IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.

venerdì 22 novembre 2013

Ennesima inutile svendita di patrimonio pubblico

Il Governo dei servi del Vero Potere si appresta a dismettere (ovvero mettere nelle mani dei potenti, appunto) ulteriore valore appartenente ai cittadini, pagato con le tasse "estorte" (le pagano per il 90%) ai lavoratori e ai pensionati in tanti anni. Con la scusa risibile di fare cassa. Tutti quelli che sanno un minimo di economia sanno che è un grave errore cercare di coprire spese correnti rinunciando a parte del proprio patrimonio. Sarebbe come per una famiglia vendere una parte della propria casa per pagare le bollette e il mutuo della stessa. Oltre al fatto che lo Stato rinuncia anche a incassare i futuri dividendi delle quote cedute, dividendi che sono invece annuali. In pratica in 10-15 anni perde tutto quello che ha incassato ora.  Per non parlare del fatto che -come anche i bambini sanno- quando si vende in un momento di bisogno si svende, si incassa molto meno del valore reale di un bene. L'efficacia delle svendite del passato (vedi Telecom, Alitalia, ILVA, la stessa ENI, e poi i tanti edifici di cui si è incassato un decimo del preventivato) è sotto gli occhi di tutti: non è servita a nulla se non ad arricchire altri, non certo a risanare il bilancio dello stato. E' sotto gli occhi di tutti, ma i nostri politici fanno finta di non vedere per fare gli interessi dei loro padroni.
Veramente una strategia lungimirante! Non sono INCAPACI, sono killer pagati per uccidere lo Stato in cui vivono. Sono traditori. Senza stare a parlare della trappola dell'Euro basta pensare che in Italia esiste un'evasione da 120 miliardi all'anno. Ridurre un po' le tasse e farle pagare a tutti, cosa fattibile, come in tanti altri paesi, porterebbe nelle casse dello stato almeno la metà di questo importo. Con 60 miliardi faremmo il reddito minimo, toglieremmo le tasse sul lavoro e e sulla casa ai meno abbienti e finanzieremmo la piccola e media impresa. Invece no, assistiamo a questo trionfo dell'immobilismo e della miope e colpevole politica della stabilità e austerità eurocratiche.
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Approfondimenti:

In questo blog: 

Italia in svendita


Dal blog Coscienze in rete

Saldi per 12 miliardi!


Ancora privatizzazioni?


L'Italia pare incapace di imparare dagli errori del passato. Oggi -con un'analisi di medio-lungo periodo- è possibile apprezzare i limiti dello smantellamento del sistema delle partecipazioni statali, che garantiva occupazione, crescita. Eppure il governo intende continuare lungo la stessa china.


L'analisi di Duccio Valori, già Direttore centrale dell'Iri.
Per riportare il deficit di bilancio sotto il 3% del Pil, si parla di nuovo di privatizzazioni. (E già non i capisce perchè occorra portare il deficit sotto il 3%, visto che lo studio su cui è basata questa dottrina si è rivelato falsato da numerosi errori di calcolo grossolani, NDR) Non che resti gran che da privatizzare: una quota di Eni, Terna, Rai, Fincantieri, oltre ad un consistente patrimonio immobiliare pubblico. In quest'ultimo caso, però, per non ricadere nei gravissimi problemi che hanno caratterizzato tutte le non poche precedenti decisioni in tal senso, si è preferito cedere in blocco le proprietà a Tecnofin, che da un lato garantisce il pagamento, dato che appartiene a Cassa depositi e prestiti (Cdp), ma dall'altro si troverà inevitabilmente in possesso di un portafoglio immobiliare non solo invendibile, ma anche certamente oneroso. E, a deporre in questo senso, ci sono tutti i precedenti tentativi di "smobilizzare" il patrimonio immobiliare pubblico.
Ma una riflessione la meritano anche i piani di privatizzazione delle maggiori società ancora controllate dal Tesoro, direttamente o attraverso Cdp.
Quando -alcuni decenni or sono- si cominciò a parlare di privatizzazioni, si sostenne che queste sarebbero servite:

a) a ridurre il debito pubblico;

b) a dare nuovo impulso all'imprenditorialità privata, soffocata dai "lacci e lacciuoli"dell'ingombrante presenza pubblica; in altri termini, "meno Stato e più mercato".

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il debito pubblico non solo non è diminuito, ma ha continuato ad aumentare; le meraviglie dell'imprenditorialità privata si chiamano Telecom, Alitalia, Ilva e via dicendo. Con la liquidazione dell'Ente Partecipazioni e Finanziamento Industrie Manifatturiere (Efim), sono andate in crisi anche l'Alsar, oggi Alcoa, la Firestone Brema, oggi (o ieri?) Bridgestone, ecc.
Sola eccezione, le banche (toh! NDR): la Bnl è stata acquisita dalla francese Paribas, e le tre banche d'interesse nazionale (COMIT, Credito Italiano e Banca di Roma) a seguito di una serie di fusioni e riorganizzazioni si sono cartellizzate. E tutto questo per non parlare dell'attuale crisi, in buona parte determinata ed alimentata dal comportamento delle stesse banche.
Molti anni fa, con grave scandalo di Romano Prodi e del compianto Tarantelli, dimostrai che il sistema delle partecipazioni statali versava allo Stato, in termini di Inps e di Irpef, più di quel che riceveva a titolo di fondi di dotazione. In sostanza, gli occupati eccedentari (e che non sapevano di esserlo) davano allo Stato più di quel che ricevevano, e allo stesso tempo, avevano, o credevano di avere, un lavoro decente. (Ma ora sappiamo per quali scopi lavorava Prodi, quello che diceva che con l'euro avremmo lavorato un giorno in meno e guadagnato come se lavorassimo un giorno in più, NDR). Oggi, che si è privatizzato quasi tutto il privatizzabile, si verifica l'esatto contrario: avendo i privati ridotto di parecchie migliaia gli occupati, il gettito per lo Stato si è contratto; e, con le crisi ricordate in precedenza, si è fortemente ridotto il Pil.
Conseguenza inevitabile, il rapporto deficit/Pil è peggiorato: e per riportarlo a dimensioni accettabili si accentua il carico fiscale per le famiglie. Come se l'unico modo per migliore i bilanci consistesse nell'aumentare le entrate, e non nel ridurre le spese.
Con tutti suoi innegabili difetti, il sistema funzionava; l'Italia cresceva, l'occupazione -diretta e indotta- era sostanzialmente piena; le banche prestavano alle imprese, e facevano utili senza impegnarsi in operazioni arrischiate. È possibile, certo, che questo sistema richiedesse di essere corretto, anche se i Trattati di Roma non facevano differenza tra imprese pubbliche e private. Bisognava evitare che gli apporti di capitale pubblico assumessero l'aspetto di aiuti di Stato, e non sarebbe stato impossibile!
Si è voluta scegliere la strada delle privatizzazioni, e nonostante i risultati su questa strada si intende continuare.

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