
Un articolo molto interessante che commenta la performance dei due insigni opinion maker italiani, che corroborano infine la famosa tesi di Monti, espressa in un celebre video, per cui cedere sovranità all'Europa, evitando di impelagarsi in eccessiva democrazia, è un sano modo, anzi l'unico, concesso all'Italia per salvarsi. Ma per salvarsi da chi?
La verità è che la grande presa in giro del TINA viene ad essere suffragata in continuazione ed ai più alti livelli. Potenza del Pensiero Unico del Vero Potere (a cui i nostri sono venduti, forse inconsapevolmente, ma non credo).
"Anche per due acrobati della dialettica come Scalfari e Cacciari la vita comincia a farsi più difficile ed è arrivato il momento di alzare il tiro delle loro provocazioni. Durante la festa organizzata da “Repubblica”, la “Repubblica delle idee” (vi consiglio di vedere il video integralmente, perchè si tratta di una vera chicca di idiozia), sono rimasto allibito dalla disinvoltura con cui i due venerabili del PD, in un’orgia di boria e autoreferenzialità, abbiano potuto rivelare delle convinzioni piuttosto indigeste e raccapriccianti, che solo una platea assolutamente distratta e sonnolenta come quella dei piddini poteva lasciar passare senza la minima obiezione o mugugno. Una in particolare ha colpito la mia attenzione: la democrazia funziona solo quando è oligarchica, ovvero condotta e guidata da un gruppo ristretto di persone, possibilmente molto, ma molto ricche. Con tanto di esempi della Grecia di Pericle, della Roma dei patrizi, e della Venezia dei dogi. Per carità, a livello storiografico la conclusione non fa una piega (anche se, ad onor del vero, bisogna dire che è esistita pure la Grecia di Efialte e la Roma di Tiberio Gracco, ostici avversari dei ricchi, dei plutocrati e degli oligarchi, non a caso morti entrambi assassinati), ma per essere davvero obiettivi bisognava quantomeno ammettere che dal Rinascimento ad oggi, la storia della democrazia ha fatto passi da gigante, con l’eliminazione dei vincoli patrimoniali alla partecipazione politica, la conquista del suffragio universale, la nascita delle moderne repubbliche costituzionali parlamentari. Insomma da Pericle a Vito Crimi, ne è passata di acqua sotto i ponti, e semplificare così la faccenda mi sembra un esercizio di retorica un po’ frivolo e inconsistente.
"Anche per due acrobati della dialettica come Scalfari e Cacciari la vita comincia a farsi più difficile ed è arrivato il momento di alzare il tiro delle loro provocazioni. Durante la festa organizzata da “Repubblica”, la “Repubblica delle idee” (vi consiglio di vedere il video integralmente, perchè si tratta di una vera chicca di idiozia), sono rimasto allibito dalla disinvoltura con cui i due venerabili del PD, in un’orgia di boria e autoreferenzialità, abbiano potuto rivelare delle convinzioni piuttosto indigeste e raccapriccianti, che solo una platea assolutamente distratta e sonnolenta come quella dei piddini poteva lasciar passare senza la minima obiezione o mugugno. Una in particolare ha colpito la mia attenzione: la democrazia funziona solo quando è oligarchica, ovvero condotta e guidata da un gruppo ristretto di persone, possibilmente molto, ma molto ricche. Con tanto di esempi della Grecia di Pericle, della Roma dei patrizi, e della Venezia dei dogi. Per carità, a livello storiografico la conclusione non fa una piega (anche se, ad onor del vero, bisogna dire che è esistita pure la Grecia di Efialte e la Roma di Tiberio Gracco, ostici avversari dei ricchi, dei plutocrati e degli oligarchi, non a caso morti entrambi assassinati), ma per essere davvero obiettivi bisognava quantomeno ammettere che dal Rinascimento ad oggi, la storia della democrazia ha fatto passi da gigante, con l’eliminazione dei vincoli patrimoniali alla partecipazione politica, la conquista del suffragio universale, la nascita delle moderne repubbliche costituzionali parlamentari. Insomma da Pericle a Vito Crimi, ne è passata di acqua sotto i ponti, e semplificare così la faccenda mi sembra un esercizio di retorica un po’ frivolo e inconsistente.
Ma a questo punto bisogna chiarire anche il contesto in cui è scaturita questa summa di pragmatismo politico: si parlava del vuoto di democrazia che esiste in Europa, a causa del processo incompleto di creazione degli Stati Uniti d’Europa, che si è fermato praticamente all’introduzione della moneta unica senza dare vita ad un governo centrale federale come è accaduto negli Stati Uniti d’America. La causa principale di questa anomalia è dovuta alle differenze linguistiche, culturali, storiche che esistono tra i diversi stati europei, che necessitavano quindi di una struttura del tutto nuova di governo, come l’oligarchia tecnocratica degli Olli Rehn, Van Rompuy, Barroso, che pur non essendo mai stati democraticamente elettiricoprono oggi i principali posti di potere dell’Unione Europea. Di necessità insomma si è dovuta fare virtù, e visto che in passato la democrazia oligarchica ha funzionato abbastanza bene, dobbiamo avere fiducia e continuare nel nostro processo di integrazione guidato dall’alto. Rivendicare un’anacronistica appartenenza al territorio e alla propria nazione è del tutto fuorviante, visto che oggi esiste solo un’appartenenza di diritto, ovvero le persone si riconoscono cittadini di un certo stato o federazione di stati solo quando rispettano le stesse leggi. Bene, applauso del pubblico e tutti a casa felici e contenti.
Con tutto il rispetto per Cacciari e Scalfari, facciamo ora però alcune precisazioni, creando un ideale contradditorio che non c’è mai stato ai due retori della sinistra annacquata dei giorni nostri. Il fatto che esistano delle notevoli differenze linguistiche, politiche, istituzionali, culturali tra i vari stati membri europei doveva essere una pregiudiziale da non sottovalutare durante il processo di integrazione, che doveva agire come elemento frenante di prudenza e non come acceleratore turbolento di un disastro annunciato. La circostanza che molti politologi, nonché svariati economisti, avessero avversato l’introduzione di una moneta unica in Europa perché non esistevano a priori quegli elementi automatici di aggiustamento, quali la flessibilità dei prezzi e dei salari, la mobilità dei lavoratori, la convergenza dei tassi di inflazione, i trasferimenti pubblici e privati di reddito, l’omogeneizzazione fiscale, sindacale, scolastica, le barriere linguistiche e culturali, avrebbe dovuto essere un deterrente e non un catalizzatore del processo. Fare per forza qualcosa che è impossibile e sconveniente fare non giustifica l’adozione di prassi anomale, ma ne rende quantomeno sospetta e sindacabile l’impostazione di massima. Se gettandomi da una rupe so con certezza che mi schianterò al suolo, non sono meno stupido se mi getto di testa, di piedi, di lato, con doppia giravolta carpiata. Sono stupido e basta. L’evidenza empirica che ha mostrato a conti fatti quanti squilibri e asimmetrie macroeconomiche si siano create in Europa a causa dell’euro, è una dimostrazione palese della giustezza delle tesi di coloro che avevano bocciato il progetto fin dall’inizio e non una giustificazione a posteriori dell’eccezionalità con cui si continua a condurre l’intera operazione."
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"Un’ultima considerazione che serve a smontare un ennesimo ragionamento davvero pretestuoso e goffo del buon Cacciari (buono si fa per dire, perché come si dice spesso dalle mie parti: se fosse fatto di pane, mi guarderei bene dal mangiarlo). Secondo Cacciari, noi europei dovremmo ritenerci fortunati perché siamo arrivati a questaforma ibrida ed anomala di governo (un qualcosa che è a metà fra una federazione e una confederazione di stati, ma in fondo è solo l’euro e la BCE), senza passare per guerre e spargimenti di sangue come è accaduto negli Stati Uniti con la guerra di secessione. Ora, la guerra civile americana sappiamo che aveva delle ragioni politiche e sociali molto complesse, che avevano spaccato praticamente in due gli interessi e le rivendicazioni popolari: un processo sicuramente guidato dall’alto, ma che aveva profonde radici di partecipazione umana e emotiva anche dal basso, fra chi parteggiava per le istanze separatiste e chi per quelle unitarie. In queste condizioni di accesa dialettica interna, non era difficile convincere un giovane ragazzo ad indossare una divisa e imbracciare un fucile per inseguire un sogno di libertà, pace, prosperità, unità nazionale, come dall’altra parte dell’Oceano, stava già accadendo quasi contemporaneamente in Europa con i moti risorgimentali.
Il processo di integrazione europea è stato invece solamente pilotato e imposto dall’alto e nessun cittadino, men che meno oggi, si sognerebbe mai di combattere e rischiare la propria vita (a parte i militari di professione e i mercenari che sono pagati per farlo) per difendere l’Unione Europea e l’eurozona in particolare. Per che cosa dovrebbero combattere? Per un pezzo di metallo chiamato euro? Per difendere il palazzo di vetro di Francoforte? Per garantire ai propri figli una prosperità e un futuro che proprio l’euro ha contribuito a tagliare? Ma siamo sinceri, nessuno, ma proprio nessuno, avrebbe mai combattuto e combatterebbe oggi per difendere la moneta unica, perché quest’ultima non è il frutto spontaneo di un acceso dibattito partito dal basso, ma il prodotto artificiale di un progetto preconfezionato fortemente voluto dall’alto, che è stato fatto passare e digerire ai popoli europei con una campagna mediatica che ha del demenziale. Anzi, è molto più probabile che i popoli europei si coalizzino, come peraltro stanno già facendo in modo disorganizzato e scoordinato, contro gli oligarchi per la ragione opposta: per distruggere questo tipo di progetto unitario, a causa di tutte le differenze, gli squilibri, le miserie e le umiliazioni che ha già generato.
Fra l’altro, gli americani avevano il vantaggio di parlare la stessa lingua e di essere nati dallo stesso processo storico e culturale che portò alla dichiarazione di indipendenza dalle monarchie europee, mentre gli stati europei come già sappiamo e abbiamo ripetuto tante volte nascono da storie, tradizioni ed esperienze culturali totalmente diverse, che hanno condotto alla fine alla definizione e alla nascita degli odierni stati nazionali. In che lingua avrebbero dovuto parlare i soldati alleati di questa ipotetica guerra di annessione europea paventata da Cacciari? Quale cultura dominante avrebbe dovuto assumersi l’onere di combattere questa guerra? Ma se è lo stesso Cacciari a dire che ogni progetto unitario europeo tentato in passato, da Roma a Carlo Magno fino a Napoleone e Hitler, è stato fallimentare, perché mai avrebbe dovuto avere successo il subdolo disegno oligarchico portato avanti soltanto per ragioni commerciali e con il vessillo di una moneta unica? Come può pretendere Draghi di riuscire oggi con i suoi miserabili spiccioli da un euro dove non sono riusciti in passato le gloriose aquile delle insegne romane? Si tratta veramente di argomentazioni talmente fragili da rasentare il ridicolo, perché se è inconfutabile che l’Europa è sempre stata un’entità geografica e culturale a se stante nell’immaginario collettivo, è altrettanto vero che non è mai stata un’esigenza politica e una necessità storica sentita dai popoli europei.
E paradossalmente nemmeno la classe degli oligarchi e dei plutocrati vuole questa tanto agognata (a parole) unione politica e fiscale, perché ciò comporterebbe una perdita dei lucrosi profitti e delle rendite di posizione ottenuti solo grazie alle disfunzioni finanziarie create dall’euro (ricordiamo che quando i mercati sono stabili, omogenei e poco volatili, gli speculatori guadagnano poco o nulla). Agli oligarchi interessa solo l’euro e la sua permanenza a qualunque costo sociale, mentre tutto il resto sono chiacchiere da bar buone soltanto per tenere a bada una certa parte dell’elettorato di sinistra e illuderlo con sogni e fantasie che hanno poca attinenza con l’attuale corso della storia. A dispetto delle paure e delle fobie dei piddini, la pace tra i popoli europei continentali (un discorso a parte meriterebbero invece i paesi balcanici), prima dell’introduzione dell’euro, era ormai una condizione conclamata e duratura, mentre oggi, proprio a causa dell’euro, cominciano a riemergere antichi dissapori e conflitti tra i paesi che hanno guadagnato e paesi che hanno perso con la moneta unica."
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