, in particolare di bio etica medica.
Sono stato credo il primo a parlare di un colpo di stato sobrio in Italia, quello realizzato appunto con la caduta del governo Berlusconi e l’instaurazione di un nuovo governo, il governo presieduto da Monti e voluto dal Presidente della Repubblica.Quindi un governo di ispirazione presidenziale, tanto è vero che si parla di governo del Presidente.
Colpo di stato sobrio perché in realtà tutto questo non è ammesso dalla nostra Costituzione.
Bene inteso, non voglio dire che si siano superati i limiti del rispetto formalistico della costituzione, ma certo dal punto di vista sostanziale, dal punto di vista non della legalità, ma legittimità, in questo anno sono successe cose molto gravi per la nostra Costituzione e io ho iniziato a raccontarle prima scrivendo sui giornali, quei pochi giornali che accettavano le mie cose, e poi uno di questi articoli finisce su un blog, io non sapevo neanche allora che cosa fossero i blog, mi sono aperto a un mondo completamente nuovo e in questo mondo, nella rete che cosa ho scoperto? Beh, lì ho scoperto un movimento che è nato nella rete, il MoVimento 5 Stelle attraverso giovani, soprattutto, attivisti del MoVimento, che mi scrivevano per chiedere informazioni, per chiedere spiegazioni, soprattutto su aspetti i economici, che poi non sono.. propriamente la mia disciplina, perché come ho detto io sono un filosofo del diritto.
E io cercavo di rispondere con le mie competenze, mi scrivevano perché avevo sostenuto una tesi molto forte che era che non c’era modo di risolvere questa situazione se non uscendo dall’Euro.
E lo capisco, se si adopera soltanto quest’espressione, uscita dall’Euro, subito si parla di catastrofe, un annientamento del nostro Paese, sappiamo tutte queste cose che ci raccontano giornali, stampa, tutti i giorni. Io continuo a vederla diversamente, ma anche se adesso lo spread è un po’ disceso, non sono cambiate le situazioni strutturali e cercavo di mettere in evidenza come il nostro Paese poteva rinascere soltanto a condizione di recuperare la propria sovranità monetaria, e questo implicava l’uscita dall’Euro. Certo, uscirne è difficile, come scrivo nel mio libro, ma non impossibile, però continuare a vivere in questa situazione credo che sul lungo andare non ci porterà lontano.
Da qui il sottotitolo del libro: “Meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine”.
Credo che questo libro serva anche se è un libro di dottrina, nell’impegno politico quotidiano dei molti attivisti del MoVimento, che possa indicare diciamo elementi su cui riflettere, anche sulle dinamiche giuridiche che sono importanti, non soltanto sulle dinamiche economiche. Se dobbiamo rispettare gli accordi sottoscritti con il Fiscal Compact e con il meccanismo di stabilità economica europea, se dovessimo adempiere a tutto quanto è prescritto da questi patti, noi e forse due generazioni di italiani si troverebbero con l’acqua alla gola.
Ma ripeto, questa può essere una chiave di lettura del libro.
Non credo di essere l’unico euroscettico, né in questo paese né al di fuori di questo paese, ormai molti, anche coloro che continuano a sostenere la necessità dell’Euro, sono pronti a riconoscere che il modo in cui è stata gestita l’introduzione nostra nell’Euro è stato del tutto sbagliato anche dal punto di vista economico.
Con una moneta così forte come l’Euro difficilmente potrà nel nostro paese ripartire la produzione e è questo l’aspetto fondamentale, il mondo non può pensare di vivere soltanto di capitale fittizio, capitale finanziario, di operazioni finanziarie. Uuna base economica reale è sempre indispensabile per lo sviluppo.
Il libro è anche una cronaca di quello che è avvenuto nell’ultimo anno nel nostro paese.
Noi abbiamo violentato la Costituzione. Certo siamo liberi di modificarla, ma queste ci sono state imposte dall’esterno! Noi abbiamo introdotto nella nostro Costituzione l’obbligo di pareggio in bilancio perché ce l’hanno imposto i poteri forti di Francoforte, di Bruxelles e di Berlino! È indegno per un popolo avere subito una tale situazione, indegno che l’intero Parlamento, con una maggioranza bulgara abbia approvato questo impedendo persino la possibilità di un referendum su questo cambiamento.
"Sono Paolo Becchi e saluto tutti gli amici del blog di Beppe Grillo, alcuni forse mi conosceranno già, ho avuto il piacere e anche l’onore di scrivere qualche pezzo già sul blog.
Io sono un professore, insegno all’università filosofia del diritto e mi occupo di temi di bio etica, in particolare di bio etica medica.
Sono stato credo il primo a parlare di un colpo di stato sobrio in Italia, quello realizzato appunto con la caduta del governo Berlusconi e l’instaurazione di un nuovo governo, il governo presieduto da Monti e voluto dal Presidente della Repubblica.Quindi un governo di ispirazione presidenziale, tanto è vero che si parla di governo del Presidente.
Colpo di stato sobrio perché in realtà tutto questo non è ammesso dalla nostra Costituzione.
Bene inteso, non voglio dire che si siano superati i limiti del rispetto formalistico della costituzione, ma certo dal punto di vista sostanziale, dal punto di vista non della legalità, ma legittimità, in questo anno sono successe cose molto gravi per la nostra Costituzione e io ho iniziato a raccontarle prima scrivendo sui giornali, quei pochi giornali che accettavano le mie cose, e poi uno di questi articoli finisce su un blog, io non sapevo neanche allora che cosa fossero i blog, mi sono aperto a un mondo completamente nuovo e in questo mondo, nella rete che cosa ho scoperto? Beh, lì ho scoperto un movimento che è nato nella rete, il MoVimento 5 Stelle attraverso giovani, soprattutto, attivisti del MoVimento, che mi scrivevano per chiedere informazioni, per chiedere spiegazioni, soprattutto su aspetti i economici, che poi non sono.. propriamente la mia disciplina, perché come ho detto io sono un filosofo del diritto.
E io cercavo di rispondere con le mie competenze, mi scrivevano perché avevo sostenuto una tesi molto forte che era che non c’era modo di risolvere questa situazione se non uscendo dall’Euro.
E lo capisco, se si adopera soltanto quest’espressione, uscita dall’Euro, subito si parla di catastrofe, un annientamento del nostro Paese, sappiamo tutte queste cose che ci raccontano giornali, stampa, tutti i giorni. Io continuo a vederla diversamente, ma anche se adesso lo spread è un po’ disceso, non sono cambiate le situazioni strutturali e cercavo di mettere in evidenza come il nostro Paese poteva rinascere soltanto a condizione di recuperare la propria sovranità monetaria, e questo implicava l’uscita dall’Euro. Certo, uscirne è difficile, come scrivo nel mio libro, ma non impossibile, però continuare a vivere in questa situazione credo che sul lungo andare non ci porterà lontano.
Da qui il sottotitolo del libro: “Meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine”.
Credo che questo libro serva anche se è un libro di dottrina, nell’impegno politico quotidiano dei molti attivisti del MoVimento, che possa indicare diciamo elementi su cui riflettere, anche sulle dinamiche giuridiche che sono importanti, non soltanto sulle dinamiche economiche. Se dobbiamo rispettare gli accordi sottoscritti con il Fiscal Compact e con il meccanismo di stabilità economica europea, se dovessimo adempiere a tutto quanto è prescritto da questi patti, noi e forse due generazioni di italiani si troverebbero con l’acqua alla gola.
Ma ripeto, questa può essere una chiave di lettura del libro.
Non credo di essere l’unico euroscettico, né in questo paese né al di fuori di questo paese, ormai molti, anche coloro che continuano a sostenere la necessità dell’Euro, sono pronti a riconoscere che il modo in cui è stata gestita l’introduzione nostra nell’Euro è stato del tutto sbagliato anche dal punto di vista economico.
Con una moneta così forte come l’Euro difficilmente potrà nel nostro paese ripartire la produzione e è questo l’aspetto fondamentale, il mondo non può pensare di vivere soltanto di capitale fittizio, capitale finanziario, di operazioni finanziarie. Uuna base economica reale è sempre indispensabile per lo sviluppo.
Il libro è anche una cronaca di quello che è avvenuto nell’ultimo anno nel nostro paese.
Noi abbiamo violentato la Costituzione. Certo siamo liberi di modificarla, ma queste ci sono state imposte dall’esterno! Noi abbiamo introdotto nella nostro Costituzione l’obbligo di pareggio in bilancio perché ce l’hanno imposto i poteri forti di Francoforte, di Bruxelles e di Berlino! È indegno per un popolo avere subito una tale situazione, indegno che l’intero Parlamento, con una maggioranza bulgara abbia approvato questo impedendo persino la possibilità di un referendum su questo cambiamento.
La rinazionalizzazione della banca nazionale
E’ stato richiamato a salvare le sorti del Paese un banchiere di Bruxelles, nominato in quattro e quattr’otto senatore a vita, quando non c’era bisogno, sto parlando di Monti, affinché facesse uscire il Paese dalla crisi.
Monti ormai si è schierato politicamente e si va alle elezioni politiche, però ripeto, questa è la parte conclusiva di un anno che ha visto un governo tecnico …i governi tecnici nella prima Repubblica duravano poco tempo, si chiamavano anche governi balneari, e si chiamavano così perché si trattava di ricompattare la maggioranza di centrosinistra, che formava di solito poi il governo e spostando gli equilibri interni.
Ma qui un governo tecnico è durato quasi più di alcune altre legislature, quindi non si tratta di un governo tecnico, è stato un governo imposto dai poteri forti dell’Europa per realizzare nel nostro Paese una macelleria sociale, e mi pare che in parte ci siano con l’aiuto della sinistra, con l’aiuto del Partito Democratico, in parte anche riusciti, in questa opera di macelleria sociale.
Io credo che gli italiani abbiano capito che viviamo in un mondo di menzogne, che le stesse persone che hanno realizzato questa macelleria sociale che continuerà per le generazioni, negli anni futuri, dicono ora che cambierà tutto con il nuovo governo, la crescita e meno tasse. Viviamo in una situazione molto difficile, assistiamo a quello che in un’altra epoca e in un’altra situazione storica Hegel nella “Fenomenologia dello Spirito” nelle prime pagine definì un lento frantumarsi, un lento disgregarsi dell’intero, una frantumazione completa del quadro politico,. A Natale abbiamo assistito alla prima resurrezione nella storia politica nazionale, Berlusconi, ormai cadavere, ormai morto e sepolto, è risorto, anche se non siamo ancora a Pasqua e dall’altra parte chi non si sarebbe mai dovuto presentare, perché il Presidente della Repubblica aveva detto che era impossibile che si presentasse alle elezioni, Monti è intervenuto in questo nuovo gioco politico.
Il triangolo con Monti tra pd e pdl farà il gioco dell’ago della bilancia e quindi mettendo in discussione qualsiasi possibile sicurezza di maggioranza per il prossimo governo.
Che cosa dire di tutto questo? Ho il disgusto di tutto questo! Il vomito celebrale. Molti italiani hanno deciso che non andranno a votare, e li posso anche capire, e devo dire anche che lo avrei fatto anche io, non glielo avrei dato il voto, perché sono uno uguale all’altro, si copiano reciprocamente i programmi, non hanno più niente da dire a questo Paese, non rappresentano più niente. Il ruolo che hanno viene garantito solo dalla potenza dell’informazione pubblica che ancora controllano, radio, televisione, stampa, bene pagata per alimentare personaggi, figure, partiti, che hanno portato alla rovina il nostro Paese.
Io non voglio cadere nella demagogia, voi sapete benissimo che io non sono un attivista del Movimento 5 Stelle, sono un simpatizzante, ho detto che li voterò e farò di tutto per aiutare il MoVimento da qui alle elezioni. Lo farò perché credo nei giovani che ho incontrato, nei giovani che mi hanno chiesto di parlare con loro. Io credo che il Movimento ha già un suo programma, un programma in Movimento, è chiaro che nella prossima campagna elettorale ci dovranno essere dei punti fermi sul piano dell’ecologia, trasporti, della sanità, ci sono aspetti importanti, già presenti nel programma.
Sul piano dell’economia si potrebbe insistere su alcuni elementi, come per esempio la rinazionalizzazione della banca nazionale diventata ormai privata. Non ha più nessun rapporto con il ministero del Tesoro, bene, uno degli obiettivi sarebbe che la banca nazionale fosse di nuovo in stretta connessione, come era prima, al ministero del Tesoro.
C’è una Europa a due velocità, noi, la Grecia, il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda, non riusiamo a tenere la velocità di altre nazioni. È chiaro che il nostro debito non farà altro che aumentare se manteniamo la stessa valuta. O questi singoli stati ritornano alla loro valuta nazionale o quanto meno si fa un Euro di serie B che dia la possibilità di una svalutazione competitiva, per fare ripartire la nostra economia e le nostre industrie.
Tutta la nostra politica attuale è fondata sull’appoggio alla Merkel da una parte, Monti, o PD l’appoggio a Hollande, dovremmo trovare appoggi con quei Paesi che si trovano nella nostra stessa situazione economica, con la Spagna, Grecia, Portogallo. Credo che mai come in questo periodo storico,che ci avvicina alle elezioni politiche sia fondamentale il Passaparola e allora passate la parola! Grazie."
E’ stato richiamato a salvare le sorti del Paese un banchiere di Bruxelles, nominato in quattro e quattr’otto senatore a vita, quando non c’era bisogno, sto parlando di Monti, affinché facesse uscire il Paese dalla crisi.
Monti ormai si è schierato politicamente e si va alle elezioni politiche, però ripeto, questa è la parte conclusiva di un anno che ha visto un governo tecnico …i governi tecnici nella prima Repubblica duravano poco tempo, si chiamavano anche governi balneari, e si chiamavano così perché si trattava di ricompattare la maggioranza di centrosinistra, che formava di solito poi il governo e spostando gli equilibri interni.
Ma qui un governo tecnico è durato quasi più di alcune altre legislature, quindi non si tratta di un governo tecnico, è stato un governo imposto dai poteri forti dell’Europa per realizzare nel nostro Paese una macelleria sociale, e mi pare che in parte ci siano con l’aiuto della sinistra, con l’aiuto del Partito Democratico, in parte anche riusciti, in questa opera di macelleria sociale.
Io credo che gli italiani abbiano capito che viviamo in un mondo di menzogne, che le stesse persone che hanno realizzato questa macelleria sociale che continuerà per le generazioni, negli anni futuri, dicono ora che cambierà tutto con il nuovo governo, la crescita e meno tasse. Viviamo in una situazione molto difficile, assistiamo a quello che in un’altra epoca e in un’altra situazione storica Hegel nella “Fenomenologia dello Spirito” nelle prime pagine definì un lento frantumarsi, un lento disgregarsi dell’intero, una frantumazione completa del quadro politico,. A Natale abbiamo assistito alla prima resurrezione nella storia politica nazionale, Berlusconi, ormai cadavere, ormai morto e sepolto, è risorto, anche se non siamo ancora a Pasqua e dall’altra parte chi non si sarebbe mai dovuto presentare, perché il Presidente della Repubblica aveva detto che era impossibile che si presentasse alle elezioni, Monti è intervenuto in questo nuovo gioco politico.
Il triangolo con Monti tra pd e pdl farà il gioco dell’ago della bilancia e quindi mettendo in discussione qualsiasi possibile sicurezza di maggioranza per il prossimo governo.
Che cosa dire di tutto questo? Ho il disgusto di tutto questo! Il vomito celebrale. Molti italiani hanno deciso che non andranno a votare, e li posso anche capire, e devo dire anche che lo avrei fatto anche io, non glielo avrei dato il voto, perché sono uno uguale all’altro, si copiano reciprocamente i programmi, non hanno più niente da dire a questo Paese, non rappresentano più niente. Il ruolo che hanno viene garantito solo dalla potenza dell’informazione pubblica che ancora controllano, radio, televisione, stampa, bene pagata per alimentare personaggi, figure, partiti, che hanno portato alla rovina il nostro Paese.
Io non voglio cadere nella demagogia, voi sapete benissimo che io non sono un attivista del Movimento 5 Stelle, sono un simpatizzante, ho detto che li voterò e farò di tutto per aiutare il MoVimento da qui alle elezioni. Lo farò perché credo nei giovani che ho incontrato, nei giovani che mi hanno chiesto di parlare con loro. Io credo che il Movimento ha già un suo programma, un programma in Movimento, è chiaro che nella prossima campagna elettorale ci dovranno essere dei punti fermi sul piano dell’ecologia, trasporti, della sanità, ci sono aspetti importanti, già presenti nel programma.
Sul piano dell’economia si potrebbe insistere su alcuni elementi, come per esempio la rinazionalizzazione della banca nazionale diventata ormai privata. Non ha più nessun rapporto con il ministero del Tesoro, bene, uno degli obiettivi sarebbe che la banca nazionale fosse di nuovo in stretta connessione, come era prima, al ministero del Tesoro.
C’è una Europa a due velocità, noi, la Grecia, il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda, non riusiamo a tenere la velocità di altre nazioni. È chiaro che il nostro debito non farà altro che aumentare se manteniamo la stessa valuta. O questi singoli stati ritornano alla loro valuta nazionale o quanto meno si fa un Euro di serie B che dia la possibilità di una svalutazione competitiva, per fare ripartire la nostra economia e le nostre industrie.
Tutta la nostra politica attuale è fondata sull’appoggio alla Merkel da una parte, Monti, o PD l’appoggio a Hollande, dovremmo trovare appoggi con quei Paesi che si trovano nella nostra stessa situazione economica, con la Spagna, Grecia, Portogallo. Credo che mai come in questo periodo storico,che ci avvicina alle elezioni politiche sia fondamentale il Passaparola e allora passate la parola! Grazie."
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