IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.

martedì 14 giugno 2011

Va' dove ti porta il QUORUM

Il cambiamento iniziato alla fine dell’inverno con la mobilitazione delle donne, scese in piazza senza simboli di partito e in numeri stupefacenti, e che sembrava aver avuto il suo apice con le amministrative e il voto dirompente di Milano e Napoli continua con l’ultima sorpresa: 27 milioni di italiani sono tornati alle urne.
Il quorum era di circa 23,5 milioni di italiani, la metà degli aventi diritto, 25 milioni con gli italiani all'estero. Pareva una sfida impossibile. Un numero esagerato ancor di più pensando a 15 anni di quorum non raggiunti.

Se a questo aggiungiamo il disinteresse delle televisioni, gli inviti ad andare al mare, la volontà del governo di non accorpare il referendum con le amministrative e la scelta di una data a metà di giugno (a scuole addirittura chiuse) il risultato è sorprendente, esagerato, incredibile, al di là di ogni attesa. Imprevisto da tutti i commentatori e gli esperti. Sperato e agognato dai vari comitati per il sì e dai promotori, ma con tanta paura di non arrivarci.

26 milioni e 850mila italiani sono andati a votare, 27 milioni e 200mila con gli italiani all'estero, superando abbondantemente il quorum. E di questi 26 milioni hanno votato SI' (dai 25.643.652 del nucleare, ai 26.130.637 del secondo sull'acqua), per cui -addirittura- i SI' sono andati oltre la maggioranza assoluta mediamente di circa un milione di voti! Penso che una chiarezza simile in Italia non si sia mai verificata.
E su argomenti di basilare importanza: la privatizzazione delle risorse, l'energia che deve essere pulita e rinnovabile, la legge che deve essere uguale per tutti.
Gli italiani hanno sfruttato l'occasione per mandare un messaggio forte e chiaro al governo e alla classe dirigente (così durante le vacanze ormai alle porte potranno pensarci bene).
I referendum indicano una chiarissima affermazione di autonomia dei cittadini. Questo è il dato più importante. Quando i cittadini vengono chiamati ad esprimersi sui contenuti e non sulle alchimie ritrovano l'entusiasmo.
Nessuno lo dice ma credo che i giovani abbiano votato in massa in questi referendum.
Sono stati loro per primi -trasversalmente o ogni schieramento politico- a mobilitarsi a fare il tam tam sulla rete, sui social network, per arrivare a questi numeri che hanno sbancato la volontà cinica e politichese di chi incitava ad astenersi e ad andare al mare.
Il voto al referendum è da interpretare come disobbedienza al pensiero dominante, al potere. E' il rifiuto di una concezione verticale della politica, con il leader che ordina ai sudditi e il popolo che deve solo obbedire.
Vince una politica diversa, di movimento, incentrata sui cittadini più che sul populismo becero degli ultimi anni. 
Cittadini consapevoli aggirano l'invasione mediatica e il controllo delle TV e dei loro nominati di fazione, mandano a vuoto l'informazione supina dei telegiornali, si organizzano sulla rete, prendono dai giornali i contenuti che servono di volta in volta, fanno viaggiare in rete i contenuti alternativi a velocità impressionanti, velocità e profondità con cui le veline del potere non possono competere perchè i "post" della rete si basano sulla stima di chi li propone. 
Cittadini, e soprattutto moltissimo giovani, in un sovvertimento generazionale e di abitudini, sono diventati opinion leader nelle loro famiglie, portando genitori e amici a votare, chiarendo i quesiti, parlando dell'acqua e del nucleare, spiegando come il "legittimo" impedimento aggiri l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Persino la chiesa, sempre abile a capire i mutamenti popolari, ha capito.
"Un risultato che è un messaggio al governo", dice la Cei. "Governare il cambiamento - spiega una nota della Sir, l'agenzia stampa della Cei - è l'operazione politica più complessa e meritoria. Qui si distinguono gli statisti: le prossime settimane ci diranno se la classe politica è in grado di giocare questo gioco, che gli elettori stanno indicando. Come sappiamo, infatti, il vero punto debole del sistema italiano non è tanto dal lato della domanda, quanto piuttosto dell'offerta politica".
Persino per i vescovi i risultati del referendum "rappresentano un messaggio diretto degli elettori, al di là degli schieramenti, direttamente al governo". "Distinguiamo il merito dal significato politico più ampio. Per non parlare - prosegue la nota - del quesito di cui meno si è parlato, che riguardava direttamente Berlusconi, sul legittimo impedimento. Le scelte referendarie sono chiare e devono essere tradotte in politiche pubbliche coerenti. In particolare è richiesto un nuovo ruolo per 'il pubblico', cui le istituzioni devono sapere dar risposte adeguate, in termini di garanzia, efficienza ed efficacia". Parole sante, dicevano una volta. Mai niente di più vero.

Bene. L'impossibile si è realizzato. E ora?

Cominciamo da Berlusconi. Ha sempre citato la volontà sovrana degli italiani come il bene supremo. E lui aveva ottenuto solo la maggioranza relativa.
Qui siamo di fronte alla maggioranza assoluta, vera, degli italiani.
Una maggioranza che ha detto che non vuole le leggi che il governo ha proposto, che non è stata d'accordo con il non andare a votare, che non vuole le leggi ad personam e non vuole il nucleare. E lui?
Dichiara ufficialmente: "Bisogna prendere atto della volontà degli italiani..."
Era in dubbio forse? Strano commento.
"Anche a quanti ritengono che il referendum non sia lo strumento più idoneo per affrontare questioni complesse, appare chiaro che la volontà degli italiani è netta su tutti i temi della consultazione."
Deligittimazione politichese del referendum ma contentino; la volontà degli italiani è netta, non può non asserirlo con numeri simili. Non è però netta, è una valanga, è un'affermazione senza precedenti! Meglio però non esagerare, minimizzare.
"L’alta affluenza nei referendum dimostra una volontà di partecipazione dei cittadini alle decisioni sul nostro futuro che non può essere ignorata."
Ergo se avessimo potuto l'avremmo ignorata... non c'è bisogno di dire altro.
"Il Governo e il Parlamento hanno ora il dovere di accogliere pienamente il responso dei quattro referendum."
E qui vedremo cosa succederà.
I primi segnali non sono molto confortanti.


I pasdaran del governo stanno per presentare la prescrizione breve da approvare subito i parlamento.
Sarebbe questo il rispetto della volontà dei cittadini? Della loro maggioranza assoluta, non relativa?
Da tutte le dichiarazioni si capisce che la parola d'ordine è minimizzare, il Governo non è in discussione... ma come? Avete detto di andare al mare, che non votavate. Siete stati seppelliti di voti. Avete idolatrato la maggioranza popolare e ora è come se fosse nulla?
La verità è che la maggioranza degli italiani vi sta bene solo se coincide col vostro interesse.


L'opposizione tende invece a "partitizzare" troppo, con l'eccezione di Di Pietro, la volontà popolare. Il voto è certamente politico, perchè esprime orientamenti e scelte precisi, e questa è politica, ma sentire dire "noi abbiamo appoggiato i referendum per cui abbiamo vinto", "ora il governo deve dimettersi", ecc, ecc. fa parte di un vecchio modo di fare politica. Un modo che ormai, giustamente, non è più apprezzato dai cittadini.
Il governo patirà delle sue scelte, sono fatti suoi, su cui lui dovrebbe meditare e trarre conclusioni. All'opposizione compete la proposizione invece, la capacità di proporre scelte alternative interessanti e utili, leader onesti e trasparenti, da cui emani la volontà sincera di voler fare del loro meglio per l'Italia e il suo popolo, al di fuori delle logiche di parrocchia e appartenenza.
Il bene dell'Italia non potrà mai accontentare tutti gli italiani, ma la maggioranza degli italiani intelligenti è in grado di capire, è in grado di rinunciare a un bene più piccolo personale, per un bene più grande collettivo.
Ci vuole solo chi lo sappia interpretare e decidere per conto di tutti.


I referendum però, qualsiasi cosa succeda non perdono il loro peso, il loro valore intrinseco. Rimarranno stampati negli annali, scolpiti nel granito. La volontà dei cittadini sui temi specifici non potrà essere ignorata almeno per molti anni. Nemmeno dall'unto della maggioranza di turno. E questo è già di per sè un grande risultato.











1 commento:

Sara ha detto...

Ottima analisi! Sono d'accordissimo su tutto! Grazie! Sara