- "Un emendamento al National Defense Authorization Act firmato dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama nell'ultimo giorno del 2011 – quando nessuno prestava attenzione – impone sanzioni a chiunque (stati o aziende private) acquisti petrolio da Teheran attraverso la banca centrale iraniana. Pena l'esclusione, a partire dall'estate prossima, da ogni rapporto commerciale con gli Stati Uniti".
- L'amministrazione Obama continua a finanziare la rete furtiva di ONG appoggiate dagli Stati Uniti che stanno lavorando quotidianamente per deporre il leader democraticamente eletto da più di un decennio.
Cosa c'è dietro a questo atteggiamento sempre più pesante degli Stati Uniti? La risposta primaria si chiama "petrolio". E se qualsiasi guerra futura si scatenerà al di là delle ventilate scusanti che saranno date (si vedano le "armi di distruzione di massa" di irachena memoria) la ragione vera sarà solo questa. Obama è solo un burattino nelle mani dei potenti della terra tra i quali gli interessi petroliferi, da sfruttare al massimo fino all'ultima goccia, a qualsiasi costo ecologico, sono ancora al primo posto.
Per l'Iran la scusa è data dal programma nucleare iraniano. L'Iran, ci viene detto, vuole costruire ordigni nucleari. Ma questo è stato già sconfessato dalla stessa intelligence USA (vedi qui) e dal candidato conservatore Ron Paul. Inoltre forse non tutti sanno che per arricchire l'uranio (e farlo diventare 235 all'85%, non al 20% come può fare l'impianto iraniano di Fordo) necessario alle bombe occorrono impianti giganteschi e molto avanzati, ancora non alla portata attuale dell'Iran. Mi permetto inoltre di fare osservare come sia piuttosto ingiusto che siano i potenti stati che posseggono ordigni nucleari (tra cui Israele che non dovrebbe averli, non li ha mai dichiarati, e invece li ha) a decidere chi sono i "cattivi" che non li debbono possedere. Gli ordigni nucleari dovrebbero essere messi al bando DA TUTTI GLI STATI del pianeta, non solo da alcuni su richiesta di quelli che vogliono essere i soli ad averli.
Ma a parte questa digressione sugli ordigni nucleari in sè il punto è sempre il medesimo, utilizzato reiteratamente nella storia: creare una ragione sufficientemente valida, agli occhi dell'opinione pubblica, per giustificare un intervento armato. Che poi sia vera o meno poco importa, come l'intervento in Iraq, Pearl Harbour a suo tempo, l'11 settembre per l'Afghanistan, hanno ben insegnato. Tale ragione "falsa" o artatamente indotta, resa credibile mediaticamente, deve nascondere la ragione "vera", che non sarebbe mai accettata dall'opinione pubblica, che è sempre e solo di tipo economico: mettere le mani dei soliti pochi potenti sulle risorse che interessano e sui profitti derivanti.
Se le ragioni fossero veramente umanitarie, vedremmo interventi occidentali in molti paesi africani dove si massacrano a milioni da anni. E invece nulla. Stranamente gli interventi recenti si sono svolti in Iraq e Libia. Stranamente questi due paesi occupano un posto di rilievo nelle classifiche delle riserve petrolifere mondiali che non sono sotto la sfera di controllo statunitense.
Per vita media residua si intende la stima della durata delle riserve ai ritmi di estrazione dell'anno 2010.
L'Iran possiede il 10% delle riserve di petrolio del pianeta e non lo vende agli USA ma alla Cina e all'Europa, Italia in testa. Gli USA stanno attaccando l'Europa a colpi di rating per avvantaggiare la loro economia, e nulla vieta che lo facciano anche a colpi di distrazione di risorse. Le sanzioni previste per chi acquisterà petrolio dall'Iran costringeranno L'Europa e l'Italia ad approvvigionarsi da fonti controllate da società filo-statunitensi. A seguire, una guerra, potrebbe fare passare anche quelle risorse nelle mani di queste. Ecco il semplice gioco in atto.
A ben guardare la tabella di cui sopra non può non cadere l'occhio sul Venezuela di Chavez, seconde riserve petrolifere del pianeta. Le relazioni tra Stati Uniti e Venezuela, pessime sotto Bush, sono ulteriormente peggiorate sotto Obama. Eppure Chavez è un presidente amato, democratico, in teoria vicino alle idee dichiarate da Obama all'atto della sua elezione.
Il problema è che, non solo Chavez si è liberato degli oligarchi predatori che una volta dominavano la politica venezuelana, ma i suoi programmi sociali hanno elevato anche il tenore di vita per i poveri e la classe media, trasformando il Venezuela in una delle democrazie più vibranti dell’emisfero. Il Venezuela ha visto una riduzione del 50% del tasso di povertà da quando Chavez è stato nominato nel febbraio 1999. I venezuelani hanno garantite cure sanitarie gratuite, un'istruzione pubblica dall’asilo fino alle scuole superiori e le libertà civili che sono protette sotto la costituzione. I cittadini degli Stati Uniti possono essere ben invidiosi dello stato sociale che Chavez ha creato per la sua gente con la sua politica illuminata. Naturalmente a Washington i suoi successi sono considerati una minaccia all'ordine prestabilito. Il fatto che veramente si possa fare qualcosa per ridurre le differenze tra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e sempre di più non viene visto come un esempio utile. E allora, stranamente, non si legge niente di positivo su Chavez o le sue realizzazioni nei media statunitensi. I potentati economici lo odiano, come farebbero con chiunque riesca a deviare soldi dall’1% della cima della catena economica al 99% che sta in fondo.
Le relazioni tra Stati Uniti e Venezuela hanno continuato a peggiorare sotto Barack Obama, che a sua volta ha deluso profondamente Chavez come ha fatto con i suoi sostenitori negli Stati Uniti. L'amministrazione Obama continua a finanziare la rete furtiva di ONG appoggiate dagli Stati Uniti che stanno lavorando quotidianamente per deporre il leader democraticamente eletto da più di un decennio (1).
Il Congresso statunitense sta ancora suonando i tamburi di guerra contro Chavez, cercando di ottenere appoggio per un intervento diretto.
Anche se Obama si è frenato dal fare i nomi o accuse esplicite, i suoi subalterni dentro e fuori la burocrazia non hanno mai esitato a collegare Chavez con l’Iran o a suggerire collegamenti tra Chavez e il terrorismo. Commentatori e illustri analisti tuonano dai blog e dalle colonne dei giornali per allarmare sulla crescente minaccia proveniente dal sud degli Stati Uniti. Queste accuse pericolose e infondate potrebbero essere usate facilmente per giustificare un attacco contro il Venezuela, come quelle sulle armi di distruzione di massa furono usate contro l'Iraq e la "protezione della popolazione" è stata usata contro la Libia.
Il Venezuela ha dovuto dimostrare che non esiste alcun "campo di addestramento dei terroristi" sul proprio territorio. Forse a breve dovrà dimostrare anche che non sta costruendo segretamente un ordigno nucleare.
La storia si ripete e il mondo continua a funzionare molto, molto ingiustamente.
1) "Sin dal fallimento del tentativo di colpo di stato supportato dagli Stati Uniti contro Presidente venezuelano Hugo Chavez nell’aprile del 2002, Washington ha intrapreso una varietà delle strategie per rimuovere il troppo popolare dirigente sudamericano. Le sovvenzioni multimiliardarie ai gruppi anti-Chavez in Venezuela tramite le agenzie governative degli Stati Uniti, come la National Endowment for Democracy (NED) e la US Agency for International Development (USAID) sono aumentati esponenzialmente nel corso degli scorsi dieci anni, così come il sostegno diretto politico attraverso consiglieri, strateghi e consulenti con lo scopo di favorire un’ascesa al potere di un’opposizione impopolare e antiquata.
Le agenzie statali degli Stati Uniti, tra cui il Dipartimento di Stato, la Central Intelligence Agency, il National Directorate of Intelligencee il Pentagono hanno fatto salire di tono l’ostilità verso il governo venezuelano negli ultimi anni. La nazione forte produttrice di petrolio è stata inserita in innumerevoli “liste” prive di alcun fondamento prodotte annualmente da Washington, come quelle per "non aver cooperato nelle iniziative contro la droga”, per "non aver dato il sostegno alla guerra contro il terrore", per lo "sfruttamento delle persone" e altre ancora, che sono basate su decisioni politiche invece che su prove concrete e sostanziali per sostenere le accuse. Queste dichiarazioni hanno dato modo a Washington non solo di giustificare i milioni di dollari dei contribuenti statunitensi affidati ai gruppi anti-Chavez come le ONG, ma anche per aumentare la presenza militare nella regione e convincere l’opinione pubblica che Hugo Chavez è un nemico." (“War on Venezuela: Washington’s False Accusations Against The Chavez Government”, Eva Golinger, Postcards from the Revolution)
Per approfondire:
Ma a parte questa digressione sugli ordigni nucleari in sè il punto è sempre il medesimo, utilizzato reiteratamente nella storia: creare una ragione sufficientemente valida, agli occhi dell'opinione pubblica, per giustificare un intervento armato. Che poi sia vera o meno poco importa, come l'intervento in Iraq, Pearl Harbour a suo tempo, l'11 settembre per l'Afghanistan, hanno ben insegnato. Tale ragione "falsa" o artatamente indotta, resa credibile mediaticamente, deve nascondere la ragione "vera", che non sarebbe mai accettata dall'opinione pubblica, che è sempre e solo di tipo economico: mettere le mani dei soliti pochi potenti sulle risorse che interessano e sui profitti derivanti.
Se le ragioni fossero veramente umanitarie, vedremmo interventi occidentali in molti paesi africani dove si massacrano a milioni da anni. E invece nulla. Stranamente gli interventi recenti si sono svolti in Iraq e Libia. Stranamente questi due paesi occupano un posto di rilievo nelle classifiche delle riserve petrolifere mondiali che non sono sotto la sfera di controllo statunitense.
N° | Paese | Milioni di barili (bbl) | % sul totale | Vita media residua |
---|---|---|---|---|
1 | Arabia Saudita | 264.500 | 19,1% | 72,4 |
2 | Venezuela | 211.200 | 15,3% | 193,7 |
3 | Iran | 137.000 | 9,9% | 88,4 |
4 | Iraq | 115.000 | 8,3% | 126,9 |
5 | Kuwait | 101.500 | 7,3% | 112,1 |
6 | Emirati Arabi Uniti | 97.800 | 7,1% | 94,1 |
7 | Russia | 77.400 | 5,6% | 20,6 |
8 | Libia | 46.400 | 3,4% | 76,7 |
9 | Kazakhstan | 39.800 | 2,9% | 62.1 |
10 | Nigeria | 37.200 | 2,7% | 42,4 |
Per vita media residua si intende la stima della durata delle riserve ai ritmi di estrazione dell'anno 2010.
L'Iran possiede il 10% delle riserve di petrolio del pianeta e non lo vende agli USA ma alla Cina e all'Europa, Italia in testa. Gli USA stanno attaccando l'Europa a colpi di rating per avvantaggiare la loro economia, e nulla vieta che lo facciano anche a colpi di distrazione di risorse. Le sanzioni previste per chi acquisterà petrolio dall'Iran costringeranno L'Europa e l'Italia ad approvvigionarsi da fonti controllate da società filo-statunitensi. A seguire, una guerra, potrebbe fare passare anche quelle risorse nelle mani di queste. Ecco il semplice gioco in atto.

Il problema è che, non solo Chavez si è liberato degli oligarchi predatori che una volta dominavano la politica venezuelana, ma i suoi programmi sociali hanno elevato anche il tenore di vita per i poveri e la classe media, trasformando il Venezuela in una delle democrazie più vibranti dell’emisfero. Il Venezuela ha visto una riduzione del 50% del tasso di povertà da quando Chavez è stato nominato nel febbraio 1999. I venezuelani hanno garantite cure sanitarie gratuite, un'istruzione pubblica dall’asilo fino alle scuole superiori e le libertà civili che sono protette sotto la costituzione. I cittadini degli Stati Uniti possono essere ben invidiosi dello stato sociale che Chavez ha creato per la sua gente con la sua politica illuminata. Naturalmente a Washington i suoi successi sono considerati una minaccia all'ordine prestabilito. Il fatto che veramente si possa fare qualcosa per ridurre le differenze tra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e sempre di più non viene visto come un esempio utile. E allora, stranamente, non si legge niente di positivo su Chavez o le sue realizzazioni nei media statunitensi. I potentati economici lo odiano, come farebbero con chiunque riesca a deviare soldi dall’1% della cima della catena economica al 99% che sta in fondo.
Le relazioni tra Stati Uniti e Venezuela hanno continuato a peggiorare sotto Barack Obama, che a sua volta ha deluso profondamente Chavez come ha fatto con i suoi sostenitori negli Stati Uniti. L'amministrazione Obama continua a finanziare la rete furtiva di ONG appoggiate dagli Stati Uniti che stanno lavorando quotidianamente per deporre il leader democraticamente eletto da più di un decennio (1).
Il Congresso statunitense sta ancora suonando i tamburi di guerra contro Chavez, cercando di ottenere appoggio per un intervento diretto.
Anche se Obama si è frenato dal fare i nomi o accuse esplicite, i suoi subalterni dentro e fuori la burocrazia non hanno mai esitato a collegare Chavez con l’Iran o a suggerire collegamenti tra Chavez e il terrorismo. Commentatori e illustri analisti tuonano dai blog e dalle colonne dei giornali per allarmare sulla crescente minaccia proveniente dal sud degli Stati Uniti. Queste accuse pericolose e infondate potrebbero essere usate facilmente per giustificare un attacco contro il Venezuela, come quelle sulle armi di distruzione di massa furono usate contro l'Iraq e la "protezione della popolazione" è stata usata contro la Libia.
Il Venezuela ha dovuto dimostrare che non esiste alcun "campo di addestramento dei terroristi" sul proprio territorio. Forse a breve dovrà dimostrare anche che non sta costruendo segretamente un ordigno nucleare.
La storia si ripete e il mondo continua a funzionare molto, molto ingiustamente.
1) "Sin dal fallimento del tentativo di colpo di stato supportato dagli Stati Uniti contro Presidente venezuelano Hugo Chavez nell’aprile del 2002, Washington ha intrapreso una varietà delle strategie per rimuovere il troppo popolare dirigente sudamericano. Le sovvenzioni multimiliardarie ai gruppi anti-Chavez in Venezuela tramite le agenzie governative degli Stati Uniti, come la National Endowment for Democracy (NED) e la US Agency for International Development (USAID) sono aumentati esponenzialmente nel corso degli scorsi dieci anni, così come il sostegno diretto politico attraverso consiglieri, strateghi e consulenti con lo scopo di favorire un’ascesa al potere di un’opposizione impopolare e antiquata.
Le agenzie statali degli Stati Uniti, tra cui il Dipartimento di Stato, la Central Intelligence Agency, il National Directorate of Intelligencee il Pentagono hanno fatto salire di tono l’ostilità verso il governo venezuelano negli ultimi anni. La nazione forte produttrice di petrolio è stata inserita in innumerevoli “liste” prive di alcun fondamento prodotte annualmente da Washington, come quelle per "non aver cooperato nelle iniziative contro la droga”, per "non aver dato il sostegno alla guerra contro il terrore", per lo "sfruttamento delle persone" e altre ancora, che sono basate su decisioni politiche invece che su prove concrete e sostanziali per sostenere le accuse. Queste dichiarazioni hanno dato modo a Washington non solo di giustificare i milioni di dollari dei contribuenti statunitensi affidati ai gruppi anti-Chavez come le ONG, ma anche per aumentare la presenza militare nella regione e convincere l’opinione pubblica che Hugo Chavez è un nemico." (“War on Venezuela: Washington’s False Accusations Against The Chavez Government”, Eva Golinger, Postcards from the Revolution)
Per approfondire:
LA GUERRA ECONOMICA TRA USA E IRAN
DI PEPE ESCOBAR
IRAN TRASFORMA L'EMBARGO IN GUERRA MONETARIA
Di Tito Pulsinelli
DOPO L’IRAN, IL VENEZUELA?
DI MIKE WHITNEY
2 commenti:
Molto Interessante.
Medio oriente: la vera minaccia è Israele, unico Stato della regione che possieda le armi nucleari e una lunga storia di aggressioni, sempre appoggiate dalla superpotenza che gli fa da padrino.
IMPERIALISTICO FUTURO DI GUERRA
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10048
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