
BANCHE: TUTTO COME PRIMA
Dopo la crisi, le banche del mondo hanno ricevuto 4.000 miliardi di dollari di aiuti pubblici.
Grazie a questo sostegno -pagato con i bilanci degli Stati, ovvero con i soldi dei contribuenti di quegli Stati- le banche hanno ripreso a fare utili. E pure a speculare in titoli derivati esattamente come prima.
Il sistema bancario e finanziario, dopo tanti allarmi e tante parole è dunque ancora un problema.
Una valutazione condivisa anche da Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica (su Banca Etica vedi la scheda in fondo). "Per prodotti come i Cds o gli Otc (letteralmente Over the counter, cioè "venduti a banco", in realtà transazioni tra privati che di fatto sfuggono alle autorità di vigilanza ndr) siamo ancora fermi. Come poco o nulla si è fatto verso i paradisi fiscali, dove anche, tante imprese italiane hanno società. Pensiamo che il volume della finanza derivata è superiore di 10/20 volte al Pil mondiale. Sono fenomeni speculativi da contrastare, non può tornare tutto come prima. Per questo noi proponiamo anche di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie dello 0,05%. È una idea condivisa da
diversi leader europei, ma che in Italia non sta incontrandc grande attenzione nel mondo politico".
Possiamo quindi dire senz'altro che la diagnosi NON è' troppo brutale, ma anzi molto corretta, persin troppo pacata. Una diagnosi che urla di ingiustizia per i poveri del mondo.
E le banche italiane?
Come si diceva le banche italiane hanno vissuto la crisi con minori tensioni.
Al recente Consiglio Europeo di Bruxelles del 25 marzo è arrivato sul tavolo il rifiuto del Parlamento portoghese del quarto piano di austerità presentato dal Governo socialista di Josè Socrates. La cancelliera Merkel ha avvisato: “Tutti quelli che hanno responsabilità in Portogallo devono impegnarsi con gli obiettivi ambiziosi del programma” dell' adeguamento presentato da Socrates.
Detto in altro modo: o accettano ulteriori misure di adeguamento o dovranno accettare il terzo salvataggio del FMI e dell’UE. Hanno già calcolato la cifra del costo: 75.000 milioni di euro (un terzo lo metterà il FMI e il resto l’UE). Non sembra che il Portogallo stia lavorando per accettare il salvataggio. Secondo Josè Socrates, primo ministro portoghese che ha appena presentato le dimissioni, “l’idea che si difenderà meglio l’Europa se il Portogallo chiede aiuti esterni è un’idea infantile. Perché tutti sanno che questo pregiudica il prestigio dell’Europa e della moneta unica. E quel che è peggio è che se cade il Portogallo i rischi aumenteranno per gli altri paesi”. Non sembra che ci siano problemi per il salvataggio del Portogallo, ma cosa succederebbe se si trattasse della Spagna?Il Presidente della Commissione Europea, Barroso, aveva definito le nuove misure sulla governance economica europea come una “rivoluzione silenziosa”. Grandi gruppi di pressione come il Business Europe o la Tavola Rotonda Europea degli Industriali, un “forum informale che riunisce i 45 manager e presidenti delle più grandi multinazionali europee” vedono compiersi le rivendicazione che avevano già chiesto nel documento Europa in cammino. Una visione per un’Europa competitiva nel 2025.
Cosa è stato approvato ieri? Ufficialmente un impegno per creare prima di giugno un fondo permanente per riscattare i paesi dal fallimento, un rafforzamento del Patto di Stabilità e Crescita e il Patto per l’Euro. In pratica, aumento dell’età pensionabile, la “flessibilità” del mercato del lavoro, armonizzazione dei tassi d’interesse per le corporazioni tra gli Stati membri, limiti del deficit e adeguamenti dei salari alla produttività. Inoltre, sei paesi che non appartengono alleuro zona (Bulgaria, Romania, Polonia, Lettonia, Lituania e Danimarca) hanno approvato un progetto d’ispirazione tedesca chiamato Patto Euro Plus , che permetterà di controllare le loro politiche economiche e darà loro l’accesso al fondo di salvataggio; ma, altri quattro paesi (Ungheria, Repubblica Ceca, Svezia e Regno Unito) non lo hanno accettato.
Da parte loro, la Spagna, Francia, Belgio e Germania hanno annunciato nuovi impegni con il Patto, cioè, nuovi tagli. Da quando è in atto il Semestre Europeo, assistiamo, secondo Daniel Gros, del Centre of European Policy Studies, ad una “dittatura dei paesi creditori e della BCE”. Maria Damanaki, Commissaria degli Affari Marittimi e la Pesca e membro del PASOK, ha preso le distanze pubblicamente dalle politiche di aggiustamento che promuove la Commissione Europea dicendo che l’eccessiva enfasi sul problema del debito e consolidamento fiscale potrebbe generare “un degrado sociale”.
Il silenzio di questa rivoluzione neoliberale che pretendono imporci è stato spezzato con la sonora protesta di quattro manifestazioni di fronte al Summit di Bruxelles. 20.000 lavoratori - per la maggior parte belgi- hanno rivendicato nuovamente la “solidarietà” di fronte all’”austerità”. Hanno protestato per i bonus scandalosi che continuano a guadagnare i banchieri; si sono rifiutati di essere gli unici a pagare per la crisi. A Bruxelles risuonavano due parole fastidiose per i tecnocrati: salari e lavoro. Van Rompuy ha detto: "Il nostro obiettivo finale è quello di creare posti di lavoro". Ma detto meglio: l’ultimo. Prima ci sono l’euro, il meccanismo dei salvataggi o la “governance economica”.
I lavoratori belgi, un paese senza governo che dimostrano chi veramente governa lo fanno all’ombra e in silenzio, hanno protestato e la polizia anti-sommossa ha sparato con idranti e spray al pepe. Ieri le proteste contro i tagli (100.000 milioni di euro nei prossimi 4 anni) si sono spostate a Londra, dove hanno manifestato 400.000 persone.
In Germania, più di 200.000 manifestanti anti-nucleare, divisi nelle principali città, sono scesi in strada per chiedere al governo della cancelliera Merkel l’addio definitivo e totale all’energia nucleare. La Confederazione dei Sindacati Europei (ETUC) ha convocato nuove proteste per il 9 aprile a Budapest. (4)
Dulcis in fundo: cosa c'è che non va?
C’è lo strapotere sovranazionale del Trattato di Lisbona in tutta Europa, cioè la morte delle sovranità dei nostri parlamenti; c’è il Neomercantilismo dei mega conglomerati industriali all’arrembaggio che divora redditi e diritti al lavoro; c’è la morsa Neoliberista (giusta disoccupazione, bassi salari, governi minimi) su tutta l’ideologia economica che conta al mondo; c’è la sopraccitata Organizzazione Mondiale del Commercio che detta legge sovranazionale su tutti i commerci, salute pubblica, diritti del lavoro, per miliardi di esseri umani; ci sono i club delle “Globocrazia” (The Economist) come il World Economic Forum di Davos, la Commissione Trilaterale, il Boao Meeting in Cina o il Council on Foreign Relations, poi il Bilderberg sopra a tutti; c’è l’apparato industriale militare con i suoi mille e cinquecento miliardi di dollari di fatturato, ma che è anche la fonte di gran parte della tecnologia medica moderna, senza la quale anche le ‘belle anime’ vanno al Creatore in caso d’infarto o incidente o gravidanza a rischio ecc. E mi fermo qui, a continuare si rischia l’impietosità.
“… Non vi posso mentire sulle vostre chance”, ma sul futuro abbiamo un dovere.
Noi persone di questa epoca storica sappiamo in quale sistema moriremo, si chiama The Machine, il Vero Potere, pace a noi. Ma sul futuro di chi verrà dopo i figli dei nostri figli, abbiamo un dovere, sempre che esista una categoria morale di questo tipo. Dobbiamo iniziare il lavoro di divulgazione ai cittadini di chi sia il Vero Potere e di come lavora proprio sulle nostre vite di ogni giorno. Trasmettere la non speranza di oggi ma aiutare chi ci ascolta a superare il primo sconforto, che è la morte dell’azione futura a causa proprio di questa infantile ostinazione degli attivisti a voler vedere subito il cambiamento. Poi però usare il pensiero per capire come si pongono i primi mattoni di una rivoluzione del futuro, esattamente come fecero gli Illuministi e i pensatori democratici di oltre 2 secoli fa, i quali certo sapevano che sarebbero morti senza che nulla dei loro ideali fosse neppure vicino alla realizzazione. Dobbiamo essere come loro.
Sì, dobbiamopensare, pensare e pensare, e non farci prendere dall’altrettanto infantile desiderio di emozioni e sprecarci in feste di piazza, gruppetti col Guru dell'antisistema, attivismo di tastiera, e isterismi anti Berlusconi.
Stare a casa a pensare, esattamente ciò che hanno fatto i cervelli del Vero Potere quando in 70 anni hanno decretato la fine della Storia di due secoli e mezzo, e ci sono riusciti. E smettere di chiedere ad altri le soluzioni. Pensiamole noi, ciascuno l’ideologo di se stesso, ma pensiamo con calma, perché The Machine non è Berlusconi o la Camorra, o la Casta, magari lo fosse. The Machine è immensa e immensamente abile. Richiede strategie alla sua altezza, e soprattutto deve essere prima di tutto capita.
E quindi divulghiamo, mettiamoci a pensare, con lo sguardo generoso di chi regala se stesso per il futuro di chi ancora non è nato. (5)
A più di due anni da una crisi economico-finanziaria che ha piegato le gambe al mondo e a tutti noi, che è ben lungi dal concludersi, e che ha avuto nelle banche e nel sistema finanziario il suo epicentro, come siamo messi?
Cosa è cambiato da quel 15 settembre 2008 in cui fallì Lehman Brothers?
Parole ne abbiamo sentite di ogni tipo, da politici, capi di stato, ministri delle finanze, economisti ed esperti di prestigiose istituzioni. Tutti preoccupati, indignati e concordi sulla necessità di correggere, riformare, prevenire, impedire che si ripetessero situazioni del genere.
Non era pensabile che agli stessi manager e imprenditori arricchitisi enormemente speculando, colpevoli di aver fatto fallire le banche, sulle spalle dei malcapitati correntisti, fosse concesso di continuare a lucrare senza nemmeno dover rendere conto.
E invece?
Oltre alla cortina fumogena delle parole e delle intenzioni, cosa dicono le cifre?
E invece?
Oltre alla cortina fumogena delle parole e delle intenzioni, cosa dicono le cifre?
Vedremo che il famoso detto "la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni" si verifica puntualmente, e soprattutto direi, in questo caso.
Secondo uno studio del novembre 2010 (R&S Mediobanca), gli aiuti pubblici (sia interventi diretti sul capitale, sia garanzie) sono stati pari appunto a 4.000 miliardi di dollari. Negli Stati Uniti sono 1.257 gli istituti che ne hanno usufruito, in Europa 155 di cui nessuno italiano. Al netto delle cifre sin qui restituite, l'esposizione pubblica è pari a 3.361 miliardi di dollari (2.051 in Usa e 1.310 in Europa). A parte qualche pallido rimborso è poi arrivato, a fine 2010 a rincarare la dose, il salvataggio pubblico da 3,7 miliardi di euro della Allied Irish Bank.
Parliamo di soldi della collettività.
Grazie a questo ENORME aiuto il sistema bancario, nel suo insieme, ha ripreso a fare utili.
Tra i 18 big del credito a livello europeo (tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo), nei primi sei mesi del 2010, l'utile netto aggregato è cresciuto del 42,5% sul 2009, raggiungendo i 40,5 miliardi di dollari.
Peccato che sia ripreso a crescere vertiginosamente il volume di prodotti di finanza derivata (cioè la causa della crisi) su cui le banche speculano.
4 mila miliardi di euro a giugno 2010, con un più 25% sul dicembre 2009. Questi prodotti pesano per il 21% sul volume totale dei bilanci, con punte del 39% per Deutsche Bank, 31% Ubs e 30% Barclays, mentre per la banche italiane Unicredit è al 12% e Intesa Sanpaolo all'8%.
In soldoni: per evitare che le banche fallissero gli stati hanno "prestato" loro 4 mila miliardi, le banche si sono in larga parte rimesse a speculare, proprio grazie a quei soldi!
In soldoni: per evitare che le banche fallissero gli stati hanno "prestato" loro 4 mila miliardi, le banche si sono in larga parte rimesse a speculare, proprio grazie a quei soldi!
Non c'è che dire: chi orchestra tutto questo sa il fatto suo!
Le banche speculano e danno enormi utili e compensi ai loro manager, anche quando sbagliano, non restituiscono i soldi (i prestiti sono a babbo morto), se falliscono sono i poveri contribuenti a perdere i propri risparmi, ma con i loro soldi -finché ne hanno- si tiene in piedi la struttura che li sfrutta e li vessa con tassi usurai e ladrocini legalizzati...
Per non parlare del fatto che, se si tratta di banche che hanno malversato e speculato, i soldi del tutto immeritati SI TROVANO, ma se invece si parla di sovvenzioni ai disoccupati, di sostegno alle fasce deboli, di assistenza sanitaria e sociale, i soldi NON SI TROVANO, o si fa molta fatica a trovarli. I vincoli di bilancio messi agli stati non lo permettono! (e di questo parleremo ancora dopo). 4000 miliardi di dollari sono una cifra inimmaginabile, il doppio dell'intero PIL italiano, il 30% di quello statunitense!
Non c'è che dire, un bel quadretto. Un quadretto che prevede le tasche piene sempre e solo dei pochi soliti potenti (quello che si può chiamare il Vero Potere) a spese dell'umanità, del popolo che deve sempre e solo essere consumante.
Diagnosi troppo brutale?
Qualcuno dice che oggi siamo più tutelati oggi da certi rischi. "Passi avanti sul terreno della regolamentazione ne sono stati fatti, ma sono passi ampiamente incompleti. C'è sicuramente nelle banche una tendenza a riprodurre comportamenti che sono stati concause delle crisi attuali. Ad esempio i grandi gruppi del credito hanno fatto ingenti utili, nel corso del 2010, attraverso uno strumento come i Cds (Credit default swaps, che sono una sorta di contratto assicurativo ndr) scommettendo contro gli stati deboli dell'Unione europea. Cioè hanno guadagnato puntando sui dissesti finanziari di questi Stati". Parliamo di Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna. Dunque c'era chi speculava e guadagnava, mentre i governi si vedevano poi costretti a tagliare ferocemente i loro bilanci, a ridurre salari e pensioni... Del resto il ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, ha iniziato l'anno spiegando lapidariamente che la crisi, come i mostri dei videgiochi, non è per niente morta. Il fatto è che, "salvando le banche si è salvata anche la speculazione", questo perchè la speculazione è sistemica.
"Sul tema delle regole ci sono elementi di novità positivi, come le norme che l'amministrazione Obama ha varato negli Usa o le norme di Basilea 3 in Europa (entreranno in vigore gradualmente tra il 2013 e il 2018). Ma non bastano, anche perché gli attori del mercato stanno facendo finta di niente, come se tutto potesse riprendere come prima della crisi. In più, dei famosi titoli tossici, più o meno nascosti nei bilanci (o nelle società satellite) di tante banche, nessuno può dire quanti ce ne siano ancora in giro" (1).
Per non parlare del fatto che, se si tratta di banche che hanno malversato e speculato, i soldi del tutto immeritati SI TROVANO, ma se invece si parla di sovvenzioni ai disoccupati, di sostegno alle fasce deboli, di assistenza sanitaria e sociale, i soldi NON SI TROVANO, o si fa molta fatica a trovarli. I vincoli di bilancio messi agli stati non lo permettono! (e di questo parleremo ancora dopo). 4000 miliardi di dollari sono una cifra inimmaginabile, il doppio dell'intero PIL italiano, il 30% di quello statunitense!
Non c'è che dire, un bel quadretto. Un quadretto che prevede le tasche piene sempre e solo dei pochi soliti potenti (quello che si può chiamare il Vero Potere) a spese dell'umanità, del popolo che deve sempre e solo essere consumante.
Diagnosi troppo brutale?
Qualcuno dice che oggi siamo più tutelati oggi da certi rischi. "Passi avanti sul terreno della regolamentazione ne sono stati fatti, ma sono passi ampiamente incompleti. C'è sicuramente nelle banche una tendenza a riprodurre comportamenti che sono stati concause delle crisi attuali. Ad esempio i grandi gruppi del credito hanno fatto ingenti utili, nel corso del 2010, attraverso uno strumento come i Cds (Credit default swaps, che sono una sorta di contratto assicurativo ndr) scommettendo contro gli stati deboli dell'Unione europea. Cioè hanno guadagnato puntando sui dissesti finanziari di questi Stati". Parliamo di Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna. Dunque c'era chi speculava e guadagnava, mentre i governi si vedevano poi costretti a tagliare ferocemente i loro bilanci, a ridurre salari e pensioni... Del resto il ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, ha iniziato l'anno spiegando lapidariamente che la crisi, come i mostri dei videgiochi, non è per niente morta. Il fatto è che, "salvando le banche si è salvata anche la speculazione", questo perchè la speculazione è sistemica.
"Sul tema delle regole ci sono elementi di novità positivi, come le norme che l'amministrazione Obama ha varato negli Usa o le norme di Basilea 3 in Europa (entreranno in vigore gradualmente tra il 2013 e il 2018). Ma non bastano, anche perché gli attori del mercato stanno facendo finta di niente, come se tutto potesse riprendere come prima della crisi. In più, dei famosi titoli tossici, più o meno nascosti nei bilanci (o nelle società satellite) di tante banche, nessuno può dire quanti ce ne siano ancora in giro" (1).
Non possiamo comunque pensare di vivere senza banche, ormai sono essenziali alla società, ma qualcuno pensa ancora che occorra avere solo più concorrenza e più trasparenza. Vanno bene ma ormai è chiaro che alla finanza servono regole. E sono le regole che essa non vuole!
Una valutazione condivisa anche da Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica (su Banca Etica vedi la scheda in fondo). "Per prodotti come i Cds o gli Otc (letteralmente Over the counter, cioè "venduti a banco", in realtà transazioni tra privati che di fatto sfuggono alle autorità di vigilanza ndr) siamo ancora fermi. Come poco o nulla si è fatto verso i paradisi fiscali, dove anche, tante imprese italiane hanno società. Pensiamo che il volume della finanza derivata è superiore di 10/20 volte al Pil mondiale. Sono fenomeni speculativi da contrastare, non può tornare tutto come prima. Per questo noi proponiamo anche di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie dello 0,05%. È una idea condivisa da
diversi leader europei, ma che in Italia non sta incontrandc grande attenzione nel mondo politico".
Possiamo quindi dire senz'altro che la diagnosi NON è' troppo brutale, ma anzi molto corretta, persin troppo pacata. Una diagnosi che urla di ingiustizia per i poveri del mondo.
E le banche italiane?
Come si diceva le banche italiane hanno vissuto la crisi con minori tensioni.
Soldi pubblici per salvataggi non ne sono serviti. "Le banche di Italia e Canada sono quelle che hanno attraversata meglio la crisi finanziaria, perché meno sbilanciate sul versante delle speculazioni finanziarie e più vicine al territorio. Ma ora ci sono difficoltà evidenti, perché si paga la crisi dell'economia reale che sta toccando pesantemente il cuore del sistema bancario.
A questo si aggiunge la questione di una non adeguata capitalizzazione delle banche italiane, che è tra i motivi del difficile andamento di questi titoli sul mercato. I parametri fissati dalle norme europee di Basilea 3, che pur entreranno in vigore in maniera graduale dal 2013, comporteranno secondo le recenti stime di Bankitalia, la necessità di una iniezione di denaro pari a 40 miliardi di euro. Che non sarà semplice trovare sul mercato. C'è poi da aggiungere la questione dei titoli legati al debito sovrano degli Stati (Grecia, Irlanda, ecc.), che continuano a essere una spettro che si aggira per l'Europa. Si tratta di titoli, che seppur detenuti in maniera non rilevante dalle banche italiane, continuano a tenere l'intero settore in fibrillazione. È più che fondato il sospetto che la Germania, abbia accettato di salvare Grecia e Irlanda, non tanto per una magnanima concessione politica, ma per difendere le sue banche che di titoli greci e irlandesi erano piene" (1).
Passando per l'Italia arriviamo dunque ai problemi legati ai bilanci degli stati europei.
Al di là di tutelare i rischi di chi possiede le obbligazioni legate a questi stati, sussiste il fatto che sono state varate delle regole di bilancio che portano alla vessazione dei cittadini degli stati medesimi.
Proprio il nostro (nel senso di italiano) Tremonti -riferendosi al percorso europeo verso regole di bilancio comuni- ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Questo processo porterà a un colossale trasferimento di sovranità… le politiche di bilancio ora non sono più nelle mani dei governi nazionali” (EUbusiness.com, Reuters 01/2011).
I burattini economici europei (responsabili delle finanze) al soldo del Vero Potere si sono inventati alcune micidiali regole dei Trattati europei che tutti noi nella UE abbiamo trasformato in leggi nazionali (con la ratifica, e senza che i cittadini ne sapessero nulla). Si chiamano Patto di Stabilità. Si tratta di quella regola inflessibile che ci obbliga a un deficit non superiore al 3% del PIL, a un debito non superiore al 60%, a bassa inflazione.
A questo si aggiunge la questione di una non adeguata capitalizzazione delle banche italiane, che è tra i motivi del difficile andamento di questi titoli sul mercato. I parametri fissati dalle norme europee di Basilea 3, che pur entreranno in vigore in maniera graduale dal 2013, comporteranno secondo le recenti stime di Bankitalia, la necessità di una iniezione di denaro pari a 40 miliardi di euro. Che non sarà semplice trovare sul mercato. C'è poi da aggiungere la questione dei titoli legati al debito sovrano degli Stati (Grecia, Irlanda, ecc.), che continuano a essere una spettro che si aggira per l'Europa. Si tratta di titoli, che seppur detenuti in maniera non rilevante dalle banche italiane, continuano a tenere l'intero settore in fibrillazione. È più che fondato il sospetto che la Germania, abbia accettato di salvare Grecia e Irlanda, non tanto per una magnanima concessione politica, ma per difendere le sue banche che di titoli greci e irlandesi erano piene" (1).
Passando per l'Italia arriviamo dunque ai problemi legati ai bilanci degli stati europei.
Al di là di tutelare i rischi di chi possiede le obbligazioni legate a questi stati, sussiste il fatto che sono state varate delle regole di bilancio che portano alla vessazione dei cittadini degli stati medesimi.
Proprio il nostro (nel senso di italiano) Tremonti -riferendosi al percorso europeo verso regole di bilancio comuni- ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Questo processo porterà a un colossale trasferimento di sovranità… le politiche di bilancio ora non sono più nelle mani dei governi nazionali” (EUbusiness.com, Reuters 01/2011).
I burattini economici europei (responsabili delle finanze) al soldo del Vero Potere si sono inventati alcune micidiali regole dei Trattati europei che tutti noi nella UE abbiamo trasformato in leggi nazionali (con la ratifica, e senza che i cittadini ne sapessero nulla). Si chiamano Patto di Stabilità. Si tratta di quella regola inflessibile che ci obbliga a un deficit non superiore al 3% del PIL, a un debito non superiore al 60%, a bassa inflazione.
Tradotto: IMPEDIRE CHE GLI STATI SPENDANO A DEFICIT PER IL PIENO STATO SOCIALE E LA PIENA OCCUPAZIONE, perché noi dobbiamo soffrire nelle mani dei privati e senza più tutele sui redditi.
Questo significa. Tale ‘camicia di forza’ è stata definita una catastrofe economica per l’Europa da economisti del calibro dei Nobel Stiglitz e Krugmann, e da Roubini, Hudson, Parguez, dallo speculatore George Soros, da infiniti studi di macroeconomia, e persino dal Fondo Monetario Internazionale. Ma la Commissione non la discute, e anzi, la sta inasprendo.
Non si trovano migliori parole per descrivere i futuri effetti dell’inasprimento del Patto di Stabilità di quanto scritto dalla European Trade Union Confederation nell’Ottobre 2010:
“Le regole proposte dalla Commissione sono solo mirate ai tagli, tagli e tagli, ai salari, ai posti di lavoro, alle protezioni dai licenziamenti, alla previdenza, ai servizi. Saranno i lavoratori a pagare gli immensi costi della crisi… la Commissione sta applicando una politica di deflazione economica immensa”.
Va compreso che qualsiasi Stato compresso fra l’incudine del Patto di Stabilità e il martello dei mercati che con esso agiscono, non può assolutamente più nulla. Fine, sovranità e democrazia morte (2).
In soldoni cosa è successo? Che mentre fino a prima dell'euro l'Italia era uno stato sovrano dal punto di vista monetario, e poteva finanziare il suo debito interno semplicemente stampando moneta (quello che continuano a fare Stati Uniti e Gran Bretagna, che pur avendo debiti pubblici mostruosi continuano a farne senza che nessun possa dire loro nulla), cosa che per altro ha fatto alla grande (ricordiamo gli anni 60 e 70, dove si dava la pensione a tutti, per esempi, pensioni baby comprese per quanto riguarda gli impiegati statali bacino di voti, ma dove c'era un boom economico non indifferente) portando il debito ai livelli attuali, ora per finanziare il debito in euro si deve indebitare con i privati, con debiti che poi DEVONO essere restituiti. Ecco le ragioni della "camicia di forza" del patto di stabilità europeo. Ecco la ragione per cui i tagli indiscriminati si abbattono sui contribuenti in misura sempre maggiore. Ecco perchè la disperazione dei poveri non ha remissione. E, anzi, continua, come testimoniano le notizie che seguono.
Al recente Consiglio Europeo di Bruxelles del 25 marzo è arrivato sul tavolo il rifiuto del Parlamento portoghese del quarto piano di austerità presentato dal Governo socialista di Josè Socrates. La cancelliera Merkel ha avvisato: “Tutti quelli che hanno responsabilità in Portogallo devono impegnarsi con gli obiettivi ambiziosi del programma” dell' adeguamento presentato da Socrates.
Detto in altro modo: o accettano ulteriori misure di adeguamento o dovranno accettare il terzo salvataggio del FMI e dell’UE. Hanno già calcolato la cifra del costo: 75.000 milioni di euro (un terzo lo metterà il FMI e il resto l’UE). Non sembra che il Portogallo stia lavorando per accettare il salvataggio. Secondo Josè Socrates, primo ministro portoghese che ha appena presentato le dimissioni, “l’idea che si difenderà meglio l’Europa se il Portogallo chiede aiuti esterni è un’idea infantile. Perché tutti sanno che questo pregiudica il prestigio dell’Europa e della moneta unica. E quel che è peggio è che se cade il Portogallo i rischi aumenteranno per gli altri paesi”. Non sembra che ci siano problemi per il salvataggio del Portogallo, ma cosa succederebbe se si trattasse della Spagna?
Cosa è stato approvato ieri? Ufficialmente un impegno per creare prima di giugno un fondo permanente per riscattare i paesi dal fallimento, un rafforzamento del Patto di Stabilità e Crescita e il Patto per l’Euro. In pratica, aumento dell’età pensionabile, la “flessibilità” del mercato del lavoro, armonizzazione dei tassi d’interesse per le corporazioni tra gli Stati membri, limiti del deficit e adeguamenti dei salari alla produttività. Inoltre, sei paesi che non appartengono alleuro zona (Bulgaria, Romania, Polonia, Lettonia, Lituania e Danimarca) hanno approvato un progetto d’ispirazione tedesca chiamato Patto Euro Plus , che permetterà di controllare le loro politiche economiche e darà loro l’accesso al fondo di salvataggio; ma, altri quattro paesi (Ungheria, Repubblica Ceca, Svezia e Regno Unito) non lo hanno accettato.
Da parte loro, la Spagna, Francia, Belgio e Germania hanno annunciato nuovi impegni con il Patto, cioè, nuovi tagli. Da quando è in atto il Semestre Europeo, assistiamo, secondo Daniel Gros, del Centre of European Policy Studies, ad una “dittatura dei paesi creditori e della BCE”. Maria Damanaki, Commissaria degli Affari Marittimi e la Pesca e membro del PASOK, ha preso le distanze pubblicamente dalle politiche di aggiustamento che promuove la Commissione Europea dicendo che l’eccessiva enfasi sul problema del debito e consolidamento fiscale potrebbe generare “un degrado sociale”.
Il silenzio di questa rivoluzione neoliberale che pretendono imporci è stato spezzato con la sonora protesta di quattro manifestazioni di fronte al Summit di Bruxelles. 20.000 lavoratori - per la maggior parte belgi- hanno rivendicato nuovamente la “solidarietà” di fronte all’”austerità”. Hanno protestato per i bonus scandalosi che continuano a guadagnare i banchieri; si sono rifiutati di essere gli unici a pagare per la crisi. A Bruxelles risuonavano due parole fastidiose per i tecnocrati: salari e lavoro. Van Rompuy ha detto: "Il nostro obiettivo finale è quello di creare posti di lavoro". Ma detto meglio: l’ultimo. Prima ci sono l’euro, il meccanismo dei salvataggi o la “governance economica”.
I lavoratori belgi, un paese senza governo che dimostrano chi veramente governa lo fanno all’ombra e in silenzio, hanno protestato e la polizia anti-sommossa ha sparato con idranti e spray al pepe. Ieri le proteste contro i tagli (100.000 milioni di euro nei prossimi 4 anni) si sono spostate a Londra, dove hanno manifestato 400.000 persone.
In Germania, più di 200.000 manifestanti anti-nucleare, divisi nelle principali città, sono scesi in strada per chiedere al governo della cancelliera Merkel l’addio definitivo e totale all’energia nucleare. La Confederazione dei Sindacati Europei (ETUC) ha convocato nuove proteste per il 9 aprile a Budapest. (4)
Dulcis in fundo: cosa c'è che non va?
C’è lo strapotere sovranazionale del Trattato di Lisbona in tutta Europa, cioè la morte delle sovranità dei nostri parlamenti; c’è il Neomercantilismo dei mega conglomerati industriali all’arrembaggio che divora redditi e diritti al lavoro; c’è la morsa Neoliberista (giusta disoccupazione, bassi salari, governi minimi) su tutta l’ideologia economica che conta al mondo; c’è la sopraccitata Organizzazione Mondiale del Commercio che detta legge sovranazionale su tutti i commerci, salute pubblica, diritti del lavoro, per miliardi di esseri umani; ci sono i club delle “Globocrazia” (The Economist) come il World Economic Forum di Davos, la Commissione Trilaterale, il Boao Meeting in Cina o il Council on Foreign Relations, poi il Bilderberg sopra a tutti; c’è l’apparato industriale militare con i suoi mille e cinquecento miliardi di dollari di fatturato, ma che è anche la fonte di gran parte della tecnologia medica moderna, senza la quale anche le ‘belle anime’ vanno al Creatore in caso d’infarto o incidente o gravidanza a rischio ecc. E mi fermo qui, a continuare si rischia l’impietosità.
“… Non vi posso mentire sulle vostre chance”, ma sul futuro abbiamo un dovere.
Noi persone di questa epoca storica sappiamo in quale sistema moriremo, si chiama The Machine, il Vero Potere, pace a noi. Ma sul futuro di chi verrà dopo i figli dei nostri figli, abbiamo un dovere, sempre che esista una categoria morale di questo tipo. Dobbiamo iniziare il lavoro di divulgazione ai cittadini di chi sia il Vero Potere e di come lavora proprio sulle nostre vite di ogni giorno. Trasmettere la non speranza di oggi ma aiutare chi ci ascolta a superare il primo sconforto, che è la morte dell’azione futura a causa proprio di questa infantile ostinazione degli attivisti a voler vedere subito il cambiamento. Poi però usare il pensiero per capire come si pongono i primi mattoni di una rivoluzione del futuro, esattamente come fecero gli Illuministi e i pensatori democratici di oltre 2 secoli fa, i quali certo sapevano che sarebbero morti senza che nulla dei loro ideali fosse neppure vicino alla realizzazione. Dobbiamo essere come loro.
Sì, dobbiamopensare, pensare e pensare, e non farci prendere dall’altrettanto infantile desiderio di emozioni e sprecarci in feste di piazza, gruppetti col Guru dell'antisistema, attivismo di tastiera, e isterismi anti Berlusconi.
Stare a casa a pensare, esattamente ciò che hanno fatto i cervelli del Vero Potere quando in 70 anni hanno decretato la fine della Storia di due secoli e mezzo, e ci sono riusciti. E smettere di chiedere ad altri le soluzioni. Pensiamole noi, ciascuno l’ideologo di se stesso, ma pensiamo con calma, perché The Machine non è Berlusconi o la Camorra, o la Casta, magari lo fosse. The Machine è immensa e immensamente abile. Richiede strategie alla sua altezza, e soprattutto deve essere prima di tutto capita.
E quindi divulghiamo, mettiamoci a pensare, con lo sguardo generoso di chi regala se stesso per il futuro di chi ancora non è nato. (5)
1) Intervista al professor Marcello Messori, docente di economia dei mercati monetari e finanziari all'Università Tor Vergata di Roma, apparsa sul mensile "Consumatori" della Coop (mese di febbraio 2001)
2) Paolo Barnard: Il più grande crimine - agg.to 11
2) Paolo Barnard: Il più grande crimine - agg.to 11
3) Paolo Barnard: Il più grande crimine - agg.to 12-2
4) Le crepe dell'Europa dal sito "Voci della strada"
4) Le crepe dell'Europa dal sito "Voci della strada"
5) Paolo Barnard: Il più grande crimine - agg.to 12-1
_________________________________________________
IL CRIMINE PIU' GRANDE DEL MONDO
Il crimine più grande al mondo è stato quello di accentrare il potere monetario nelle mani di poche persone non rappresentative del popolo, ma solo di se stessi e di società di profitto (banche, corporations)? I partiti parlano di democrazia? Ma di cosa parlano? I rappresentati eletti sono “liberi” di decidere come spendere moneta debito privata e di tassare i popoli per ripagare gli illegittimi interessi figli dell’inganno creato dal sistema bancario che produce moneta dal nulla per mezzo del sistema a ‘riserva frazionaria’.
_________________________________________________
IL CRIMINE PIU' GRANDE DEL MONDO
Il crimine più grande al mondo è stato quello di accentrare il potere monetario nelle mani di poche persone non rappresentative del popolo, ma solo di se stessi e di società di profitto (banche, corporations)? I partiti parlano di democrazia? Ma di cosa parlano? I rappresentati eletti sono “liberi” di decidere come spendere moneta debito privata e di tassare i popoli per ripagare gli illegittimi interessi figli dell’inganno creato dal sistema bancario che produce moneta dal nulla per mezzo del sistema a ‘riserva frazionaria’.
Tale sistema è stato creato per consentire ai banchieri di inventare una ricchezza che non esiste, l’economia stessa è immaginazione dell’uomo, essa non ha nulla a che fare con la natura e con la Terra.
L’economia è il metodo più scorretto per rubare risorse alla natura recando danni irreversibili alle specie viventi, ma la contraddizione è che l’uomo è parte della natura.
Avete mai visto una pianta usare una moneta per alimentarsi? Perché l’uomo, parte della natura come le piante, usa una moneta? Economisti e banchieri hanno inventato un paradosso, cioè il sistema del debito pubblico, ed hanno avuto successo perché i politici, ovviamente corrotti, hanno taciuto; i media, controllati direttamente o indirettamente da banche e corporations, hanno taciuto; la maggioranza gli economisti ha taciuto. Come qualsiasi associazione per delinquere il loro successo è basato sul segreto, sulla menzogna e sulla manipolazione. Tutte queste persone producono ricchezza dal nulla ed i loro fedeli non devono lavorare per garantirsi merci, beni e servizi. Tutto il resto del mondo deve lavorare almeno 8 ore al giorno per mettere il piatto a tavola.
(Tratto da: Banchieri contro l’umanità)
________________________________________________________________
Banca etica e la tassa sulla finanza
Come ha osservato qualcuno, parlare di Banca Etica può sembrare un ossimoro. Eppure Banca Etica è una realtà presente in Italia da ormai 11 anni, con 13 filiali, una rete di "banchieri ambulanti" e 34 mila soci, accomunati dall'idea di usare il proprio denaro non per inseguire un profitto ravvicinato, ma per creare valore sociale. Banca Etica ha un capitale di 30 milioni di euro e una raccolta di 640 milioni.
I progetti finanziati sono mirati esclusivamente ad ambiti di interesse collettivo: dalla cooperazione sociale a quella internazionale, dalla tutela ambientale alla promozione della cultura, dalle energie rinnovabili all'agricoltura biologica.
Alla guida di Banca Etica c'è Ugo Biggeri che spiega come le altre banche, in questi anni "non abbiano fatto il loro dovere. Il rapporto col cliente ruota intorno a 3 punti fondamentali: fiducia, rischio, rendimento. E sono tre elementi da tenere insieme. Invece in questi anni ha prevalso una fast economy del tutto irresponsabile. Come spieghiamo sempre ai nostri clienti, non si può avere sicurezza e poi rendimenti a due cifre. Quello che noi proponiamo è un ritorno alla slow economy, che non vuol dire rinunciare al business, ma essere responsabili, preoccuparsi di cosa c'è dietro alle scelte, guardare all'economia reale". Alla realtà di Banca Etica si affianca una società, Etica sgr, che propone fondi di investimento etici.
Tra i punti che Banca Etica porta avanti (assieme a un cartello di soggetti riuniti nella campagna "Sbilanciamoci", www. sbilanciamoci.org) quello di introdurre una tassa dello 0,05% sulle transazioni finanziarie, cosa che imporrebbe alla finanza stessa di restituire almeno una parte di quanto la collettività si è sobbarcata per la crisi. Dalla tassazione sarebbero esclusi i titoli di Stato (Bot, Btp, Cct) e quelli emessi da enti territoriali (Comuni, Regioni ecc.). Per partire serve l'adesione di almeno sei paesi dell'Unione europea e alcuni leader come il francese Sarkozy e la tedesca Merkel si sono dichiarati favorevoli.
Fonte: www.bancaetica.com
Banca etica e la tassa sulla finanza

I progetti finanziati sono mirati esclusivamente ad ambiti di interesse collettivo: dalla cooperazione sociale a quella internazionale, dalla tutela ambientale alla promozione della cultura, dalle energie rinnovabili all'agricoltura biologica.
Alla guida di Banca Etica c'è Ugo Biggeri che spiega come le altre banche, in questi anni "non abbiano fatto il loro dovere. Il rapporto col cliente ruota intorno a 3 punti fondamentali: fiducia, rischio, rendimento. E sono tre elementi da tenere insieme. Invece in questi anni ha prevalso una fast economy del tutto irresponsabile. Come spieghiamo sempre ai nostri clienti, non si può avere sicurezza e poi rendimenti a due cifre. Quello che noi proponiamo è un ritorno alla slow economy, che non vuol dire rinunciare al business, ma essere responsabili, preoccuparsi di cosa c'è dietro alle scelte, guardare all'economia reale". Alla realtà di Banca Etica si affianca una società, Etica sgr, che propone fondi di investimento etici.
Tra i punti che Banca Etica porta avanti (assieme a un cartello di soggetti riuniti nella campagna "Sbilanciamoci", www. sbilanciamoci.org) quello di introdurre una tassa dello 0,05% sulle transazioni finanziarie, cosa che imporrebbe alla finanza stessa di restituire almeno una parte di quanto la collettività si è sobbarcata per la crisi. Dalla tassazione sarebbero esclusi i titoli di Stato (Bot, Btp, Cct) e quelli emessi da enti territoriali (Comuni, Regioni ecc.). Per partire serve l'adesione di almeno sei paesi dell'Unione europea e alcuni leader come il francese Sarkozy e la tedesca Merkel si sono dichiarati favorevoli.
Fonte: www.bancaetica.com
[Rimane il fatto che anche Banca Etica non può fare a meno di operare all'interno di un sistema nel quale le regole sono inadeguate e dovrebbero essere cambiate per venire incontro ai cittadini. NdR).
Nessun commento:
Posta un commento