IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

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venerdì 4 marzo 2011

GHEDDAFI: un dittatore prodotto dal neoliberismo, dal FMI e dai governi democratici

Gheddafi non è sempre stato ciò che è. Solo da alcuni anni è diventato un dittatore corrotto ed estremamente repressivo. In realtà, nel 1969, il colonnello Gheddafi, che allora aveva 27 anni, capeggiò un colpo di stato ad immagine e somiglianza di quello concluso del suo idolo, il colonnello Nasser in Egitto, rovesciando il monarca Idris (che era sotto cure mediche in Turchia).

Nei suoi primi anni fece riforme sostanziali, tra le quali una riforma agraria e la nazionalizzazione del petrolio (maggiore risorsa del paese) destinando gran parte dei proventi derivanti dallo sfruttamento di questa risorsa a migliorare lo stato delle classi sociali popolari e, in particolare, i servizi sanitari e l'istruzione.

Stabilì anche forme di partecipazione dei lavoratori nei luoghi di lavoro nelle imprese (più di duecento) che furono nazionalizzate. I suoi primi anni furono caratterizzati anche da un interventismo statale nell'economia della Libia, compresa la nazionalizzazione del credito attraverso la Banca Centrale dello Stato. Gheddafi presentò quell'esperienza come la terza via tra capitalismo e socialismo (associato all’epoca all’Unione Sovietica).

Le differenze tra Gheddafi e Nasser furono però notevoli. Una di queste fu  che Gheddafi non volle creare uno stato laico, ma islamico. Si scontrò così con un movimento islamico più radicale, che tentò anche di ucciderlo nel 1993. Questa corrente radicale aveva rapporti con Al Qaeda, influente anche in Marocco e Algeria. E' così che Gheddafi è diventato l’acerrimo nemico di Al-Qaeda e, sia durante, sia dopo gli attacchi alle Torri Gemelle a New York, Gheddafi ha sostenuto l'amministrazione Bush nella sua lotta al terrorismo islamico. Vijay Prashad, nel suo saggio "The Lybian Labyrinth", fa molti riferimenti espliciti favorevoli a ciò che Gheddafi fece per sostenere la politica del presidente Bush e contro il terrorismo del Radicalismo islamico.

Il cambiamento della sua politica economica

La sua terza via si è trasformata, più tardi, in un capitalismo popolare, sviluppando politiche pubbliche che cambiarono significativamente molte delle riforme che erano state fatte nei primi anni del suo mandato. Sotto molti aspetti fu un cambiamento a 180°. Una di queste misure favorì la privatizzazione delle aziende produttrici e distributrici del petrolio, facilitando e stimolando l’investimento estero, che raggiunse la massima espressione negli anni 90. Massimo architetto di queste privatizzazioni dell’industria petrolifera fu Shokri Ghanem, primo ministro del governo Gheddafi, guida della potente Compagnia Nazionale del Petrolio (Nacional Oil Corporation). Le compagnie che beneficiano di queste privatizzazioni furono molte, dall’Occidental Petroleum alla China Nacional Petroleum

Inutile dire che i governi occidentali, ed in particolar modo, gli europei hanno gareggiato in tutti questi anni per ottenere i favori di Gheddafi.

Il governo Blair -per esempio- liberò i responsabili dell’attentato terroristico all'aereo Pan Nam avvenuto in territorio britannico; Berlusconi realizzò campagne per promuovere Gheddafi raggiungendo livelli di piaggeria inusitati, che il premier italiano giustificò affermando che "la prevenzione dell’immigrazione e le risorse energetiche libiche (petrolio e gas) ben valevano le sue attenzioni". E, per non essere da meno, anche altri leader europei, tra cui il Presidente Aznar prima, seguito dal presidente Zapatero e dal monarca spagnolo poi, visitarono Gheddafi con la loro lista di richieste e investimenti.

Queste privatizzazioni hanno interessato la maggior parte delle aziende pubbliche e, realizzate in un sistema dittatoriale, sono state accompagnate da una grande corruzione che ha arricchito i membri della famiglia Gheddafi. In particolar modo uno dei suoi figli che aspirava ad essere il suo successore. Tutti questi cambiamenti nel senso della privatizzazione furono realizzati sotto la supervisione del Fondo Monetario Internazionale che, nel suo ultimo rapporto, segnalava lo stato dell’economia libica come molto buono. In effetti, come era avvenuto in Tunisia e in Egitto, gli indicatori della crescita economica libica erano altamente positivi. Quello che però ignorava e nascondeva questa visione ottimista dell’economia libica era che tali misure, sostenute dal FMI, stavano danneggiando seriamente le classi popolari e la classe operaia. 

Sono proprio le misure neoliberali che hanno determinato l'aumento dei prezzi degli alimenti e l’eliminazione delle sovvenzioni pubbliche. E questo ha poi fomentato le rivolte che precedettero l’ultima mobilitazione. Come in Tunisia e in Egitto tali ragioni hanno determinato le classi popolari a scendere in piazza, chiedendo le dimissioni di Gheddafi e la fine della sua dittatura. In questa mobilitazione si trovano movimenti laici e islamici, che sono quelli che ricevono maggior attenzione da parte dei mass media internazionali.

Ancora una volta, il FMI, facendo pressione sull'élites dittatoriali per portare avanti politiche di stampo neoliberale, stava colpendo ulteriormente le difficili condizioni che la popolazione libica già doveva sopportare, costringendola a scendere per strada per protestare ed esigere dal dittatore e dalla sua compagine corrotta la fine di quel regime.
E’ interessante notare che una delle prime misure prese dalla Giunta Militare in Egitto è stata, oltre a vietare gli scioperi, quella di abbandonare gran parte delle politiche neoliberali che il FMI aveva imposto al governo Mubarak.

Un’ultima osservazione: la maggior parte delle armi e dell'equipaggiamento di cui il regime di Gheddafi dispone per la repressione, è stato fornita da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Spagna. Come giustamente ha affermato Amer Tarecq nel suo saggio “Oil, Arms and the imperial enterprise in North Africa”, parlare di Gheddafi è come parlare della corruzione e delle armi che servono per servire gli interessi del petrolio da parte di paesi e poteri che pur si definiscono democratici e difensori dei diritti umani (i paesi più importanti della UE).

Tratto da:

3 commenti:

Albino ha detto...

Ottima analisi grazie

Anonimo ha detto...

Grazie, ero certa che "non fosse tutta colpa sua", per così dire....

nahom ha detto...

Grazie Mau.