IL MONDO E' COME UNO SPECCHIO

Osserva il modo in cui reagisci di fronte agli altri. Se scopri in qualcuno una qualità che ti attrae, cerca di svilupparla in te stesso. Se invece osservi una caratteristica che non ti piace, non criticarla, ma sforzati piuttosto di cancellarla dalla tua personalità. Ricorda che il mondo, come uno specchio, si limita a restituirti il riflesso di ciò che sei.

martedì 17 settembre 2013

Uscire dall'euro si può

Articolo molto interessante che ci fa  capire che sarebbe serenamente possibile, anche a livello legale, secondo i trattati, uscire dall'Euro. 
"E poi, risolte "questioncine" come:
- il recupero della flessibilità del cambio (e della conseguente competitività di "prezzo"...anche su un "mercato unico" ove si riaprirebbero molte prospettive); - l'assoggettamento al fiscal compact con i suoi esborsi, per noi paradossali ed esorbitanti, per la contribuzione ai vari fondi di salvataggio per gli Stati "la cui moneta è l'euro": oltre a non aggravare il nostro debito con ulteriori "ratei", ci andrebbero restituiti circa 45 miliardi e scusate se è poco...specie di questi tempi;- del non doversi più preoccupare del pareggio di bilancio - con la "costituzionalizzazione" ce la possiamo vedere "all'interno", in termini di violazione dei principi fondamentali della Costituzione da parte della legge di "revisione"-, delle procedure di "deficit eccessivo, (di cui certo, nemmeno ora, non si preoccupano Francia e Spagna);- della questione del collocamento del debito con possibilità di calmierazione, per più vie, dell'onere degli interessi (e poi, anche qui, la collocazione istituzionale della banca centrale ce la potremmo vedere con tutta una serie di norme nazionali e non più "volute dall'Europa", quindi democraticamente modificabili);
SI RICOMINCEREBBE A RAGIONARE. ANZI, A RESPIRARE."
Le forze politiche sono sempre più consapevoli (magari in segreto e senza pubblica ammissione), che chiunque vada al governo è costretto "solo" a gestire diversi livelli di recessione. In pratica, rischiano di scomparire elettoralmente (tutti), sotto il peso delle decisioni, per di più commissariate, che sarebbero costretti a prendere. Anche perchè le bufale del mainstream, sulla austerity espansiva, sono arrivate al capolinea della logica anche del cittadino comune. E ogni tentativo di rilancio passa, come sottolineo costantemente, per le misure, complessivamente recessive, di sgravi coperti da tagli. Un cul de sac che è anch'esso vicino al capolinea (basta attendere il 2014).


LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2013

NON SI PUO' USCIRE DALL'EURO SECONDO I TRATTATI? 
FALSO. BASTA SAPERLI LEGGERE. di Orizzonte48

Alcuni concetti giuridico-interpretativi, che, nell'attuale situazione possono risultare molto importanti:

1) l'uscita dall'euro, intesa come delimitato recesso dallo status di "Stato membro la cui moneta è l'euro", senza simultanea fuoriuscita dall'Unione europea (quale specificamente prevista all'art.50 del Trattato sull'Unione-TUE), ha un fondamento normativo ricavabile deduttivamente dall'art.139 del Trattato sul funzionamento dell'Unione- TFUE;
2) ciò, in primo luogo, significa che la condizione di "Stato membro la cui moneta è l'euro" (espressamente enunciata dall'art.139 anch'essa, in contrapposizione a quella di "Stato membro con deroga"), non è obbligatoria, ma soggetta alla precondizione essenziale di una libera manifestazione di adesione in tal senso dello Stato interessato (che tale deve sempre rimanere);
3) ciò è confermato senza ombra di dubbio dal par.3 del successivo art.140, in quanto non solo la acquisizione dello status di "Stato membro la cui monetà è l'euro" consegue alla "richiesta" di tale Stato, ma la deliberazione ammissiva finale, DEVE essere adottata all'unanimità tra gli Stati già aderenti e lo stesso Stato "in deroga" che già ne abbia fatto richiesta;
4) la domanda, alquanto ingenua in termini logico-giuridici, ma resa attuale e cruciale dalla propaganda dei "banchieri" e politicanti che hanno il monopolio dell'interpretazione dei trattati, allora è: questo consenso, da manifestare sempre come presente e da attualizzare, può essere revocato, riconquistando, ovvero acquistando per la prima volta (per un paese originariamente aderente, come l'Italia), lo status di "Stato membro con deroga"?
5) la risposta, e cerchiamo di dirlo con sintesi, non può che essere positiva. Innazitutto, per ragioni letterali ancorate, appunto, all'art.139: questo dispone che "in deroga" sia lo Stato per il quale il Consiglio abbia deciso che non soddisfi le condizioni necessarie per l'adozione dell'euro. Il che, conferisce, contrariamente a quanto credevano i banchieri autori del trattato, alla "uscita" un altissimo grado di discrezionalità in capo allo Stato interessato;
6) ed infatti, il Consiglio "decide" la non ricorrenza delle condizioni di adesione all'euro,in base alla richiesta dello Stato membro dell'UE : tant'è vero che non solo nessuna norma prevede la partecipazione obbligatoria all'euro, ma che lo stesso art.140 condiziona alla richiesta-consenso successivo dello Stato in deroga la successiva ammissione. ERGO, LA DECISIONE DEL CONSIGLIO CHE ACCERTA LA "IDONEITA'" E' UN ATTO AMPLIATIVO E NON RESTRITTIVO DELLA LIBERTA' NEGOZIALE DELLO STATO CHE VOGLIA ADERIRE: COME TALE, RIMANE (per principio generale) NELLA DISPONIBILITA' DI QUEST'ULTIMO, CHE PUO' RINUNCIARVI E DECIDERE DI NON FRUIRE DELLA "PATENTE" DI PAESE CHE SODDISFA LE CONDIZIONI DI ADESIONE, REVOCANDO LIBERAMENTE QUEST'ULTIMA;
7) ciò, a maggior ragione vale nel caso in cui lo Stato-membro interessato si avveda, anche a seguito di continui richiami delle istituzioni UE-UEM, circa il mancato "mantenimento" di tali condizioni, di non soddisfare più i requisiti di adesione. Quella che, appunto, in special modo sotto il profilo dell'ammontare del debito, è la condizione attuale, ed anche originaria, italiana. Condizione ora aggravata dagli oneri del fiscal compact: ulteriore "trattato" la cui efficacia è ontologicamente e giuridicamente subordinata al possesso del (revocabilissimo) status di "Stato membo la cui moneta è l'euro";
8) insomma, tutto il trattato è congegnato in modo da delineare l'adesione all'euro come un "qualcosa in più" e di vantaggioso per il paese che vi aderisce, e, ad un "vantaggio", si può sempre rinunziare. Tanto più che tedeschi (e francesi), hanno più volte pubblicamente manifestato la posizione di considerare l'adesione italiana alla moneta unica come un sacrificio cui si sottoponevano in una pretesa prassi cooperativa, senza, inoltre, aver mai lamentato o sostenuto qualunque inadempienza dei paesi "in deroga" che non avessero ancora espressamente richiesto di aderire;
9) quindi la "decisione" del Consiglio circa la soddifazione delle condizioni necessarie per l'adesione, vale, più che mai, come "rebus sic stantibus" e, per espresso dato normativo e sistematico del trattato, non può mai considerarsi "definitiva" e irreversibile, rimanendo, per coerenza con quanto accade in sede di adesione "successiva" ai sensi dell'art.140, subordinata alla perdurante unanimità di consenso che include la altrettanto perdurante volontà positiva dello Stato già aderente;
10) la fuoriuscita dall'euro, per revoca del proprio libero consenso (che tale deve rimanere nel tempo), consente allo Stato che manifesti tale volontà di accedere allo status di membro dell'Unione "con deroga". Ciò implica che vengono meno, ai sensi dello stesso art.139, non solo i vincoli del fiscal compact, ma anche quelli, espressamente enunciati dall'art.139, derivanti dalle norme che "non si applicano" agli Stati "con deroga". Tra essi spicca anche il mancato assoggettamento ai "mezzi vincolanti per correggere i disavanzi eccessivi, art.126, par. 9 e 11";
11) Fuoriusciti così da tutti i ricatti e le ipocrisie (disomogenei) esperibili contro l'Italia in caso di "disavanzo eccessivo" (lo vuole l'Europa), persino il nodo della banca centrale indipendente troverebbe ridefinizione. E' pur vero che il divieto di acquisto del debito pubblico (e gli altri divieti di azione della banca centrale nei confronti degli enti pubblici, in generale), ai sensi dell'art.123 TFUE, permangono anche in caso di Stato membro "con deroga", ma:
a) sarebbe possibile modificare la legislazione interna per consentire alla nostra BC di compiere questi interventi sui titoli sovrani (come fa la Bank of England), dato che l'adeguamento di tale legislazione è controllato dalla UE proprio in vista della futura adesione: e dunque la sanzione all'inadempimento sta nel non rinnovare la decisione del Consiglio di ammettere il paese in quella moneta unica da cui...si è appena voluti uscire. Cioè, non c'è un vero ostacolo giuridico, come dimostra la tranquilla azione di QE e di acquisto del debito perseguita da 2 anni dalla BOE;
b) sarebbe sempre possibile, comunque, che bankitalia agisse come...i tedeschi: cioè sottraendo dalle aste i titoli non collocati al tasso desiderato, trattenendoli in un "atipico" deposito e poi acquistandoli come "se fossero" già sul mercato secondario (una finzione cui finora nulla è stato mai opposto e che, comunque, fa leva sul fatto che tale acquisto "non diretto" non è vietato dai trattati).
Risolte "questioncine" come:
- il recupero della flessibilità del cambio (e della conseguente competitività di "prezzo"...anche su un "mercato unico" ove si riaprirebbero molte prospettive); 
l'assoggettamento al fiscal compact con i suoi esborsi, per noi paradossali ed esorbitanti, per la contribuzione ai vari fondi di salvataggio per gli Stati "la cui moneta è l'euro": oltre a non aggravare il nostro debito con ulteriori "ratei", ci andrebbero restituiti circa 45 miliardi e scusate se è poco...specie di questi tempi;
il non doversi più preoccupare del pareggio di bilancio - con la "costituzionalizzazione" ce la possiamo vedere "all'interno", in termini di violazione dei principi fondamentali della Costituzione da parte della legge di "revisione"-, delle procedure di "deficit eccessivo, (di cui certo, nemmeno ora, si preoccupano Francia e Spagna);
- la incertezza del collocamento del debito, con possibilità di calmierazione, per più vie, dell'onere degli interessi (e poi, anche qui, la collocazione istituzionale della banca centrale ce la potremmo vedere con tutta una serie di norme nazionali e non più "volute dall'Europa", quindi democraticamente modificabili);
SI RICOMINCEREBBE A RAGIONARE. ANZI, A RESPIRARE. 
Tante altre cose potrebbero essere fatte, SEMPRE SUL PRESUPPOSTO, preso in considerazione IN CONDIZIONE NON DI SHOCK RICATTATORIO, CHE LA COSTITUZIONE NON PUO' ESSERE ALTERATA NEI SUOI PRINCIPI FONDAMENTALI DA ALCUN TRATTATO INTERNAZIONALE. Ma questa parte la conoscete già molto bene. LA COSTITUZIONE, LA DEMOCRAZIA, SONO PIU' FORTI DEI "VINCOLI ESTERNI": PERCHE' COSI' STA SCRITTO IN ESSAInsomma, siamo molto più liberi di decidere il nostro destino di quanto non ci voglia far credere il PUD€.
E' SOLO UNA QUESTIONE POLITICA (purtroppo...per ora).


D: E' "solo" una questione politica...che non possiamo risolvere perché nessuna forza politica ne ha intenzione. Come si farà?


R autore: Intanto potremmo smettere di accapigliarci sulla questione se sia possibile uscire dall'euro senza uscire dall'Unione. E' pur vero che questa implica una serie di vincoli "autonomi" dall'euro. Ma gli spazi che si aprirebbero con lo Status di "membro con deroga" consentirebbero un cammino di ritorno alla Costituzione, e proprio basandosi sui "controlimiti" alla prevalenza del diritto UE nell'ampiezza che ha affermato la Corte costituzionale tedesca (sarebbe molto più agevole affermare il principio di diritto internazionale della "reciprocità").
Quanto alla volontà politica il problema è: informazione-consenso. Se non si inizia a diffondere l'informazione, il consenso non si stratificherà mai. O no?
Le forze politiche presenti in parlamento (tutte) sono in realtà paralizzate dalla stessa propaganda che hanno innescato per 20 anni. Ma sono pure sempre più consapevoli (magari in segreto e senza pubblica ammissione), che chiunque vada al governo è costretto "solo" a gestire diversi livelli di recessione. In pratica, rischiano di scomparire elettoralmente (tutti), sotto il peso delle decisioni, per di più commissariate, che sarebbero costretti a prendere. Anche perchè le bufale del mainstream, sulla austerity espansiva, sono arrivate al capolinea della logica anche del cittadino comune. E ogni tentativo di rilancio passa, come sottolineo costantemente, per le misure, complessivamente recessive, di sgravi coperti da tagli. Un cul de sac che è anch'esso vicino al capolinea (basta attendere il 2014).
Poi al pessimismo, nel solco della legge di Murphy, non c'è limite, per carità...


http://orizzonte48.blogspot.com/2013/09/non-si-puo-uscire-dalleuro-secondo-i.html



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