E partiamo dal fatto che negli ultimi due anni, e ancora fino a qualche giorno fa, il ministro Tremonti e il governo tutto, Berlusconi in testa, si profondevano in dichiarazioni tranquillizzanti sul fatto che ci fosse un problema Italia.
Anzi, sostenevano in ogni intervento mediatico che "al confronto con gli altri Paesi il nostro era tra quelli che stavano meglio", negando (il famoso negazionismo del Berlusconismo) la necessità di qualsiasi manovra correttiva o intervento strutturale.
E questo con la scusa che eravamo perfettamente in linea con l'obiettivo di pareggio del bilancio, e che la montagna dell'immane debito pubblico la si poteva attaccare con comodo più avanti.
Poi, da un giorno all'altro, l'Europa e i mercati hanno presentato il conto: Tremonti prima ha sottovalutato la richiesta salvo poi correggere il tiro sull'onda delle pressioni presentando la manovra di cui si vagheggia da qualche giorno su ogni sprazzo mediatico. Ma la montagna (situazione conti pubblici italiani) ha partorito l'ennesimo topolino (legge finanziaria attualmente in discussione).
Un topolino che ha scontentato tutti, persino i mercati che hanno risposto con una bella manovra speculativa sull'Italia.
Ha un bel dire Tremonti che la sua finanziaria è l'adeguata risposta all'attacco speculativo, purtroppo è accaduto esattamente il contrario: subito dopo la presentazione dei contenuti della finanziaria la reazione è stata la speculazione. Segno evidente che i mercati hanno considerato molto poco incisivi i provvedimenti in essa contenuti.
E infatti è così.
Ecco perchè (mi riferisco solo agli aspetti più eclatanti):
- Pensioni: innalzamento graduale legato all'aspettativa di vita (qualche mese all'anno fino ad arrivare a quasi 5 anni nel 2030), slittamento di mesi per chi va in pensione con 40 anni di anzianità, non adeguamento all'inflazione per le pensioni al di sopra dei 1400 € (e non sono le pensioni d'oro, ma quelle di milioni di lavoratori), tagli alle pensioni d'oro (ma il 5% per la parte eccedente i 90.000 euro, e il 10% per la parte eccedente i 150.000 euro non mi paiono elementi così significativi su importi del genere)
- riduzione lineare (5% 2013 e 20% 2014) di tutte le detrazioni sulla dichiarazione IRPEF spese sanitarie, scolastiche, persino le donazioni alle ONLUS; con i tagli a tutte le agevolazioni ci sarà un aumento dell'1,2% della pressione fiscale già fra le più alte d'Europa; questa misura non colpisce le fasce abbienti, ma direttamente lavoratori e famiglie,
- reintroduzione dell'odioso ticket sanitario per Pronto Soccorso e ricoveri ospedalieri: chi si serve del Pronto Soccorso?
- superbollo per i depositi titoli: rientrata l'iniziale intenzione di aumentarlo per i depositi dai 10.000 € in su. Ma che fine ha fatto l'intenzione di tassare di più le rendite finanziare (dal 12,5% al 20%)? Non si sa. Secondo voi perchè una tassa del genere, giusta e proporzionale, non è gradita? E a quali fasce della popolazione?
In breve si tratta del solito scandaloso modo di reperire fondi facendoli pagare a chi già paga moltissimo, da chi è più in difficoltà, da chi sopporta già più di quanto possa sopportare.
1) Che fine hanno fatto misure a sostegno dei redditi? Dell'occupazione, del precariato giovanile o meno, dei lavoratori licenziati in età avanzata? Delle imprese che quando possono vanno all'estero dove la manodopera costa meno? Come si fa a non capire che le entrate fiscali aumentano solo se c'è il reddito che le sostiene?
2) Fior di economisti sostiene che per fare riforme finanziarie serie occorrono anni di studio. Noi partoriamo insulse manovre tampone in 5 giorni che in 3 stravolgiamo. Ma che respiro e che efficacia possono avere delle leggi fatte così?
4) Che fine ha fatto il taglio dei costi della politica, la riduzione del numero dei parlamentari (noi ne abbiamo 1000 con 60 milioni di persone, gli Stati Uniti 600 con 320 milioni!), la riduzione delle auto blu, il taglio delle Province, eccetera? E la riduzione degli stipendi ai parlamentari (i più alti d'europa), ai politici regionali e a tutti i nominati nelle migliaia di società a partecipazione pubblica? E il taglio ai sottosegretari, consulenti vari in tutti gli enti pubblici di ogni ordine e grado?
5) Si continuano ad aumentare le imposte indirette (dalle accise sulla benzina alle multe che i comuni sono costretti a fare causa la riduzione degli stanziamenti centrali) che colpiscono indiscriminatamente qualunque reddito a tutto svantaggio dei redditi bassi; si tagliano i servizi locali che sono quelli che sostengono i deboli. Sono questi i provvedimenti equi?
6) Che fine ha fatto infine, la riforma fiscale? Sarebbe la panacea, la madre di tutte le riforme. Pagare tutti di meno per pagare tutti. Basterebbe introdurre la possibilità di scaricare tutte le spese sulla dichiarazione dei redditi, in misura superiore all'IVA ovviamente. E subito si innescherebbe un processo virtuoso in grado di far pagare le tasse a tutti, per cui chi ora le paga anche per gli altri potrebbe pagare di meno. Non si può fare, chi evade, e sono milioni dato che l'evasione è pari a 300 miliardi di € all'anno, non voterebbe più chi è al governo! E poi c'è il discorso degli sprechi, degli appalti gonfiati, delle mazzette, della corruzione, delle clientele...
Mi fermo qui. Ce n'è già abbastanza per questa nostra Italia alle prese con un debito pubblico che supera di gran lunga il PIL, e che la necessità di finanziare il quale (emissione di titoli con interesse tale da attirare i compratori) provoca sempre più indebitamento. La via di uscita è veramente ardua. La prima certezza è che non sarà certamente questo governo a intraprenderla. L'altra certezza è che inevitabilmente noi italiani staremo peggio, pagheremo di più per avere meno, e vedremo sempre di più diminuire il nostro potere di acquisto e aumentare l'ingiustizia sociale.
Il secondo problema è europeo.
Invece di creare soluzioni adatte per l’economia di ogni nazione, i governi europei -obbedendo a diktat imposti da organismi NON eletti, composti da individui al soldo del gruppo di potere mondiale che governa il mondo- hanno ora l'ossessivo obbiettivo di controllare i deficit di bilancio per soddisfare il patto europeo di stabilità.
La politica economica è diventata un esercizio solo teorico-dogmatico dettato dalla BCE e dai banchieri, e come far funzionare l’Euro o promuovere la crescita sostenibile non è più materia di discussione.
Nel 2008 questo modus agendi suggeriva agli islandesi di salvare le loro banche (si veda invece cosa è successo).
Nel 2010, ha detto ai greci che un solo giro di austerità avrebbe fatto il miracolo.
Nel 2011, dice all’Italia di ridurre l'età pensionabile, di aumentare la pressione fiscale sul lavoro già insostenibile, di tagliare gli investimenti nelle energie rinnovabili, e di ridurre drasticamente la spesa sociale..
Questo modus agendi non ci piace, è bieco e tetro, è l'ennesimo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, eseguito con leve economiche gigantesche, sorta di rullo compressore nei confronti di miliardi di formichine ignare quanto vessate. Esso è figlio di un fenomeno economico nuovo, pur se dettato da ragioni economiche arcaiche (sfruttamento dei potenti sui più deboli). Si chiama usura internazionale.
L'usura internazionale
Un nuovo ciclo di usura internazionale legato alle crisi finanziarie, non più dei singoli operatori privati del mercato, ma degli Stati stessi, già comincia a intravedersi in tutti i paesi della zona euro.
Ne è stato emblema l'Islanda e ora è la Grecia. Portogallo, Spagna e Italia sono poi in lista.
Il meccanismo è sostanzialmente questo: le banche e i gruppi "usurai" internazionali “riprestano” denaro agli Stati falliti (come fecero prima con le banche e le aziende private), si assicurano la capacità di pagamento con “le misure d’austerità” e con la speculazione sui bond (alimentano la nascita di un’altra bolla legata a questa emissione di debito degli Stati) nel mercato internazionale. Si tratta di un nuovo ciclo, dove il sistema capitalistico si ristruttura e ricicla le sue crisi in nuove “bolle”.
Caso Grecia
L’operazione finanziaria di “salvataggio” della Grecia non è altro che un grande business dell'usura tramite la scusa della crisi: questa volta eseguita tramite uno Stato fallito e con il FMI e l’UE come strumenti esecutivi.
Il governo greco, in stato d’insolvenza per pagare il suo debito, chiede denaro (in cambio di obbligazioni) ed emette più debito. Cioè torna a indebitarsi per pagare il nuovo debito.
L’UE e la BCE (come intermediari e garanti), il FMI e gruppi d’usura internazionale rifinanziano lo Stato greco e attraverso un "adeguamento selvaggio" si assicurano che la Grecia paghi il suo debito riciclato con nuovi interessi usurai.
In questo modo, gli usurai internazionali ( banche centrali e gruppi privati, che sono gli azionisti delle stesse banche centrali) “prestano” soldi, si assicurano la capacità di pagamento con l’”adeguamento” e alimentano la nascita di un’altra bolla con la speculazione sui titoli greci nel mercato internazionale.
In breve, l’usura internazionale, dopo essersi assicurata la capacità di pagamento del debito greco fornisce fondi per riciclare un nuovo macro affare finanziario con il debito del paese fallito.
In altre parole “finanzia” (comprando il debito) non per salvare la Grecia ma per alimentare un altro ciclo di indebitamento usuraio e di bolla speculativa.
Il capitale usuraio mette denaro (acquista obbligazioni) si assicura il suo ritorno (capitale e interessi) con l’”adeguamento selvaggio” e la nuova disciplina fiscale (riduzione della spesa pubblica) e si assicura il guadagno speculativo con i bond nel mercato internazionale (nuova bolla speculativa)
Situazione europea e mondiale
L’esperienza greca minaccia di contagiare tutta l’Unione Europea.
Da quando è esploso il collasso bancario e della borsa a settembre del 2008, il sistema non si è mai ripreso: la crisi dell’”economia di carta” ha finito per colpire l’“economia reale”, prima nelle metropoli degli USA e dell'Europa e poi estendendosi in tutta la periferia “sottosviluppata” ed “emergente” dell’Asia, Africa e America Latina.
Mentre le economie USA e UE entravano in una feroce crisi finanziaria recessiva con il fallimento generalizzato di molte mega aziende del settore industriale e commerciale, con licenziamenti in massa, i potenti conglomerati bancari che integrano il sistema della Federal Reserve e le banche delle potenze centrali negli USA e in Europa, tramite Wall Street e le borse mondiali, hanno riciclato una nuova “bolla” speculativa derivante dalla crisi stessa, non più con denaro proveniente dal settore privato ma con fondi pubblici (le tasse pagate da tutta la società!).
Questi fondi destinati ai “salvataggi” sono stati captati dai mercati e messi al servizio di un nuovo ciclo di profitto, favoriti dall'ascendente crisi dell’economia reale che marcia parallela nei paesi centrali.
Allo stesso tempo, le economie dei più forti paesi occidentali (nonostante gli annunci di “recupero”) rimangono in rosso in tutte le variabili, e una crisi sociale, con effetti ancora imprevedibili, si affaccia nel mondo, causata dai licenziamenti e degli adeguamenti in Europa e USA.
Il costo di questo monumentale affare fomentato dai capitalisti grazie alla “crisi capitalista” (esportato dagli USA e dall'Europa ai paesi dell’Asia, Africa e America Latina) è finanziato con il denaro delle tasse pagate dall'insieme della società. Ovvero dal denaro di noi tutti contribuenti!
Si tratta, insomma, di una “socializzazione delle perdite” per sovvenzionare un “nuovo ciclo di profitti privati” con lo Stato come esecutore notarile.
Un processo attraverso il quale i mega consorzi più forti (i vincitori della crisi) si mangiano i più piccoli creando un nuovo processo di ristrutturazione e concentramento del sistema capitalista.
Effetti sulla società mondiale
Mano a mano grazie alle crisi (pure queste indotte da speculazione), i più vulnerabili settori della società pagheranno in due modi:
A) Attraverso l’”adeguamento” che riduce i salari e degrada i benefici sociali della maggioranza e può creare dilaganti licenziamenti.
B) Finanziando con le loro tasse il nuovo affare usuraio internazionale con il debito emesso dagli stati.

SI verifica il paradosso per cui il finanziamento statale dei “salvataggi” ad aziende e banche private in fallimento ha creato negli USA e in Europa il processo di sovraindebitamento pubblico (in aggiunta alla caduta dei PIL) che ora permette una nuova speculazione.
Poco importa che tutto ciò minacci la stabilità economica e la “governabilità” del sistema, o che vi sia il rischio (come è già successo con le banche e aziende private) di far collassare a catena gli stessi Stati, sia i maggiori, sia quelli sottosviluppati o emergenti.
Crisi fiscale e crisi statale
La diminuzione dello sviluppo legato alla crisi mondiale ha causato un disavanzo commerciale e un conseguente minor gettito di imposte statali generando una cosiddetta "crisi fiscale". Crisi che si è aggiunta al panorama di riduzione della spesa pubblica (che colpisce i settori più vulnerabili) generando un aumento della disoccupazione (soprattutto negli Stati Uniti e in Europa) e la mancata ripresa dei consumi (aggravata dalla pesante riduzione del credito per la produzione).
Si verifica ora un nuovo paradosso: nasce “la crisi statale” che non è più solo il prodotto dell’indebitamento privato senza copertura che viene finanziato con denaro pubblico, ma emerge dagli stessi programmi statali di salvataggio finanziario che hanno indebitato (senza copertura fiscale) gli Stati, Usa e l’UE primo posto. Un cane che si morde la coda e i cui effetti ricadono sempre sugli stessi: i poveri e malcapitati cittadini, i consumatori (leggi carne da macello) del modello economico attuale.
L'usura internazionale dimostra di saper prosperare in qualsiasi condizione, trasformando -come sempre ha fatto- la disperazione del mondo in business.
Poi, da un giorno all'altro, l'Europa e i mercati hanno presentato il conto: Tremonti prima ha sottovalutato la richiesta salvo poi correggere il tiro sull'onda delle pressioni presentando la manovra di cui si vagheggia da qualche giorno su ogni sprazzo mediatico. Ma la montagna (situazione conti pubblici italiani) ha partorito l'ennesimo topolino (legge finanziaria attualmente in discussione).
Un topolino che ha scontentato tutti, persino i mercati che hanno risposto con una bella manovra speculativa sull'Italia.
Ha un bel dire Tremonti che la sua finanziaria è l'adeguata risposta all'attacco speculativo, purtroppo è accaduto esattamente il contrario: subito dopo la presentazione dei contenuti della finanziaria la reazione è stata la speculazione. Segno evidente che i mercati hanno considerato molto poco incisivi i provvedimenti in essa contenuti.
E infatti è così.
Ecco perchè (mi riferisco solo agli aspetti più eclatanti):
- Pensioni: innalzamento graduale legato all'aspettativa di vita (qualche mese all'anno fino ad arrivare a quasi 5 anni nel 2030), slittamento di mesi per chi va in pensione con 40 anni di anzianità, non adeguamento all'inflazione per le pensioni al di sopra dei 1400 € (e non sono le pensioni d'oro, ma quelle di milioni di lavoratori), tagli alle pensioni d'oro (ma il 5% per la parte eccedente i 90.000 euro, e il 10% per la parte eccedente i 150.000 euro non mi paiono elementi così significativi su importi del genere)
- riduzione lineare (5% 2013 e 20% 2014) di tutte le detrazioni sulla dichiarazione IRPEF spese sanitarie, scolastiche, persino le donazioni alle ONLUS; con i tagli a tutte le agevolazioni ci sarà un aumento dell'1,2% della pressione fiscale già fra le più alte d'Europa; questa misura non colpisce le fasce abbienti, ma direttamente lavoratori e famiglie,
- reintroduzione dell'odioso ticket sanitario per Pronto Soccorso e ricoveri ospedalieri: chi si serve del Pronto Soccorso?
- superbollo per i depositi titoli: rientrata l'iniziale intenzione di aumentarlo per i depositi dai 10.000 € in su. Ma che fine ha fatto l'intenzione di tassare di più le rendite finanziare (dal 12,5% al 20%)? Non si sa. Secondo voi perchè una tassa del genere, giusta e proporzionale, non è gradita? E a quali fasce della popolazione?
In breve si tratta del solito scandaloso modo di reperire fondi facendoli pagare a chi già paga moltissimo, da chi è più in difficoltà, da chi sopporta già più di quanto possa sopportare.
1) Che fine hanno fatto misure a sostegno dei redditi? Dell'occupazione, del precariato giovanile o meno, dei lavoratori licenziati in età avanzata? Delle imprese che quando possono vanno all'estero dove la manodopera costa meno? Come si fa a non capire che le entrate fiscali aumentano solo se c'è il reddito che le sostiene?
2) Fior di economisti sostiene che per fare riforme finanziarie serie occorrono anni di studio. Noi partoriamo insulse manovre tampone in 5 giorni che in 3 stravolgiamo. Ma che respiro e che efficacia possono avere delle leggi fatte così?
4) Che fine ha fatto il taglio dei costi della politica, la riduzione del numero dei parlamentari (noi ne abbiamo 1000 con 60 milioni di persone, gli Stati Uniti 600 con 320 milioni!), la riduzione delle auto blu, il taglio delle Province, eccetera? E la riduzione degli stipendi ai parlamentari (i più alti d'europa), ai politici regionali e a tutti i nominati nelle migliaia di società a partecipazione pubblica? E il taglio ai sottosegretari, consulenti vari in tutti gli enti pubblici di ogni ordine e grado?
5) Si continuano ad aumentare le imposte indirette (dalle accise sulla benzina alle multe che i comuni sono costretti a fare causa la riduzione degli stanziamenti centrali) che colpiscono indiscriminatamente qualunque reddito a tutto svantaggio dei redditi bassi; si tagliano i servizi locali che sono quelli che sostengono i deboli. Sono questi i provvedimenti equi?
6) Che fine ha fatto infine, la riforma fiscale? Sarebbe la panacea, la madre di tutte le riforme. Pagare tutti di meno per pagare tutti. Basterebbe introdurre la possibilità di scaricare tutte le spese sulla dichiarazione dei redditi, in misura superiore all'IVA ovviamente. E subito si innescherebbe un processo virtuoso in grado di far pagare le tasse a tutti, per cui chi ora le paga anche per gli altri potrebbe pagare di meno. Non si può fare, chi evade, e sono milioni dato che l'evasione è pari a 300 miliardi di € all'anno, non voterebbe più chi è al governo! E poi c'è il discorso degli sprechi, degli appalti gonfiati, delle mazzette, della corruzione, delle clientele...
Mi fermo qui. Ce n'è già abbastanza per questa nostra Italia alle prese con un debito pubblico che supera di gran lunga il PIL, e che la necessità di finanziare il quale (emissione di titoli con interesse tale da attirare i compratori) provoca sempre più indebitamento. La via di uscita è veramente ardua. La prima certezza è che non sarà certamente questo governo a intraprenderla. L'altra certezza è che inevitabilmente noi italiani staremo peggio, pagheremo di più per avere meno, e vedremo sempre di più diminuire il nostro potere di acquisto e aumentare l'ingiustizia sociale.
Il secondo problema è europeo.
Invece di creare soluzioni adatte per l’economia di ogni nazione, i governi europei -obbedendo a diktat imposti da organismi NON eletti, composti da individui al soldo del gruppo di potere mondiale che governa il mondo- hanno ora l'ossessivo obbiettivo di controllare i deficit di bilancio per soddisfare il patto europeo di stabilità.
La politica economica è diventata un esercizio solo teorico-dogmatico dettato dalla BCE e dai banchieri, e come far funzionare l’Euro o promuovere la crescita sostenibile non è più materia di discussione.
Nel 2008 questo modus agendi suggeriva agli islandesi di salvare le loro banche (si veda invece cosa è successo).
Nel 2010, ha detto ai greci che un solo giro di austerità avrebbe fatto il miracolo.
Nel 2011, dice all’Italia di ridurre l'età pensionabile, di aumentare la pressione fiscale sul lavoro già insostenibile, di tagliare gli investimenti nelle energie rinnovabili, e di ridurre drasticamente la spesa sociale..
Questo modus agendi non ci piace, è bieco e tetro, è l'ennesimo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, eseguito con leve economiche gigantesche, sorta di rullo compressore nei confronti di miliardi di formichine ignare quanto vessate. Esso è figlio di un fenomeno economico nuovo, pur se dettato da ragioni economiche arcaiche (sfruttamento dei potenti sui più deboli). Si chiama usura internazionale.
L'usura internazionale

Ne è stato emblema l'Islanda e ora è la Grecia. Portogallo, Spagna e Italia sono poi in lista.
Il meccanismo è sostanzialmente questo: le banche e i gruppi "usurai" internazionali “riprestano” denaro agli Stati falliti (come fecero prima con le banche e le aziende private), si assicurano la capacità di pagamento con “le misure d’austerità” e con la speculazione sui bond (alimentano la nascita di un’altra bolla legata a questa emissione di debito degli Stati) nel mercato internazionale. Si tratta di un nuovo ciclo, dove il sistema capitalistico si ristruttura e ricicla le sue crisi in nuove “bolle”.
Caso Grecia
L’operazione finanziaria di “salvataggio” della Grecia non è altro che un grande business dell'usura tramite la scusa della crisi: questa volta eseguita tramite uno Stato fallito e con il FMI e l’UE come strumenti esecutivi.
Il governo greco, in stato d’insolvenza per pagare il suo debito, chiede denaro (in cambio di obbligazioni) ed emette più debito. Cioè torna a indebitarsi per pagare il nuovo debito.
L’UE e la BCE (come intermediari e garanti), il FMI e gruppi d’usura internazionale rifinanziano lo Stato greco e attraverso un "adeguamento selvaggio" si assicurano che la Grecia paghi il suo debito riciclato con nuovi interessi usurai.
In questo modo, gli usurai internazionali ( banche centrali e gruppi privati, che sono gli azionisti delle stesse banche centrali) “prestano” soldi, si assicurano la capacità di pagamento con l’”adeguamento” e alimentano la nascita di un’altra bolla con la speculazione sui titoli greci nel mercato internazionale.
In breve, l’usura internazionale, dopo essersi assicurata la capacità di pagamento del debito greco fornisce fondi per riciclare un nuovo macro affare finanziario con il debito del paese fallito.
In altre parole “finanzia” (comprando il debito) non per salvare la Grecia ma per alimentare un altro ciclo di indebitamento usuraio e di bolla speculativa.
Il capitale usuraio mette denaro (acquista obbligazioni) si assicura il suo ritorno (capitale e interessi) con l’”adeguamento selvaggio” e la nuova disciplina fiscale (riduzione della spesa pubblica) e si assicura il guadagno speculativo con i bond nel mercato internazionale (nuova bolla speculativa)
Situazione europea e mondiale
L’esperienza greca minaccia di contagiare tutta l’Unione Europea.
Da quando è esploso il collasso bancario e della borsa a settembre del 2008, il sistema non si è mai ripreso: la crisi dell’”economia di carta” ha finito per colpire l’“economia reale”, prima nelle metropoli degli USA e dell'Europa e poi estendendosi in tutta la periferia “sottosviluppata” ed “emergente” dell’Asia, Africa e America Latina.
Mentre le economie USA e UE entravano in una feroce crisi finanziaria recessiva con il fallimento generalizzato di molte mega aziende del settore industriale e commerciale, con licenziamenti in massa, i potenti conglomerati bancari che integrano il sistema della Federal Reserve e le banche delle potenze centrali negli USA e in Europa, tramite Wall Street e le borse mondiali, hanno riciclato una nuova “bolla” speculativa derivante dalla crisi stessa, non più con denaro proveniente dal settore privato ma con fondi pubblici (le tasse pagate da tutta la società!).
Questi fondi destinati ai “salvataggi” sono stati captati dai mercati e messi al servizio di un nuovo ciclo di profitto, favoriti dall'ascendente crisi dell’economia reale che marcia parallela nei paesi centrali.
Allo stesso tempo, le economie dei più forti paesi occidentali (nonostante gli annunci di “recupero”) rimangono in rosso in tutte le variabili, e una crisi sociale, con effetti ancora imprevedibili, si affaccia nel mondo, causata dai licenziamenti e degli adeguamenti in Europa e USA.
Il costo di questo monumentale affare fomentato dai capitalisti grazie alla “crisi capitalista” (esportato dagli USA e dall'Europa ai paesi dell’Asia, Africa e America Latina) è finanziato con il denaro delle tasse pagate dall'insieme della società. Ovvero dal denaro di noi tutti contribuenti!
Si tratta, insomma, di una “socializzazione delle perdite” per sovvenzionare un “nuovo ciclo di profitti privati” con lo Stato come esecutore notarile.
Un processo attraverso il quale i mega consorzi più forti (i vincitori della crisi) si mangiano i più piccoli creando un nuovo processo di ristrutturazione e concentramento del sistema capitalista.
Effetti sulla società mondiale
Mano a mano grazie alle crisi (pure queste indotte da speculazione), i più vulnerabili settori della società pagheranno in due modi:
A) Attraverso l’”adeguamento” che riduce i salari e degrada i benefici sociali della maggioranza e può creare dilaganti licenziamenti.
B) Finanziando con le loro tasse il nuovo affare usuraio internazionale con il debito emesso dagli stati.
SI verifica il paradosso per cui il finanziamento statale dei “salvataggi” ad aziende e banche private in fallimento ha creato negli USA e in Europa il processo di sovraindebitamento pubblico (in aggiunta alla caduta dei PIL) che ora permette una nuova speculazione.
Poco importa che tutto ciò minacci la stabilità economica e la “governabilità” del sistema, o che vi sia il rischio (come è già successo con le banche e aziende private) di far collassare a catena gli stessi Stati, sia i maggiori, sia quelli sottosviluppati o emergenti.
Crisi fiscale e crisi statale
La diminuzione dello sviluppo legato alla crisi mondiale ha causato un disavanzo commerciale e un conseguente minor gettito di imposte statali generando una cosiddetta "crisi fiscale". Crisi che si è aggiunta al panorama di riduzione della spesa pubblica (che colpisce i settori più vulnerabili) generando un aumento della disoccupazione (soprattutto negli Stati Uniti e in Europa) e la mancata ripresa dei consumi (aggravata dalla pesante riduzione del credito per la produzione).
Si verifica ora un nuovo paradosso: nasce “la crisi statale” che non è più solo il prodotto dell’indebitamento privato senza copertura che viene finanziato con denaro pubblico, ma emerge dagli stessi programmi statali di salvataggio finanziario che hanno indebitato (senza copertura fiscale) gli Stati, Usa e l’UE primo posto. Un cane che si morde la coda e i cui effetti ricadono sempre sugli stessi: i poveri e malcapitati cittadini, i consumatori (leggi carne da macello) del modello economico attuale.
L'usura internazionale dimostra di saper prosperare in qualsiasi condizione, trasformando -come sempre ha fatto- la disperazione del mondo in business.
Seconda parte del post liberamente tratta da:
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