Il rientro dalle vacanze, a proposito del tema, non poteva essere più desolante.
Fortunatamente è da altri aspetti esistenziali che traggo le mie soddisfazioni. Il che non mi esime però dal valutare ciò che sta sotto i nostri occhi, per altro sempre più abituati ormai, di italici cittadini.
Il governo ci delizia con le ultime tasse (e lo sviluppo? quello è solo aria che esce dai polmoni all'insegna dell'ipocrisia mediatica per fare stare buoni i benpensanti) tra cui spiccano quelle sulle bibite gassate! Ragazzi che profondità! Al di là della stupidità e dell'indecenza, ci sfugge il perchè del penalizzare il gas piuttosto che lo zucchero, ben più deleterio, ma tant'è. La competenza di questi professori va al di là dell'immaginabile.
Sulla legge elettorale tutto tace, i partiti continuano a non accordarsi e, indecentemente, non tanto sul come dare di nuovo voce ai cittadini, ma sul come impedire che nuove formazioni (leggi M5S) possano interrompere il dominio della casta. Casta molto costosa, dunque "castosa", su cui nessuno si sogna di risparmiare un euro. Dimezzamento dei parlamentari, riduzioni indennità, eliminazione privilegi, auto blu.... nulla. Però le tasse sui poveracci, i tartassamenti ai lavoratori, il massacro delle pensioni, le mazzate sulla prima casa vanno benissimo.
Tiene banco lo scontro al calor bianco tra Bersani-Benigni e Grillo, dove il primo tenta di sconfessare il comico, consapevole del grande pericolo elettorale... ma le accuse di "fassismo" paiono veramente accascianti oltrechè noiose. Il comico genovese poi fa del suo meglio per perdere voti e si lascia provocare invece di volare alto come si converrebbe. Ma da chi è consigliato?
Piuttosto non abbiamo ancora capito quale sarebbe il programma del PD per il futuro italiano, oltre ad eliminare i "fassisti" dalla politica ovviamente. Le sue alleanze poi sono tutt'ora confuse. Una certezza sola ci da questo partito: l'appoggio incondizionato al filobanchiere Monti e alla sua politica pro-ricchezze e patrimoni. Bel partito dei lavoratori e dei deboli!
Campeggia infine sui giornali un tema veramente nodale: le telefonate tra Napolitano e Mancino! Non che il tema delle connivenze tra stato e mafia non sia importante, tutt'altro. Così com'è inquieta l'ambiguità dell'inquilino del Quirinale. Ma possibile che con quanto accade al paese il testo della telefonata tra i due sia il titolo di testa di molti giornali?
Giornalisti, politici, commentatori vari, possibile che tutti questi cialtroni si beino del nulla mentre il paese va a rotoli? Ci toccherà di nuovo sciropparci inutili talkshow in cui ad aver voce saranno i soliti politici e giornalisti prezzolati di prima (da Letta a Lupo, da La Russa a Cicchitto, dalla Santanchè alla Mussolini, da Renzi a Gasparri, da Vespa a Belpietro per finire a Sallusti e Sechi...)
Non ci resta che aspettare le prossime elezioni nella speranza che il 45% dei cittadini, coloro che attualmente sono indecisi nei sondaggi, decida di spazzare via tutta questa vergognosa classe dirigente, magari votando il Movimento 5 Stelle... Perchè no? Non sono il massimo ma comunque molto meglio degli sprovveduti entusiasti e desiderosi di migliorare le cose che questi ladroni approfittatori e incompetenti (all'obbiettivo del bene comune, ma competentissimi sul loro tornaconto). Ci vuole un grimaldello per far saltare la serratura di questa stanza dei bottoni da troppo tempo occupata illegittimamente da furbi e conniventi.
Credo però che il buon Grillo dovrebbe prepararsi meglio di quanto non stia facendo, almeno apparentemente. Servono nomi competenti a livello nazionale, e soprattutto una rivisitazione del programma, bello, ma troppo generico e non circostanziato. Si può fare.
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Leggo or ora un bell'articolo di Sergio Di Cori Modigliani che vi propongo integralmente e che rende ancor meglio di quanto avessi razionalizzato io stesso su Grillo e ilMovimento 5 Stelle. Evidenzio i passi più salienti.
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Leggo or ora un bell'articolo di Sergio Di Cori Modigliani che vi propongo integralmente e che rende ancor meglio di quanto avessi razionalizzato io stesso su Grillo e ilMovimento 5 Stelle. Evidenzio i passi più salienti.
Sostenere Beppe Grillo? Contrastarlo? Rimanere indifferenti? Dove sta la Politica?
“Non c’è vento che tenga, per il marinaio che non sa dove andare”.
Seneca.
Ogni tanto c’è qualcuno che mi scrive e si lamenta, sostenendo che io faccio propaganda. Il che è vero.
Io faccio sempre propaganda.
Perché vivo la realtà della cronaca, dell’attualità e della Politica, sia nazionale che internazionale, con passione e non con interesse cinico. Nessuno mi paga, infatti.
Ed è quello che cerco di instillare in chiunque: la passione.
Lo faccio da sempre, per carattere. Se vedo un film o leggo un libro, comincio a scocciare tutti, a tamburo battente, perché vadano a vedere quel film o leggano quel libro. Come fa ogni persona innamorata. Quando un nostro amico inizia una nuova relazione d’amore, diventa automaticamente – e naturalmente- un “costante propagandista del suo partner, finchè gli amici non ne possono più e dicono basta, ci hai scocciato, l’abbiamo capito, lui/lei è meraviglioso/a, unico/a, eccelso/a.
Anche la pubblicità segue lo stesso identico principio, con la differenza che il suo scopo è il profitto economico. Se non altro, è dichiarato ed è ovvio.
Senza Passione non esiste Politica.
E andando soltanto contro, non esiste né Passione né Politica. L’insulto e l’odio producono solo sfogo di rabbia, scarico di energia, ma non porteranno mai all’innamoramento né alla passione che, per definizione, è agli antipodi.
Seguiterò, quindi, a far propaganda sempre a tutto e tutti coloro che io sento, penso, e ritengo che mi appassionino nel processo di formazione politica. Non appena la persona o quell’idea o quel movimento o quel gruppo non mi appassiona più, smetto la propaganda. Se poi, finito l’innamoramento, si smascherano altarini, allora scatta la funzione critica. Quando Mario Monti è diventato primo ministro, mi sono messo a fargli propaganda: avrebbe potuto – avendo tutta la strumentazione possibile- fermare l’affossamento della nazione operato da Berlusconi e dare inizio alla svolta. Se l’avesse voluto. Dodici giorni dopo, la propaganda è finita, ed è iniziato il lavoro di critica, denuncia, smascheramento e smantellamento della sua persona, perché l’ho identificato immeritevole di rispetto civico nazionale, e meritevole, invece, di denuncia pubblica in quanto nemico del popolo e propugnatore degli interessi privati di una oligarchia finanziaria aristocratica internazionale, lesiva dell’interesse della libertà politica, della salute economica e del progresso sociale.
I tifosi, invece, non fanno propaganda perché sono innamorati.
Fanno propaganda perché sono tifosi (cioè accecati). Sono acritici. Sempre.
Noi, in Italia, viviamo questo clima politico: tifo da stadio.
E’ il trionfo del berlusconismo, il quale ha applicato la tecnica della pubblicità marketing per imbavagliare la nazione, riuscendoci, grazie al consociativismo collettivo corrotto.
Tra propagandista e tifoso c’è una differenza abissale.
Politicamente (e culturalmente) parlando non faccio il tifo per nessuno. Mai fatto.
Faccio propaganda a ciò (e a chi) ritengo utile per migliorare la situazione collettiva della nazione. Se non è più utile, scatta la funzione critica. Così vivo io la Politica.
Ho fatto propaganda, dichiarata e schierata, per Grillo e il M5S, lo scorso maggio, perché ritenevo che fosse utile un grande scossone per la nazione. Nella mia ingenuità pensavo che sarebbe stato vissuto dalla sinistra democratica come una sveglia utile per il cambiamento. Non è stato così, anzi. Il che ha confermato che era giusto propagandarlo.
Seguiterò (nel caso di elezioni) a fare propaganda per lui se la situazione dovesse rimanere così com’è, dato lo stato immondo della classe politica attuale.
Nel frattempo, mi riservo il diritto alla critica (mia opinione personale) perché il movimento cinque stelle lo trovo fantasticamente presente e davvero divertente nella fase dei picconatori di un sistema marcio (utilissimo, quindi: benvenuti) paurosamente latitante nella fase costruttiva del progetto culturale. C’è un ritrovarsi insieme unificati dalla disperazione e dalla considerazione dello schifo attuale, ma non c’è formazione. Soprattutto non c’è “ricerca di formazione”. C’è costante, contundente, perdurante, ossessiva “ricerca di informazioni”. E sapete come la penso al riguardo, il mio lemma è il solito di sempre “Che ci facciamo con le informazioni se non siamo in grado di elaborarle? Se non siamo formati a sufficienza?”. Non c’è neppure la voglia di formarsi, né è richiesta dal gruppo dirigente; perché non c’è un gruppo dirigente, appunto. Non c’è una linea politica, io non la vedo. E non esiste una linea culturale evidente. Beppe Grillo è il Grande Megafono, poi, da lì in poi c’è un software che gestisce la suddivisione del lavoro in gruppi che parlano di questioni tecniche e affrontano tematiche di mostruosa complessità come se si trattasse di una riunione di condominio allargata. Il blog di Beppe Grillo è sempre pieno (soprattutto quelli vecchi di archivio) di informazioni preziose su diverse questioni nazionali. Nessuna di queste preziose informazioni ha mai superato la soglia di un libro pubblicato da Grillo e Casaleggio. Non è mai accaduto che un post abbia dato inizio a una qualche nascita di gruppi specifici formati in maniera specialistica su quell’argomento, costruendo una “battaglia politica” ideale che poco a poco, si diffonde, si afferma, si effonde e comincia a delinearsi come la spina dorsale e il dna del movimento.
E’ la differenza, ad esempio, tra Grillo e Barnard, un altro osso duro.
In quanto a rabbia e schiuma alla bocca se la battono sul filo di lana.
Ma Paolo Barnard si sente lontano un miglio che è innamorato della MMT, si farebbe fucilare all’alba domattina, se necessario. E la sua ansia, continua, costante, perdurante, è sempre relativa all’ assoluta necessità della formazione interiore di tutti affinchè ciascuno diventi un autonomo, indipendente e solido essere umano libero-pensante. Il suo innamoramento è furioso e lo porta, infatti, a ritenere che se uno pensa – in maniera libera e non servile o interessata- automaticamente comprende da solo che il liberismo economico aggressivo è davvero “il più grande crimine”, senza neppure doversi impegnare a leggere il suo libro. Il suo sogno (per quanto sia egocentrico, maniacale e narcisista) è davvero quello di aver dieci, cento, mille Barnard innamorati ossessivi come lui della teoria post-keynesiana avanzata.
Se uno vota per Paolo Barnard (nel senso che segue la sua attività di formazione) lo fa per amore. Perché è innamorato di quell’idea, la sostiene, la veicola.
E io sono per la assoluta necessità della FORMAZIONE.
Ai tifosi di Grillo, quindi, dico chiaramente: non preoccupatevi e state calmi, qui avete un amico, un esule in patria e finirò, giocoforza, per votare per voi e per cercare di far votare per voi.
E come me tanti milioni di persone.
Ma lo faremo per disperazione. Tutti quanti. Forse, voi non lo sapete. Noi votanti, sì.
E non per amore.
Noi votanti consapevoli, siamo come i minatori sardi a 400 metri di profondità, cui dovrebbe andare tutto il nostro rispetto e la solidarietà umana civile. Disperati.
Qui di seguito il contributo di due intellettuali innamorati.
Entrambi, come ogni innamorato, con la bava alla bocca.
Due momenti dell’Italia a 50 anni di distanza.
Uno è Paolo Barnard, la data è il 2009.
L’altro è Pier Paolo Pasolini.
In questo caso è agghiacciante la data: 1963, sembra scritto ieri. Perché parla dell’oggi.
“In Italia da qualche anno si era formata una Società Civile Organizzata che prometteva bene. Si trattava di una miriade di organizzazioni con al seguito schiere di cittadini attivi potenzialmente capaci di formare un esercito di creatori di consenso in grado proprio di aiutare gli italiani a fare ciò che ho appena descritto – aiutare, lo ripeto, chi non ha il tempo, il denaro, l’autostima per informarsi, per capire, per intervenire; aiutarli a fare quelle tre cose affinché un giorno si riescano a mettere al centro, a sentirsi imprescindibili e infine a cambiare questo Paese. Se questo esercito avesse lavorato diligentemente, pazientemente, capillarmente, e soprattutto orizzontalmente, avremmo visto in Italia un inizio di cambiamento verso una cittadinanza onesta, consapevole e capace di partecipare. Capace infine di spazzar via ogni Casta politica o mediatica, poiché le Caste sono solo il riflesso di una cittadinanza disonesta, inconsapevole e incapace di partecipare. Sarebbe stato il primo passo verso il goal di cui sopra. Era una promessa, l’unica rimasta.
Invece altro è accaduto, purtroppo. La Società Civile Organizzata si è voluta munire di Guru, Personaggi, Star, in tutto e per tutto replicando le strutture verticali e vippistiche del Sistema massmediatico commerciale. L’ipertrofismo di questi nuovi Guru, come ho già scritto in passato, ha finito per annullare ancor più la capacità di azione dei singoli cittadini attivi, rendendoli dipendenti dal carisma, dalle proposte, e dalla presenza di quelle Star. Infatti oggi in assenza del carisma, della presenza e delle indicazioni di quei Guru pochissimi cittadini agiscono, e all’indomani della feste di piazza, delle serate col personaggio o delle manifestazioni, poco o nulla accade.
Per cambiare questo stato di cose, per cioè riportare i cittadini attivi all’essenziale ruolo di formatori di consapevolezza nei milioni di cittadini passivi, dovrebbe idealmente accadere che i primi si scuotessero dal torpore e dall’adorazione acritica dei loro Guru. Lo auspico.
Nel frattempo però codesti divi dell’Antisistema potrebbero dare una mano compiendo un atto di responsabilità che sarebbe storico, in particolare nell’ambito proprio dell’informazione e di come essa va ottenuta da parte del cittadino. Lo sintetizzo in una battuta: devono sgonfiare se stessi e aiutare le persone a ingrandirsi.
La prima cosa che questi ipertrofici personaggi dovrebbero fare è di restituire alla gente il potere di informarsi. Lo si fa innanzi tutto incoraggiandoli a coltivare l’abitudine al dubbio, ovvero il dubbio che ciò che gli stessi Guru scrivono o proclamano possa essere parziale, miope, sbagliato, addirittura manipolatorio. Il messaggio di apertura nel rapporto col loro pubblico dovrebbe sempre essere: siamo solo fonti di notizie, non oracoli, ascoltateci, ma a debita distanza, fra le tante altre fonti che ascolterete. Così facendo restituirebbero al pubblico il suo ruolo di protagonista che deve farsi la verità da solo, e non apprenderla pedissequamente da un Personaggio visto come un Vate. Si comincia così. Poi ci si rifiuta di fare i Vday, di avere i megablog, di essere fissi in prima serata Tv come Guest Stars, di fare il club esclusivo dei divi antagonisti, di pavoneggiarsi nelle pagine delle opinioni di riviste patinate, e si dismette interamente quell’abito da eroi della nuova resistenza che così tanti vestono oggi con orgasmo. Gli odierni divi della controinformazione dovrebbero lavorare proprio per ottenere che il pubblico non si relazioni più col giornalista Personaggio/divo/esperto, ma che lo veda sempre come un suo piccolo consulente di informazioni fra i tanti. Per far comprendere a chi legge quale dovrebbe essere l’atteggiamento esteriore e interiore di una cittadinanza sana nei confronti di chi li informa, chiuque egli/ella sia, vi chiedo di immaginare come il top management di un gigante industriale – per es. la Microsoft Corporation – si relazionerebbe con un loro consulente. Lo convocherebbe, gli direbbe senza troppe storie “Prego si faccia avanti, ci dica”, lo ascolterebbe e poi “Bene, grazie, si accomodi”. Punto. E il consulente saluta e si mette da parte piccolo e secondario, per lasciare ai manager l’importante compito esecutivo. Ora, un pubblico di cittadini sani dovrebbe sentirsi come il management, cioè al centro del potere e delle decisioni, e gli odierni giornalisti/divi/esperti si dovrebbero ridurre al ruolo del consulente. Questo dovrebbero fare i Travaglio, Guzzanti, Grillo, Barbacetto o Gomez ecc.
Oggi purtroppo accade l’esatto contrario: il giornalista/divo/esperto troneggia, sentenzia e lancia il diktat, e il pubblico piccolo piccolo lo adora, lo ammira, e peggio, si raggruppa in fans club e ‘parrocchie’ dal seguito quasi sempre acritico. Ed è tristemente emblematico che l’immaginario colloquio che ho sopra descritto sia nella realtà di oggi esattamente il modo in cui, al termine della serata-dibattito con l’esperto/divo, viene invece accolto il pubblico quando chiede timidamente la parola: “Prego si faccia avanti, ci dica”, e poi “Bene, grazie, si accomodi”, cioè torni piccolo piccolo.
In questo modo la gente è solo sospinta a rimanere secondaria, cioè si annulla e non crescerà mai. Così l’Italia non cambierà mai. L’informazione italiana meno che meno.”
Paolo Barnard [tratto da L'informazione & la deriva dei 'nuovi paladini dell'antisistema'. 2009]
Ed ecco il testo classico di Pasolini che da questo articolo in poi (questa è la trascrizione di una registrazione dal vivo, poi pubblicato sul settimanale Panorama) comincia a diventare fastidioso a tutti. Era stato invitato a parlare di “cultura e spiritualità” a proposito dei Vangel,i in un liceo classico fiorentino.
«L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.
Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.
Non esiste solo il potere che si esercita nelle decisioni, ma anche un potere meno visibile che consiste nel fatto che certe decisioni non sono neanche proposte, perché difficili da gestire o perché metterebbero in questione interessi molto stabili.
La grande differenza tra i valori proclamati e i valori reali della società, l’omologazione, fanno pensare veramente a una società totalitaria. Quello che importerà nel futuro sarà il comportamento della più grande forza mai conosciuta: la massa omologata dei consumatori, la stragrande maggioranza degli esseri umani, non più l’ingegno delle élites culturali o l’attività dei politici.
L’identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti “moderati”, dovuti alla tolleranza e a un’ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è, infatti, falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all’edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere non ancora rappresentato da nessuno e dovuto a una «mutazione» della classe dominante, è in realtà – se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia – una forma “totale” di fascismo. Ma questo Potere ha anche “omologato” culturalmente l’Italia: si tratta dunque di un’omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l’imposizione dell’edonismo e della 'joie de vivre'.
Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all’angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare.»
Pier Paolo Pasolini, 1963
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