IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.

mercoledì 28 settembre 2011

Consenso universale sul fatto che il costo della crisi del sistema sia a carico dei più deboli


Mentre sono evidenti incertezze e le contraddizioni da parte dei potenti della terra (non sono i politici, che di questi sono solo i burattini)  sul modo di venire a capo del problema del debito e della crisi bancaria, c’è -viceversa- un consenso universale sul fatto che il costo di questo collasso del sistema capitalistico debba essere pagato dai più deboli. Gli appelli lanciati da alcune parti, di lasciare affondare la Grecia e altri paesi, sono utilizzati per garantire che i costi di tutti gli accordi conclusi per evitare un collasso finanziario ricadano sulle spalle delle classi deboli (lavoratori e/o disoccupati e pensionati).

IL DECLASSAMENTO DELLE BANCHE

19 settembre 2011


L’agenzia di rating Moody’s ha declassato mercoledì due delle banche più importanti di Francia, accentuando così la pressione sui governi di tutta Europa per imporre misure di austerità contro la classe operaia.

Moody’s ha declassato il rating della seconda banca di Francia, la Société Générale, da Aa2 a Aa3 e ha declassato quello della terza banca, ilCrédit Agricole, da Aa1 a Aa2, a causa della loro esposizione ai beni in obbligazioni del governo greco. L’agenzia ha lasciato invariato il rating di BPN Paribas, la maggiore banca della Francia, ad Aa2, mantenendo il suo watch negativo.
La decisione, che era stata ampiamente anticipata, si è verificata tra la crescente preoccupazione per il mancato pagamento della Grecia e per un conseguente crollo di fiducia nelle banche francesi e in altre banche europee che detengono beni significativi in titoli greci.
[Uno degli aspetti collaterali più gravi è che queste agenzie di rating non sono indipendenti: sono esse stesse proprietà di gruppi che agiscono su un mercato che essi stessi possono pesantemente influenzare. Leggi qui se vuoi approfondire].

I leaders politici tedeschi, francesi ed americani sono intervenuti in modo dimostrativo martedì e mercoledì per rassicurare i mercati finanziari sul fatto che la Grecia non si trova sull’orlo del fallimento, insistendo sul fatto che il governo social-democratico PASOK intensifichi i suoi attacchi contro i posti di lavoro e gli standard di vita dei lavoratori greci.

Il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha contraddetto le dichiarazioni del suo Vice-Cancelliere e Ministro dell’Economia, Philipp Rösler, citando il suo sostegno per una “bancarotta ordinata” della Grecia come alternativa a nuovi piani di aiuto dell’Unione Europea e del FMI. La Merkel ha detto di essere convinta che la “troika” che sovrintende il prestito da 110 miliardi di Euro per la Grecia – l’UE, il FMI e la BCE – approverà la prossima tranche del piano di sostegno di 8 miliardi di Euro, di cui la Grecia afferma di avere bisogno nei prossimi giorni per evitare un défault sul pagamento dei salari e delle pensioni.

Scegliendo con cura le parole, ha detto che non esclude in linea di principio una falimento della Grecia. “La priorità assoluta è di evitare un défault incontrollato”, ha detto la Merkel.

Mercoledì ha tenuto una teleconferenza con il Presidente francese Nicolas Sarkozy e il Primo Ministro greco George Papandreu a seguito della quale tutti e tre hanno rilasciato dichiarazioni riaffermando il loro impegno comune per aiutare la Grecia a mantenersi in zona Euro – a condizione che la Grecia soddisfi gli obiettivi fissati di riduzione del déficit e del debito che hanno già gettato il paese in depressione.

Il Segretario americano del Tesoro Timothy Geithner a ugualmente cercato di rassicurare i mercati finanziari. In un discorso a New York davanti ad una conferenza organizzata congiuntamente dal canale finanziario CNBC e dalla rivista Institutional Investor, e in interviste successive, ha dichiarato di essere convinto che le potenze europee prenderanno tutte le misure necessarie per evitare il fallimento della Grecia e per affrontare la crisi del debito sovrano che minaccia di minare l’Euro e le banche.

Geithner ha tuttavia chiaramente indicato che gli Stati Uniti considerano le iniziative prese dall’Europa come nettamente insufficienti. Ha anche chiesto ai governi europei di utilizzare “una forza decisiva” per fronteggiare la crisi finanziaria del continente, aggiungendo che “dovranno muoversi più velocemente”.

Indicando la grande preoccupazione che regna a Washington riguardo al deterioramento della situazione finanziaria in Europa, Geithner ha preso la decisione, senza precedenti, di assistere venerdì alla riunione dei Ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Unione Europea (Ecofin) che si terrà a Wroclaw, in Polonia.

L’obiettivo principale della teleconferenza di mercoledì era chiaramente quello di dettare la legge per la Grecia e di estorcere la promessa di nuovi licenziamenti e di tagli di bilancio. Durante il fine settimana, dopo che i negoziatori della UE, del FMI e della BCE hanno messo fine ai colloqui sulle prossime tranches di aiuti perché la Grecia aveva superato di 2 miliardi di Euro i suoi obiettivi di deficit, Papandreu ha annunciato un aumento di 2 miliardi di Euro di tasse sugli immobili. I mercati finanziari hanno tuttavia ignorato la decisione e intensificato la speculazione sul fatto che la Grecia vada in défault.

Come riportava il Financial Times mercoledì, “Tra le misure che Papandreu dovrebbe discutere con la Germania e la Francia c’è la decisione di licenziare ulteriormente l’anno prossimo impiegati del settore pubblico, una delle esigenze espresse dai negoziatori dell’UE e del FMI. I nuovi tagli dovrebbero probabilmente superare le 40.000 unità”.

I tagli massicci già imposti hanno portato ad una forte contrazione dell’economia greca e ad un aumento drastico della disoccupazione, riducendo le entrate fiscali e aggravando la crisi del debito greco. Le entrate fiscali della Grecia sono crollate del 3,3 percento nel corso dei primi otto mesi di quest’anno. I nuovi tagli non faranno altro che aggravare la crisi ma la borghesia internazionale è determinata a sfruttare la crisi finanziaria per demolire tutte le conquiste sociali del secolo scorso e gettare la classe operaia nella povertà.

L’Italia, che si è trovata sotto attacco dei mercati finanziari, ha ultimato mercoledì i piani per nuove misure di austerità. Il giorno prima il governo italiano ha dovuto pagare un tasso di interesse record del 5,6 percento per la vendita di obbligazioni a 5 anni per un totale di 6,5 miliardi di Euro, nonostante il massiccio intervento, un mese prima, della BCE per sostenere il debito del paese.

Il parlamento italiano ha adottato alla fine un bilancio di austerità di 54 miliardi di Euro che mira ad eliminare il deficit del paese entro il 2013. Ma questo non è considerato che il primo passo. Si tratta di una vendita al ribasso di proprietà dello Stato per racimolare fino a 400 miliardi di Euro. Tra gli obiettivi della privatizzazione figurano l’ ENEL e la società nazionale di petrolio e gas ENI.

La Francia, nel frattempo, va diritta verso un piano di salvataggio massiccio del suo sistema bancario che si tradurrà inevitabilmente in un forte aumento della misure di austerità contro la classe operaia francese. Ciò è particolarmente promosso dagli USA e dal FMI che temono le conseguenze in campo internazionale del collasso di una o più grandi banche francesi.

Molte banche importanti francesi, tra cui BNP Paribas, la Société Générale e il Crédit Agricole hanno visto il loro valore di mercato precipitare nelle ultime settimane mentre i mercati finanziari introducevano nei loro calcoli un défault nei pagamenti della Grecia e le conseguenze che ciò avrebbe per il sistema bancario europeo in generale. Le azioni della Société Générale hanno perso più del 50% da agosto. Le azioni di BPN Paribas sono crollate del 38% e il Crédit Agricole ha perso il 37% nello stesso periodo.

Il valore di mercato della Société Générale è precipitato dai 110 miliardi di Euro del 2007 ad appena 12 miliardi dello scorso lunedì.

Nelle ultime settimane le banche francesi ed europee hanno avuto sempre maggiori difficoltà ad ottenere finanziamenti a breve termine nei mercati privati. Secondo JP Morgan Chase, il volume dei crediti a breve termine concessi alle banche in zona Euro è sceso di 50 miliardi di dollari in agosto, un calo del 14% in confronto a luglio e del 23% rispetto a giugno. Da lì, i prestiti accordati alle banche francesi sono calati di 39 miliardi di dollari. Concedendo questa settimana 575 milioni di dollari (418 milioni di Euro) a due banche della zona Euro, la BCE ha rivelato un altro segno del crescente disagio delle banche europee.

Il direttore esecutivo del FMI, Christine Lagarde, ha messo in guardia contro un crollo finanziario se le banche europee non fossero ricapitalizzate velocemente, ovvero salvate con fondi pubblici. Reuters ha riferito mercoledì che il Segretario americano del Tesoro, Geithner, farà pressione sui ministri europei delle Finanze alla riunione di venerdì in Polonia per aumentare i Fondi europei di stabilità finanziaria (FESF) di 440 miliardi di Euro decisi in luglio, in modo poterli utilizzare per salvare le banche in fallimento.

“Una fonte che ha le sue voci nel Fondo ha detto a Reuters”, riferisce il servizio di informazione, che “Geithner avrebbe incoraggiato una soluzione per le banche europee secondo le linee del Troubled Asset Relief Program (TARP) degli Stati Uniti (o Piano Paulson, introdotto nel settembre 2008), ma che ciò non aveva convinto del tutto”.

Un nuovo e più importante salvataggio delle banche in Europa non avrà maggiore effetto per la grande massa di gente che il Trobled Asset Relief Program per la popolazione americana. La prima ondata di salvataggi, utilizzata per coprire i crediti inesigibili dell’élite finanziaria, ha messo in bancarotta le tesorerie nazionali e ha fornito il pretesto ad un attacco storico contro gli standard di vita della classe operaia americana ed internazionale. Lunedì prossimo il Presidente Obama dovrà rivelare, in un contesto di disoccupazione di massa e povertà crescente, il suo programma da migliaia di miliardi di dollari di riduzione nel welfare.

Malgrado le differenze esistenti in seno ai maggiorenti del potere economico internazionale sul modo di venire a capo del problema del debito e della crisi bancaria, c’è un consenso universale per cui il costo del collasso del sistema capitalistico sia a carico dei più deboli. Gli appelli lanciati da alcune parti, di lasciare affondare la Grecia e altri paesi, sono utilizzati per garantire che i costi di tutti gli accordi conclusi per evitare un collasso finanziario ricadano sulle spalle delle fasce più deboli (e più numerose) della popolazione (la famosa "carne da macello" della "macelleria sociale").

Fonte: http://www.wsws.org/francais/News/2011/sep2011/banq-s19.shtml

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L'Europa ridotta a semplice "espressione monetaria" verso il crollo dei consumi e chiusura delle imprese che alimentano il mercato interno

E' un'urgenza strattonare le radici della millenarista utopia liberista allignata in Europa, che si è fatta "mercato & moneta" alla faccia e sulle spalle di tutti i ceti laboriosi. Bisogna sparigliare il gioco, ora, altrimenti il discorso si chiude definitivamente per un'altra generazione. Il giogo del governo-ombra continentale della BCE, lo si incrina se si assesta un primo colpo al loro giocattolo monetario preferito.
L'euro Moloch dei popoli ed alibi d'una oligarchia che sta cancellando tutti gli altri poteri che emanano dalla volonta popolare e dal voto. La BCE, genuflessa al FMI, è in corresponsione d'amorosi sensi con la casta delle 12 banche mondiali, ed agisce in perfetta sintonia con la dittatura globalista, persino nella fase in cui è già cominciata da tempo la de-globalizzazione.

BCE e "commissione di Bruxelles" -che fino all'anno scorso osavano negare persino l'esistenza di qualsivoglia crisi- ora vanno all'arrembaggio piratesco con politiche che falcidiano il potere d'acquisto dell'85% della popolazione. Aprono la strada al crollo generalizzato dei consumi e chiusura di tutte le imprese che alimentano il mercato nazionale.

Il sistema bancario è senza liquidà, fallito, e gli Stati non possono salvarlo una seconda volta, perchè già sacrificarono gli erari pubblici in "iniezioni e trasfusioni" due anni fa. Per questo, gli usurai vogliono beni solidi e tangibili, aziende statali, l'argenteria -no, l'oro- della riserva. Vogliono zeo-Stato e costo del lavoro minimo, perché a decrescere devono essere gli altri.

Gli unici riferimenti a noi utili sono le decisioni prese da quei Paesi che seppero dire NO alle pretese del FMI: sospensioni del pagamento di interessi annuali sul "debito"; revisione della contabilità ed accertamento della liceità delle esisgenze del FMI e banca privata. I moti popolari crescenti furono il fattore che -in sintonia con nuovi gruppi dirigenti emergenti- riuscirono a rimettere al centro della discussione e dell'azione la sovranità. Economica, monetaria, finanziaria, nazionale e sociale. Come passo iniziale per riprendere un progetto di sviluppo autonomo, sottratto ai centri di pianificazione globalista, e sganciare il destino dei popoli dal potere della dittatura dei banchieri.

L'hanno fatto piccoli Paesi come l'Islanda, l'Ecuador o l'Argentina; tutti gli altri emergenti del BRIC hanno sempre respinto con forza le ingiunzioni USA di svalutare le loro monete, o di subire misure economiche esogene. No all'euro è soprattutto imperiosa necessità d'un iniziale recupero di sovranità dei governi sulla politica economica e monetaria e fiscale.

Le elites italiane hanno sempre preferito essere "ultime tra i primi": l'Italia è stata così castigata con la perdita del sostanzioso businesscon la Libia, ed espulsione storica dal Mediterraneo. In un'Europa ridotta a semplice espressione monetaria, sotto l'imperio di un'oligarchia di banchieri, non vale più la pena essere "ultimi tra i primi". Non per i salariati e classi medie. Meglio pensare in termini di "primi tra gli altri". Fare la coda dell'artritico leone anglosassone o cercare d'essere la testa della talpa? Le classi subordinate, cioé tutte meno la rendita parassitaria e l'usura finanziaria, hanno tutto da perdere dal patto scellerato con gli Stati Uniti, fondato sulla depredazione bellica delle materie prime ed energetiche al resto del mondo.

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