La Chiesa costa ogni anno ai contribuenti
italiani circa 6 miliardi e mezzo di euro.
Voce
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Costo
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8 per mille
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€ 1.054.000.000
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Stipendi insegnanti dell'ora di religione
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€ 1.000.000.000
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Convenzioni scuola
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€ 700.000.000
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Convenzioni pubbliche con gli ospedali cattolici
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€ 1.000.000.000
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Convenzioni pubbliche con istituti di ricerca
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€ 420.000.000
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Convenzioni pubbliche con case di cura
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€ 250.000.000
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Media annuale regalie una tantum
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€ 250.000.000
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Mancato incasso ICI (stima)
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€ 700.000.000
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Sconto 50% su Ires, Irap e altre imposte
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€ 500.000.000
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L’elusione fiscale turismo cattolico (stima)
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€ 600.000.000
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Subappalto televisivo e finanziamenti stampa
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€ 52.000.000
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Totale
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€ 6.526.000.000
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L’otto per mille, grazie ad un meccanismo
messo a punto a metà degli anni ‘80 assegna alla Chiesa Cattolica anche le
quote di chi non ha espresso alcuna preferenza, sulla base della percentuale di
chi l’ha espressa. Un metodo piuttosto arbitrario che porta nelle casse della
Chiesa Cattolica circa un miliardo di euro ogni anno (1.054
mil. di euro nel 2014). Nel resto d’Europa la
contribuzione è non solo volontaria, ma le quote derivanti dalle preferenze non
espresse restano allo Stato.
Non solo. L’Art.47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 stabilisce che ogni anno, entro
giugno, lo Stato corrisponda alla Conferenza Episcopale Italiana un anticipo
valutato sulla base delle scelte relative a 3 anni prima. Nel 2013 abbiamo
anticipato alla CEI 1.005 milioni di euro. Ben diverso da quando lo
Stato saldi di norma i suoi crediti (dai 3 ai 5 anni dopo), come i poveri
contribuenti ben sanno!
Un
altro miliardo se
ne va per gli stipendi ai circa 22 mila insegnanti di quella che
impropriamente viene chiamata ora di religione.
Almeno 700 milioni vengono versati da tutti noi per
le convenzioni sulla scuola.
Le convenzioni pubbliche con
gli ospedali cattolici ammontano poi a un altro miliardo di euro.
Quelle con gli istituti di ricerca a
circa 420 milioni
mentre le case di cura raggranellano la bellezza di 250 milioni di euro.
Poi ci sono le regalie una tantum, per
manifestazioni e raduni (il Giubileo fu finanziato con 3500 miliardi di
lire; uno degli ultimi raduni di Loreto ci è costato 2,5 milioni e
così via) per una media annua di circa 250 milioni di euro.
Il mancato incasso dell’Ici vale
circa 700 milioni di
euro all’anno.
Lo sconto del 50% su Ires, Irap e altre
imposte ci costa più o meno 500 milioni.
L’elusione fiscale legalizzata del mondo
del turismo cattolico, con i suoi 40 milioni di pellegrini che ogni anno vanno
avanti e indietro dall’Italia, si stima in altri 600 milioni di euro.
A questi dati, aggiungo i 52 milioni di euro per
il subappalto alla Chiesa Cattolica di oltre due terzi del palinsesto del servizio
pubblico televisivo.
Non esiste un altro paese laico che
spende altrettanto per il costo di una religione.
Pur essendo gli spot della CEI
per incentivare la preferenza sull’otto per mille efficacemente usati per
convincere ad apporre la famosa X, stupisce che gli interventi caritativi
a favore dei paesi del terzo mondo, assommino a solo circa l’8% del totale ricevuto
dallo Stato (85 milioni).
C’è poi un 15% utilizzato per interventi di carità in Italia e il rimanente 77% serve
all’autofinanziamento: il 36% va agli stipendi dei 33 mila sacerdoti (in continua diminuzione), mentre il 41% (433 milioni) viene speso per “esigenze di
culto e pastorali”, attività edilizie, spese di catechesi, tribunali
ecclesiastici, ecc. (dati ufficiali CEI 2014: http://www.8xmille.it/rendiconti/ripartizione2014.pdf).
“La Chiesa sta diventando per molti
l’ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che
l’ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro
pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più
ostacolare il vero spirito del cristianesimo.” Non l’ha detto un ateo ma, già
trent’anni fa, un teologo insospettabile: Joseph Ratzinger.
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