La trasformazione delle scelte di politica economica in scelte tecniche, e dunque in qualche modo inevitabili e necessarie, è uno dei più grandi inganni di questi anni (il famoso T.I.N.A.) che è stato effettuato con la complicità di una politica ormai esautorata di ogni reale potere d’azione e a spese di un'opinione pubblica anestetizzata dai grandi media che ha perso ogni riferimento culturale oltre che politico.
La crisi finanziaria, che fino all’inizio del 2010 era una crisi di banche private e non si era tramutata in una catastrofe mondiale, è stata caricata sui bilanci pubblici che così hanno salvato i bilanci privati. In quel momento le parole d’ordine, diffuse dai principali media, sono diventate però altre: eccesso di indebitamento degli Stati, eccesso di spesa pubblica, pensioni insostenibili, spese per l’istruzione “che non ci possiamo più permettere”, ecc. E come conseguenza, anche per rispettare i nuovi provvedimenti, primo tra cui l’incredibile norma del pareggio di bilancio inserita in Costituzione senza una discussione pubblica da un Parlamento quantomeno distratto, è stato fatto passare senza grandi difficoltà il messaggio che lo Stato spende troppo e dunque che è necessario tagliare le spese pubbliche: asili, scuole, sanità, istruzione, ricerca, pensioni, ecc. Questa incredibile e inaccettabile mistificazione è stata possibile grazie ad un’egemonia culturale e politica che invade sia l’orientamento dell’opinione pubblica nei grandi quotidiani che lo stesso centro di formazione della cultura che è l’università.
Si ripete, anche nel nuovo governo, lo stesso schema che abbiamo visto da qualche tempo:il ministero dell’Economia è stato assegnato a un cosiddetto tecnico. La trasformazione delle scelte di politica economica in scelte tecniche, e dunque in qualche modo inevitabili e necessarie, è uno dei più grandi inganni di questi anni che è stato effettuato con la complicità di una politica ormai esautorata di ogni reale potere d’azione e a spese di un'opinione pubblica anestetizzata dai grandi media che ha perso ogni riferimento culturale oltre che politico.
Questa situazione è spiegata magistralmente da Luciano Gallino nel suo libro Il colpo di Stato di banche e governi (Einaudi, 2013). In un incontro organizzato al Centro studi Piero Gobetti di Torino, cui ho partecipato insieme allo stesso Gallino e a Pietro Polito, Antonio Caputo e Massimo L. Salvadori (qui i video dell’evento) si sono ripercorse le fasi della la crisi economica scoppiata inizialmente come una crisi bancaria e finanziaria innescata da una crisi di debito privato dovuto a un incontrollata creazione di “denaro dal nulla”nella forma dei titoli derivati da parte delle banche sia in Europa che in America.
Quando questo castello di carte è crollato, con dei costi enormi per milioni di persone, il governo americano ha sostenuto le banche per quasi trenta trilioni di dollari, nella forma di prestiti e garanzie, in parte rientrati e in parte no, mentre alla fine del 2010 la Commissione Europea ha autorizzato aiuti alle banche per più di 4 trilioni di dollari. Con questi interventi la crisi finanziaria, che fino all’inizio del 2010 era una crisi di banche private e non si era tramutata in una catastrofe mondiale, è stata caricata sui bilanci pubblici che così hanno salvato i bilanci privati. In quel momento le parole d’ordine, diffuse dai principali media, sono diventate però altre: eccesso di indebitamento degli Stati, eccesso di spesa pubblica, pensioni insostenibili, spese per l’istruzione “che non ci possiamo più permettere”, ecc. E come conseguenza, anche per rispettare i nuovi provvedimenti, primo tra cui l’incredibile norma del pareggio di bilancio inserita in Costituzione senza una discussione pubblica da un Parlamento quantomeno distratto, è stato fatto passare senza grandi difficoltà il messaggio che lo Stato spende troppo e dunque che è necessario tagliare le spese pubbliche: asili, scuole, sanità, istruzione, ricerca, pensioni, ecc.
Questa incredibile e inaccettabile mistificazione è stata possibile grazie ad un’egemonia culturale e politica che invade sia l’orientamento dell’opinione pubblica nei grandi quotidiani che lo stesso centro di formazione della cultura che è l’università. La selezione di chi sarà responsabile della formazione del pensiero delle nuove generazioni è uno dei punti di scontro più cruenti all’interno dell’accademia e sullo sfondo c’è proprio il mantenimento dell’egemonia culturale e politica. Le infuocate polemiche a margine delle abilitazioni scientifiche nazionali, con le quali si vorrebbero scegliere i nuovi docenti in base a “criteri quantitativi”, ma che in realtà rappresentano il proseguimento del gattopardesco disegno della Gelmini di “togliere potere ai baroni” dando tutto il potere a “certi baroni”, ne sono una conseguenza eclatante.
Come osservato dallo storico Massimo L. Salvadori, l’economista Vilfredo Pareto, convinto che la democrazia fosse un’illusione, scriveva “La plutocrazia moderna è maestra nell’impadronirsi dell’idea di eguaglianza come strumento per far crescere, di fatto, le disuguaglianze”. Era il 1923: oggi siamo sempre allo stesso punto.
Ps. Per riformare il sistema finanziario Luciano Gallino con Elio Veltri e Antonio Caputo hanno proposto una petizione al Parlamento Europeo che si può firmare a questo indirizzo.
PER UNA LEGGE DI RIFORMA DEL SISTEMA FINANZIARIO
BANCHE E FINANZA ONNIPOTENTE: L’EUROPA DETTI LE REGOLE
Primi firmatari: Luciano Gallino, Elio Veltri, Antonio Caputo
Tra le cause della crisi economica che attanaglia l’Europa rientrano i difetti strutturali del sistema finanziario della UE, evidenti soprattutto nei grandi gruppi bancari.
Lo sviluppo anomalo del sistema finanziario ha provocato gravi danni all’economia produttiva. Da un lato i crediti che le banche concedono vengono utilizzati soprattutto per attività speculative, anziché per investimenti in capitale fisso, infrastrutture, ricerca, sviluppo di nuovi settori d’attività; dall’altro, la finanziarizzazione delle imprese industriali e dei servizi ha distorto i loro criteri di gestione e le ha indotte a spingere sempre più in basso le condizioni di lavoro e i salari.
Una profonda riforma del sistema finanziario è pertanto necessaria quanto urgente. Senza di essa una crisi ancora più grave di quella in corso ormai da otto anni potrebbe abbattersi quanto prima sulla UE.
Sappiamo che progetti di riforma del sistema finanziario sono in discussione presso la Commissione e alcuni Parlamenti europei. Si tratta però di progetti molto lontani da ciò che sarebbe necessario per riportare la finanza al suo essenziale ruolo di servizio nei confronti dell’economia produttiva. Ed è sin troppo evidente come essi siano stati redatti in accordo con le grandi banche e le loro lobbies.
I difetti strutturali del sistema finanziario UE si possono così riassumere, facendoli seguire da alcune indicazioni su possibili linee di riforma:
1) Nella Ue vi sono numerosi gruppi bancari che non solo sono troppo grandi per essere lasciati fallire, ma sono diventati talmente grandi da rendere impossibile salvarli nel caso fossero a rischio fallimento. Il loro bilancio in termini di attivi si avvicina e in vari casi supera il Pil del paese in cui hanno sede. Appare pertanto indispensabile scomporle in entità di minori dimensioni. Varie strade non esclusive sono praticabili, dalla separazione tra banche di deposito e banche di investimento, all’apposizione di un limite al volume di attivi che un istituto può detenere.
2) I maggiori gruppi bancari sono troppo complessi sul piano internazionale per poter essere assoggettati a una qualsiasi forma di efficace regolazione. Ciascuno è formato da migliaia di società sussidiarie giuridicamente indipendenti distribuite in tutto il mondo. Dopo il fallimento della Lehman Brothers nel settembre 2008 ci sono voluti anni di lavoro da parte di migliaia di analisti per capire quali e quanti fossero, e dove stavano, gli attivi e i passivi delle 2.500 società che formavano il gruppo. Il numero delle sussidiarie di ciascun gruppo dovrebbe pertanto essere drasticamente ridotto.
3) Per diversi motivi le grandi banche Ue hanno favorito lo sviluppo e intrattengono stretti rapporti con un gigantesco sistema bancario e finanziario ombra – formato da enti che non sono banche ma operano come banche - il quale secondo stime recenti del Financial Stability Board detiene attivi dell’ordine di 23 trilioni di euro, una somma pressoché pari al totale degli attivi di tutte le banche europee. Pure le dimensioni del sistema bancario ombra dovrebbero essere fortemente ridotte, e quanto ne rimane assoggettato a una regolazione analoga a quella delle banche.
4) Le banche europee hanno emesso col tempo titoli derivati per centinaia di trilioni di euro, la maggior parte trattati al di fuori delle borse regolamentate. Oltre il 90 per cento di essi sono “nudi”, ossia non corrisponde ad alcuno scambio reale di merci o servizi. Giustamente sono stati definiti da molti esperti delle pure scommesse. Poiché a parte il loro valore nominale – quello indicato nel relativo contratto – essi hanno un prezzo di mercato, la loro creazione e diffusione sono equivalse a immettere nell’economia immense quantità di denaro fittizio, che ha contribuito prima a creare e poi fare esplodere la bolla immobiliare e finanziaria del 2008, e poi a creare l’attuale bolla dei valori azionari. Pertanto l’emissione di derivati “nudi” dovrebbe essere vietata, e tutti i derivati dovrebbero essere scambiati su borse o piattaforme regolamentari.
Tutto ciò considerato, i cittadini europei firmatari della presente petizione chiedono al Parlamento Europeo, unico ente elettivo dell’Unione in cui essi si riconoscono, di farsi carico di una proposta di legge che affronti finalmente e radicalmente le distorsioni del sistema finanziario della Ue sopra richiamate per sommi capi. E’ chiaro che nella discussione nel PE emergeranno vari altri aspetti critici del sistema finanziario che qui per brevità non si sono potuti inserire. La proposta di legge, una volta approvata dal Parlamento, dovrebbe essere trasmessa alla Commissione, al Consiglio Europeo e ai singoli stati membri affinché avviino le procedure di approvazione nelle relative sedi.
Marzo 2014
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